mercoledì 25 maggio 2011

Il Kite Gen è una vera soluzione?

Pandemica-mente si è occupata più volte del progetto italiano per l’eolico d’alta quota. Il progetto è promettente e le premesse fanno sperare in un forte balzo tecnologico nel settore eolico con un conseguente e considerevole abbassamento del costo per kilowattora. A differenza dei venti intercettabili con le tradizionali torri eoliche, quelli d’alta quota sono più persistenti, più intensi e distribuiti equamente sull’intero pianeta. Se la tecnologia del Kite Gen (basata su sofisticati aquiloni controllati al computer) dovesse mantenere le sue promesse, pare quindi che l’umanità avrebbe una carta in più da giocare per sconfiggere o almeno mitigare la scarsità energetica dovuta al Picco del Petrolio ed i guai derivanti dal riscaldamento globale. Ottima notizia, si dirà, ma ne siamo certi? ...

Non si fraintenda, la notizia in sé stessa è sicuramente positiva. Le perplessità del vostro affezionato Panda non risiedono nel caso specifico del Kite Gen, sono di carattere più generale. Le preoccupazioni del Panda sorgono guardando ai grandi problemi planetari (demografia, guerre, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale, picco del petrolio ecc…) non più uno alla volta, ma come un fitto intreccio di relazioni che li lega gli uni agli altri. Kite Gen promette energia in abbondanza, quindi che problema c’è? La storia aiuta a rispondere a questa domanda. Nei decenni scorsi, l’incredibile abbondanza energetica creata dallo sfruttamento dei combustibili fossili è stata impiegata per devastare il pianeta in una crescita smodata ed incontrollata che, oltre ad aver comportato altissimi livelli d’inquinamento, guerre, sovrappopolazione e detestazioni d’ogni sorta, ha persino implicato l’alterazione del sistema climatico. Benché non sia comunemente noto, il cambiamento climatico potrebbe già ora aver innescato una spirale irreversibile di surriscaldamento in grado, a livello ipotetico, di condurre ad un’estinzione di massa come già diverse altre volte è capitato nel corso dell’evoluzione della vita sulla Terra. Quella “spirale irreversibile“ sarebbe un processo interattivo d’emissione di gas serra (in particolare metano) che si autoalimenta e che, una volta raggiunto un certo livello non può più essere disinnescato, neppure se le emissioni di gas serra di origine antropica si azzerassero completamente. Mentre il riscaldamento globale è un fenomeno scientifico accertato e verificato, la “spirale irreversibile“, al momento, è una teoria. A che livello si debba arrivare per oltrepassare il punto di non ritorno e se lo abbiamo già oltrepassato oppure no riguarda il mondo delle ipotesi. La realtà dei fatti è che semplicemente non si sa, ovvero si sa che c’è il rischio, ma non se ne sa abbastanza per quantificarlo con  precisione. Visto però che si tratta di un rischio esistenziale, ossia un rischio al cui verificarsi l’umanità si estinguerebbe, varrebbe la pena di utilizzare il principio di prudenza. Il punto è che la cupidigia smossa dal petrolio, ossia proprio dall’abbondanza senza precedenti di energia a basso costo, ha completamente offuscato qualsiasi tentativo di introdurre il principio di prudenza nelle nostre decisioni.

Proprio il principio di prudenza, quindi, fa sorgere perplessità sul Kite Gen e su qualsiasi altra soluzione puramente energetica o tecnologica ai problemi innescati dal Picco del petrolio e dalle nostre catastrofi ecologiche. Se, infatti, troveremo una soluzione puramente tecnica è verosimile che la utilizzeremo per continuare ad espanderci demograficamente ed economicamente senza nessun riguardo per le conseguenze. Il rischio è di continuare a fare quel che abbiamo fatto sostituendo il petrolio con qualcos’altro. Bisogna ricordarsi che le emissioni di gas serra non derivano solo dalla combustione per la generazione di energia ed per i trasporti. Più energia vuol dire, ad esempio, la possibilità per milioni di persone di mangiare più carne di manzo e l’allevamento della carne bovina comporta deforestazione, dilavamento dei terreni agricoli e fortissime emissioni di gas serra.

Anche se non ci piace doverlo ammettere essendo vissuti finora in una società che idolatra la crescita economica perenne, forse non abbiamo più nessuna vera alternativa alla decrescita economica, alla conversione sostenibile del settore agricolo e produttivo, al risparmio energetico. Forse attendersi che la soluzione a tutti i nostri problemi possa venire da qualche tipo di tecnologia miracolosa stile Kite Gen oppure fusione nucleare, E-cat, ecc… è doppiamente rischioso perché quella tecnologia potrebbe non mantenere tutte le sue promesse, oppure potrebbe generare nuovi ed imprevedibili guai, ma anche perché se pure mantenesse tutte le aspettative tecniche rischierebbe di generare e favorire stili di vita insostenibili per il pianeta nel suo complesso.

Il Mahatma Gandhi aveva già detto a suo tempo tutto quel che ce da dire in merito: “Il mondo contiene risorse a sufficienza per soddisfare i bisogni di ciascuno, ma non abbastanza per la cupidigia di tutti”. Il Mahatma non si è limitato a queste meravigliose parole, parte fondamentale della sua brillante politica fu, infatti, uno stile di vita parsimonioso e persino l’autoproduzione. Fintantoché non dimostreremo di aver compreso il messaggio di Gandhi non potremo essere salvati da nessuna tecnologia per quanto bella ed efficiente. Ben vengano le tecnologie verdi, purché non si trasformino in una comoda scusa per continuare con l’attuale ottusa ed infelice cupidigia.

