giovedì 19 maggio 2011

Bisogna imparare dai sardi che ci sanno fare! Per tacer di Rubbia, Celentano e Gaber.

Con le ultime elezioni locali si è assistito ad un fenomeno politico molto interessante e per nulla scontato: il referendum consultativo sul nucleare tenutosi in Sardegna.

Innanzitutto l'affluenza definitiva al referendum è stata del 59,34%, ben oltre il 33,3% richiesto dalla normativa regionale. Il servizio elettorale della suddetta regione, infatti, riferisce che si è di fronte alla più alta affluenza ad un referendum per la Sardegna.

In secondo luogo, ma non certo per importanza, va notato che ben il 97% dei sardi ha detto no al nucleare, un vero e proprio plebiscito.

Infine bisogna ricordare che, con questo voto, i sardi si sono garantiti un futuro libero sia da centrali nucleari sia da depositi di scorie radioattive. Almeno sul loro territorio ovviamente! Come? Grazie alla sentenza 165/2011 della Corte Costituzionale. La Consulta, interpellata invero dalle Regioni Toscana e Puglia e della Provincia Autonoma di Trento, contro il "Decreto-Legge 8 Luglio 2010" (Misure urgenti in materia di energia) convertito in legge, con quella sentenza ha infatti ripristinato la competenza degli enti locali in fatto di energia e infrastrutture energetiche (competenza lesa dal Decreto-Legge in questione).

Le affermazioni del premier in merito ai referendum abrogativi del 12 e 13 giugno (quelli nazionali sulla stessa materia) non hanno tolto la voglia di dire la propria ai sardi. Il riferimento, ovviamente, è alla rivelazione, fatta dal Presidente del Consiglio dei Ministri in persona durante la conferenza stampa del vertice italo-francese tenuta a Villa Madama, ossia quella per cui il dietrofront del governo sul nucleare è in realtà solo una finzione, un tentativo di sabotare i referendum abrogativi e nulla più. Neppure la censura mediatica, calata come una mannaia subito dopo questo gravissimo affronto al volere popolare, è servito a far desistere i sardi. L’offensiva visione, sostenuta paradossalmente dal governo più populista della storia repubblicana, che vorrebbe il popolo italiano come una massa di poveri ignoranti inopportunamente suggestionati "dall'irrilevante" disastro di Fukushima non ha scoraggiato i sardi dall’andare in massa a dire la propria sul nucleare.

Sarebbe bene che l’Italia imparasse dalla lezione sarda. Ai referendum di giugno bisogna andare a votare, nonostante il fastidioso espediente governativo di scorporare i referendum abrogativi dalle elezioni amministrative, espediente per altro costosissimo per le già magre casse statali e che denota una volontà malevola di far mancare il raggiungimento dei quorum costi quel che costi. Bisogna andare a votare nonostante la truffa mediatica che vorrebbe far credere agli italiani che il referendum sul nucleare sia già decaduto. Bisogna andare a votare nonostante il silenzio che è calato sul caso di Fukushima e nonostante si lascino cadere nell’ombra le affermazioni anti-nucleariste di fisici del tenore del Nobel Carlo Rubbia. Insomma, nonostante tutto…

…hanno ragione i sardi: conviene andare a votare sempre e comunque!

Ed ha ragione anche Adriano Celentano ad invitare gli italiani a votare persino nell’ipotesi in cui fossero chiusi i seggi, perché, come cantava Giorgio Gaber: la libertà è partecipazione!


Un salutone a voi tutti dal Panda.

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