martedì 22 marzo 2011

Crisi finanziaria? Ma per favore...



Certamente molti di voi avranno già visto questo piccolo capolavoro di Annie Leonard (qui nella versione sottotitolata in italiano). Che voi l'abbiate già visto oppure no, è sempre bene ripetere certi concetti. Il mondo in cui viviamo è largamente definito dalle scelte che ciascuno di noi fa. Essere consapevoli aiuta a scegliere con accortezza ed il mondo, oggi più che mai, ha disperatamente bisogno di un po' di accortezza. Vi è un aspetto importante tuttavia da considerare: non si può acquistare consapevolezza con i soldi, nè con carte di credito o bancomat, nè con rapidità, nè senza fatica. La consapevolezza si può solo impararla. Da qui la necessità di "ripassare" cose che già si sanno.

Sì, va beh, ma che caspita c'entra la crisi finanziaria con tutto questo?



Nulla. Ed è proprio questo il punto. I telegiornali non fanno altro che parlare di crisi economica o di crisi finanziaria, ma quella che stiamo vivendo non lo è. Una crisi economica/finanziaria è caratterizzata da una peculiarità di non poco conto: è ciclica. Parlare di crisi finanziaria per riferirsi agli attuali problemi implica dar per scontato che si uscirà da questa crisi così come si è sempre fatto con le precedenti crisi economiche. Il punto cruciale è che questa è sì una crisi, ma una crisi e basta. Per meglio dire quella che noi tutti stiamo vivendo non è un normale riassetto delle quotazioni di borsa dovuto ad un'evoluzione delle aspettative degli agenti economici come sarebbe se si trattasse effettivamente di una crisi finanziaria. Quella che stiamo vivendo è una crisi di sistema, paragonabile a quella che ha spazzato via l'impero romano, oppure a quella che ha fatto collassare l'ex blocco sovietico o che ha annientato la civiltà dell'isola di Pasqua. Le ragioni di base dell'attuale crisi di sistema sono tutte contenute nel documentario della brillante Annie Leonard: abbiamo consumato e stiamo consumando troppa "roba". Il mondo su cui noi tutti viviamo non ce la fa più. Per evitare equivoci, sarebbe meglio dire che l'economia parassitaria che abbiamo addottato finora (il consumismo) non riesce più a sostenersi perchè le risorse planetarie che per molti decenni sono state così facili da depredare, oggi lo sono di meno. Il consumismo non è più adatto a prosperare nelle condizioni complessive che esso stesso ha generato, ossia depredare è divenuto più costoso. Estraiamo petrolio oggi come in passato, ma il costo d'estrazione non è mai stato tanto alto (il disastro petrolifero della BP nel Golfo del Messico qualcosa vorrà ben dire). Coltiviamo terreni oggi come ieri, ma una quantità sempre maggiore di coltivazione è andata persa (a causa dei biocarburanti, dei cambiamenti climatici, dell'erosione e del dilavamento dei terreni, della desertificazione, ecc...). Le principali miniere d'oro sono in rapida via d'esaurimento. Abbiamo svuotato gli oceani del pesce commercialmente pregiato e le foreste del legname. L'offerta di materie prime di conseguenza è diminuita, ma l'andamento demografico planetario, l'urbanizzazione di massa e lo sviluppo economico dei paesi poveri hanno incredibilmente espanso la domanda.
Abbiamo depredato le risorse naturali in passato e continuiamo a farlo anche in questo preciso momento, ma ovviamente anche depredare ha un costo ed altrettanto ovviamente più un bene diventa raro più il suo prezzo tende ad aumentare. La finanza in questo scenario riveste sicuramente un ruolo importante dal momento che ad ogni dollaro od euro di economia reale ne corrispondono venti di economia finanziaria (cioè inventata). Tuttavia essa altro non è se non un campanello d'allarme, tanto è vero che i libri di storia riportano lo stesso rapporto di 1 a 20 anche per la crisi del 1929 che, come è noto, innescò la seconda guerra mondiale (che altro non fu se non la reazione fisiologica del sistema capitalistico dell'epoca alla crisi stessa). Le conseguenze materiali, le tecnologie e le conoscenze sprigionate dalla seconda guerra mondiale prima e dalla guerra fredda poi sono le soluzioni reali alla crisi del '29. Sarebbe auspicabile non dover schiacciare ancora una volta il tasto rewind nella storia. Lo abbiamo fatto già abbastanza volte, non credete?