A chi crede che questa sia una strada utopica, il Panda porge alcune semplici domande di Storia: l’India è o non è indipendente? Si è o non si è liberata dal dominio armato inglese grazie alla non-violenza? E’ o non è sopravvissuta alle violentissime tensioni interne grazie a Gandhi e chi gli ha prestato ascolto?


Un saluto a tutti dal Panda

2 commenti:

  1. eh eh forse ha preso spunto dal prof. Bardi?
    http://ugobardi.blogspot.com/2011/05/fusione-fredda-e-il-problema-energetico.html
    A tutto questo bisognerebbe però aggiunegre una tendenza demografica che si registra nei paesi in cui il benessere è stabile, cioè la tendenza a fare meno figli, è di questi giorni la notizia che il calo demografico italiano non è più azzerato dagli immigrati, perché anche loro una volta stabiliti adottano i nostri usi.
    Lo scenario "roseo" sarebbe quello in cui si diffonde benessere nel mondo grazie all'energi a basso costo e la popolazione si stabilizza o meglio ancora diminuisce "a causa" del benessere.
    Poi la vera soluzione al problema della sovrapopolazione è diffondere questa informazione, chi farebbe figli pensando che verrebbero spazzati via da un momento all'altro? http://it.wikipedia.org/wiki/WR_104
    E con questa nota di ottimismo le auguro buona giornata!

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  2. Effettivamente il Panda ha la massima stima per le opinioni del prof. Bardi.
    Il Panda inoltre condivide le preoccupazioni di Alessandro sull’andamento demografico, ma, in tutt’onestà, trova l’idea che il benessere diffuso dipenda principalmente dall’energia a basso costo inquietante. Inquietante perché sicuramente fondata, ma sfortunatamente non sufficiente e quindi un’ottima candidata a divenire l’ennesima illusione di una comoda scorciatoia. Se bastasse l’abbondanza d’energia a creare il benessere diffuso (che è l’unico vero antidoto alla sovrappopolazione), non dovrebbe esistere il problema della sovrappopolazione. Il Petrolio, infatti, è stata una vera e propria manna dal cielo: tantissima energia e bassissimi costi. Questo non ha impedito però ad una minoranza della popolazione mondiale di assorbirne quasi esclusivamente i vantaggi. Agli altri sono state lasciate le briciole. Briciole doppiamente amare, visto che non bastano per una vita dignitosa, ma sono state più che sufficienti a far esplodere la popolazione mondiale. La redistribuzione delle risorse è quindi cruciale almeno quanto la loro gestione. Se così non fosse, la Nigera sarebbe uno dei paesi più ricchi del pianeta (e così non è).
    Per quanto riguarda WR_104 ed il rischio di venir fritti da una supernova o rischi esistenziali analoghi, il Panda deve ammettere di essere più pessimista di Alessandro. Il boom demografico, infatti, non è stato nemmeno lontanamente scalfito, ad esempio, dal persistente (e tuttora tale) rischio di olocausto nucleare. Una scarsa aspettativa di vita (come in molte realtà africane o come durante la crisi missilistica di Cuba) non riduce le nascite. La percezione di un pericolo di vita, infatti, fa aumentare la propensione al sesso non protetto, poiché il rischio di una gravidanza indesiderata o persino quello di contrarre malattie mortali come l’HIV viene percepito come un pericolo minore di cui non ha senso preoccuparsi.
    Per disinnescare la bomba su cui noi tutti siamo seduti (quella demografica), occorre diffondere il benessere a tutti gli esseri umani, ma occorre farlo senza far esplodere il pianeta per l’iper-sfruttamento delle risorse. L’unico modo per ottenere ciò è quindi attraverso una redistribuzione della ricchezza più equa combinato con uno stile di vita più parsimonioso. A questo punto, molta gente storce il naso, pensando subito a rinunce e sacrifici gravosi, ma le cose non stanno affatto così. La parte di gran lunga più consistente del consumo (energetico e non) oggi è spreco puro e semplice. Lo spreco, in quanto tale, non dona gioia e felicità nemmeno a chi lo provoca. Non so voi, ma il vostro affezionato Panda è fermamente convinto che l’umana specie abbia speso di gran lunga più gemiti di piacere tra le lenzuola dei propri letti piuttosto che vicino ai cassonetti dei rifiuti. Lo spreco non dona piacere, né felicità.
    Gli unici a trarne profitto (che non è comunque felicità) sono i poteri forti che dallo spreco ricavano soldi. Se però pensate che essere a capo di una multinazionale doni felicità, siete in errore, perché, oltre una certa soglia, la curva della felicità è inversamente proporzionale al reddito. “Più si guadagna e più si è felici” è vero solo finché si è poveri e diviene sempre meno vero via via che si diviene benestanti. Chi dubitasse di ciò può studiarsi decenni di studi di psicologia e sociologia, oppure può dare un’occhiata all’andamento delle vendite degli psicofarmaci e a quello dei suicidi. Si pensi che, nonostante il sogno più diffuso sia quello di una vincita milionaria alla lotteria, l’infelicità ed i suicidi sono più elevati tra quei “fortunati” vincitori rispetto al resto della popolazione.
    La ricetta è: i ricchi evitino gli sprechi ed aiutino i poveri a raggiungerli e a fare altrettanto; insomma ci toccherà d’essere felici per salvare il mondo, il ché non è poi questo gran dramma.

    Un saluto ad Alessandro e a tutti quanti dal Panda.

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