venerdì 18 marzo 2011

Good News ovunque!

Oggigiorno guardare un telegiornale o sfogliare la carta stampata è un esperienza alquanto deprimente. Tra atroci e perversi fatti di cronaca nera arricchiti con sfilze di macabri dettagli, crisi economica dilagante, mega-truffe finanziarie, profezie maya, omicidi-suicidi, terremoti, maremoti, fughe radioattive, alluvioni, sommosse popolari e venti di guerra un po’ ovunque, ecc... ecc... ecc... Vien da pensare che il mondo sia veramente impazzito. Si ha l’impressione di una profonda decadenza e la tendenza è senz’altro quella di lasciarsi prendere dallo sconforto, dalla rabbia, dalla rassegnazione oppure dal cinismo più cupo. Guardiamo, ascoltiamo e leggiamo con tristezza, perfino con stupore, di avvenimenti che sembrerebbero più il parto della fantasia malata di un megalomane paranoico e visionario, piuttosto che reali notizie giornalistiche. Dopo qualche giorno o un paio di settimane ci si scorda tutto o quasi travolti da un nuovo deprimentissimo scoop e quel che rimane è semplicemente un vago e fastidioso senso di angoscia e uno scetticismo atavico che spinge a diffidare di tutto e di tutti.

Per carità, lasciamo perdere le varie interpretazioni e profezie di Nostradamus o dei maya o di non so quale teoria complottista. L’apocalisse può attendere, nonostante l’umanissima e comunissima smania di profetizzarne una.

Prima di tutto il vostro umile Panda si pone una semplice, ma non banale domanda: le notizie positive, che fine hanno fatto? Le cosiddette Good News si sono forse estinte?

Beh, bisogna dire che l’essere umano si è evoluto per porre maggior attenzione ai pericoli piuttosto che ai possibili guadagni. Questo spiegherebbe in parte l'ossessione per le notizie cupe. In natura, infatti, se interpreti un fruscio tra l’erba alta come una possibile preda e hai ragione mangi una volta in più, ma se ti sbagli e nell’erba c’è un leone ti estingui. Un certo pessimismo atavico perciò fa parte di noi biologicamente. Si tratta di una rozza, ma naturalissima forma di principio di prudenza. Non è detto che debba essere per forza un male, dipende dalle circostanze e dall’intensità con cui si manifesta quel pessimismo: se sentite un fruscio nel vostro giardino e pensate subito che probabilmente verrete sbranati da un leone è probabile che stiate esagerando col pessimismo; se attraversate le strisce pedonali senza guardare ami, tanto meno il camion che sopraggiunge a tutta birra, perché intanto avete la precedenza voi, forse state esagerando all’opposto. Se state giocando con delle centrali nucleari un po' di prudenza certo non guasta.

Ovviamente le esigenze commerciali dei giornalisti possono giocare un ruolo importante nella diffusione delle notizie con la corsia preferenziale per quelle più truci ed orripilanti. Sicuramente anche la politica (quella peggiore s’intende) può avere il suo tornaconto nel distrarre ed atterrire i propri concittadini. Per un manipolatore politico, lo stragismo è assai costoso e pericoloso rispetto alla assai più semplice alternativa di caldeggiare linee editoriali che preferiscano soffermarsi lungamente su singoli casi della peggior cronaca nera rispetto ad analisi ponderate su argomenti di interesse generale. Anche le grandi lobby economiche hanno un’ovvia necessità di manipolare l’informazione per sviare l’attenzione del pubblico e distrarre è assai più facile che negare come ha ampiamente dimostrato le vicende dell’industria del tabacco.

Insomma vi sono molti ragioni che spingono verso un giornalismo catastrofista e purtroppo la realtà dei fatti a volte è una di queste. Tuttavia le Good News esistono e sono una panacea. Le Good News, infatti, istillano in chi le recepisce ottimismo, voglia di fare, curiosità, attivismo. Le cattive notizie invece, anche quando toccano le coscienze (e raramente ci riescono), tolgono oltre alle speranze anche la voglia di fare e di migliorare.

Affinché le Good News diano il meglio di sé, serve però che siano accessibili, perché i mass-media tradizionali raramente le forniscono per i motivi di cui si diceva e ancor più raramente ne forniscono di vere. Internet però permette di cercarle e condividerle senza intermediari.

Un uso consapevole di Internet permette non solo di scovare le migliori Good News e di diffonderle, ma anche di creare attorno a loro una massa critica che consenta di dare visibilità a chi la merita davvero. Non sono le Good News a mancare, esse sono ovunque, piccole o grandi che siano. Quel che manca è la consapevolezza e la loro diffusione, quindi…


…buona navigazione a voi tutti da parte del vostro affezionato Panda.

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