A questo punto qualcuno si domanderà: ma se la crisi non è finanziaria, perchè ci si ostina a volerla vedere come tale? Ci viene in soccorso Alessandro Manzoni coi suoi "Promessi Sposi": dinnanzi ai patimenti per una terribile carestia, il popolo cerca un capro espiatorio. La tendenza di quella che oggi chiameremmo opinione pubblica, fu in quel caso quella di scaricare la colpa della carestia sugli incettatori e sui fornai (come si fece poi con gli untori per la peste figlia di quella stessa carestia). L'essere umano, infatti, essendo un animale sociale, è più sensibile alle intenzioni altrui che ai fatti materiali. Di fronte alle avversità, quindi, tendiamo a cercare le spiegazioni dei nostri guai nelle cattive intenzioni di qualcun altro piuttosto che nei fatti nudi e crudi, scevri cioè di ogni possibile "intenzione umana". Non è finita qui: quando v'è penuria di qualcosa, sia essa farina o petrolio, è ovvio che vi sarà sempre qualcuno che tenterà di specularvi sopra, ma tale speculazione sarà solo il sintomo e non la causa di tale penuria. La presenza di tali fenomeni speculatori ed il loro aumento con l'aggravarsi della penuria rende ancor più facile il fraintendimento. Ecco quindi spiegato l'accanimento con cui i mass-media tradizionali tendono a scaricare le responsabilità dell'attuale crisi sulle spalle della speculazione finanziaria (mutui subprime in testa): è una spiegazione tanto istintiva da trovare quanto facile da credere per chiunque.

Il vostro affezionato Panda non ama certo la speculazione finanziaria e non sta tentando di levarle le molte colpe che effettivamente ha. Semplicemente il concetto che qui interessa è che la speculazione finanziaria è come l'untore del '600: un falso nemico verso cui incanalare e far sfogare la rabbia popolare. La teoria anti-speculazione cela, infatti, un doppio inganno. Prima di tutto, pur essendo costantemente additata come la responsabile dell'attuale situazione, non è la vera causa. In secondo luogo, pur essendo ritenuta colpevole, non è mai effettivamente punita (diversamente da quanto accadea al povero untore). Il linciaggio fisico a cui è sottoposto l'untore è lo sfogo bestiale del rancore delle masse. Il linciaggio morale (ossia la mera attribuzione di colpa in ambito pubblico) effettuato dai mass-media sulla cosiddetta "finanza creativa" basta di per sè stesso a dar sfogo ad un analogo rancore popolare, rendendo superfluo prendere provvedimenti reali. D'altra parte nessuno li richiederà nemmeno, ritenendosi pienamente soddisfatto di presunte e non meglio precisate regolamentazioni future volte ad aumentare il controllo sulle operazioni finanziarie e sulle banche. Il problema è che lo scopo di un linciaggio mediatico, analogamente a quello fisico, è sempre e solo quello di dare la colpa a qualcun altro, non quello di prendere provvedimenti di una qualche concreta utilità pubblica. Com'è ovvio, nulla si vende meglio di un'autoassoluzione, soprattutto se non richiede neppure alcun sforzo d'analisi.

Nessuno dirà mai la causa della crisi siamo noi, coi nostri discutibili compromessi morali per pagare l'affitto o le rate del mutuo o il latte in polvere per nostro figlio. Nessuno dirà mai che la crisi dipende dal fatto che ci stiamo mangiando il mondo fingendo, con oscena ipocrisia, di non accorgercene. Nessuno dirà che la colpa di tutto questo è la nostra superficialità nel finanziare l'usa-e-getta ogni volta che andiamo a far la spesa. Nessuno dirà che la colpa è nostra e della nostra pigrizia culturale, sociale e politica. Nessuno lo dirà perchè la colpa non si vende bene come l'autoassoluzione.

Se non inizieremo a dirlo noi, se non inizieremo a prendere provvedimenti noi, nessuno lo farà. Non possiamo chiedere ad altri di fare quel che spetta in primis a noi di fare. Non servono linciaggi morali nè fisici. Non servono rivoluzioni violente. Non serve esportare od importare "democrazia" a suo di bombe. Non serve nè rubare nè incarcerare.

Serve solo un po' di impegno, un po' di moderazione, un po' di curiosità. Chiamatelo buonsenso se vi pare.


Lo stesso buonsenso che il Panda augura a tutti voi di poter mostrare e ricevere in uno strepitoso e spettacolare processo economico e sociale che qualcuno chiama romanticamente Amore.

2 commenti:

  1. La realtà è che tutti noi viviamo nel lusso più sfrenato... e lo diamo assolutamente per scontato!! In realtà scontato non è affatto: nella storia dell'umanità mai nessuno ha potuto mangiare cibi provenienti da altri continenti, mai nessuno ha avuto la possibilità di muoversi così tanto e così liberamente e, in definitiva, mai nessuno ha avuto la possibilità di vivere così bene e così a lungo come noi!!
    Certo lo stiamo facendo a scapito del Pianeta... ma almeno non diamolo per scontato!!

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  2. Godiamo di quel che abbiamo e cerchiamo di cambiare il più rapidamente possibile, ossia godiamo di quel che ci spinge a cambiare (in meglio ovviamente).

    Un saluto a tutti dal Panda

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