giovedì 24 novembre 2016

Dalle "banalità" di Toro Seduto a quelle di Jacque Fresco... ed oltre


Toro Seduto sembra abbia detto:

"Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche".

Possono sembrare parole sagge e di certo sensate lo sono, ma in realtà possono anche essere lette semplicemente come l'esternazione frustrata di un'ovvia banalità. O più precisamente il tentativo e la speranza di contribuire a curare la pazzia di chi viveva (e tutt'ora vive) in un economia monetaria da parte di chi (come Toro Seduto) ha vissuto invece l'intera vita in un'economia del dono.

L'economia monetaria, nonostante i suoi circa 5.000 anni di vita, non rappresenta altro che un'eccezione moderna alla "classica" economia del dono che ha accompagnato sotto mille forme l'umanità fin dai primordi. Una precisazione, quella del vostro affezionato Panda, pedante, lo ammetto... e tuttavia assolutamente necessaria. Viviamo, infatti, a ridosso di quella che rischia di divenire quasi letteralmente "la profezia" di Toro Seduto.

Ribadire che l'economia basata sulle risorse, per quanto ci possa apparire "utopica e futurista", altro non sarebbe che una reinterpretazione scientifica della "classica" economia del dono è una precisazione anch'essa necessaria. Soprattutto perché le menti indottrinate e preconcette della stragrande maggioranza di noi "monetaristi" ancora si illude, nella sua totale ignoranza, che prima del denaro esistesse solo il baratto. Tutte le evidenze archeologiche ed antropologiche, invece, evidenziano il contrario: il baratto, anche prima dell'uso della moneta, ha sempre rappresentato ovunque una ristretta eccezione all'interno delle economie umane. La regola, fin quando non si sono imposti i sistemi monetari (con la violenza come ben sapeva il povero Toro Seduto), sono sempre state le economie del dono.

Detto ciò, per tornare alle "banalità" di Toro seduto: se il genere umano non vuole estinguersi, allora dovrà estinguersi la pazzia dell'uso della moneta come principale mezzo di regolazione economica.

L'economia basata sulle risorse è semplicemente il miglior candidato che consenta la nostra sopravvivenza (per tacer di gran parte del resto della biosfera). Come più volte sostenuto dal suo stesso ideatore, Jacque Fresco, non è detto che essa debba essere realizzata esattamente e precisamente come da lui teorizzato. Per realizzare un'economia basata sulle risorse occorrerebbero i contributi intellettuali e tecnici di un elevato numero di persone. Si possono fare congetture su come potrebbe apparire tale sistema una volta funzionante, ma nessuno può saperlo con esattezza. Che tali congetture combacino o meno (e in quale quantità) con quelle espresse dallo stesso Jacque Fresco nel suo VenusProject, ha poca importanza. Allo stato attuale basti sapere che il modello proposto è generalmente compatibile non solo con l'ambiente, ma, cosa ancor più importante, con la natura psicologica degli esseri umani. Quest'ultima affermazione è difficile da credere per chi, come noi tutti, è sempre vissuto (come i suoi genitori e progenitori) in un'economia monetaria. Tuttavia la ricerca psicologica, archeologica ed antropologica stabilisce piuttosto chiaramente che il denaro non è uno strumento inevitabile e neppure socialmente desiderabile.

D'altro canto, gli sviluppi tecnologici e scientifici attuali, rendono l'alternativa economica abbozzata da Jacque Fresco non solo realizzabile sul piano tecnico, ma quasi inevitabile su quello dell'evoluzione economica. I successi sempre più sfacciati della sharing economy, delle "esperienze" open-source e del copyleft, nonché la maturazione delle tecnologie blockchain (quelle dietro a Bitcoin per intenderci), e non per ultimo i sempre più entusiasmanti successi in campi come l'intelligenza artificiale, l'automazione industriale e la robotica rendono decisamente plausibile il passaggio verso un tipo di civiltà alla VenusProject. Tali avanzamenti conferiscono dei vantaggi strategici ai singoli soggetti (persone o aziende) che se ne avvalgono, ma al tempo stesso erodono il mercato del lavoro e quindi la domanda aggregata di beni e servizi su cui si fonda l'economia di mercato. In altri termini l'economia monetaria si sta auto-distruggendo, mantenendosi a stento in equilibrio con un'espansione grottescamente sproporzionata del debito, le cui proiezioni future non fanno che affossare ancor più le speranze di chi pensa di poter continuare in eterno con l'attuale paradigma economico.

"Paradiso od oblio", (o qualsiasi sfumatura tra questi due estremi), in un modo o nell'altro, l'economia monetaristica che tanto oggi ci appare ineluttabile ed invincibile, finirà (e finirà relativamente presto in rapporto al corso storico degli eventi). Se non avremo il coraggio di cambiare , tuttavia, è quasi certo che la fine dell'uso del denaro coinciderà con la fine della civiltà, se non addirittura della biosfera.

Un ottimo motivo (l'estinzione e dintorni) per sforzarsi di passare dalle "banali" congetture di Jacque Fresco e del suo The Venus Project ad una fase progettuale più corale ed avanzata di realizzazione pratica di quel genere di visione (se non proprio esattamente quella). Non trovate?


Buon futuro a tutti dal Panda.