sabato 5 marzo 2011

Picco del petrolio, agricoltura e soppravvivenza



Questo bel documentario della BBC (sottotitolato in italiano e visibile per intero su YouTube) spiega con parole semplici la sfida che attende l'agricoltura moderna. Una sfida terribile. Da affrontare fin da subito con tutta la serietà, l'impegno e l'urgenza che la situazione purtroppo richiede.
Purtroppo sono ancora troppo pochi coloro che possiedono la consapevolezza di quanto petrolio (e gas) sia effettivamente coinvolto in ciascun singolo alimento attualmente venduto in un qualsiasi supermercato nel mondo. Questa è un'ignoranza imperdonabile, non perchè sia sconvegnente, nè perchè il vostro Panda sia incline alla severità, ma poichè potrebbe rivelarsi letteralmente catastrofica per tutti. Il Picco del Petrolio sfortunatamente non comporta unicamente problemi a spostarsi in auto. E' molto più di questo. Dovremo rivoluzionare i nostri sistemi produttivi a partire dall'agricoltura e dobbiamo iniziare a farlo subito. Se mancheremo la sfida le conseguenze saranno per tutti inenarrabili.

Volere è potere, ma non si può volere ciò che a malapena si conosce. Spezziamo il silenzio mortale che la politica e i mass-media hanno steso su questi argomenti. Pretendiamo dai nostri rappresentanti (di destra, centro o sinistra che siano) che affrontino con responsabilità ed urgenza questa crisi sistemica che sta per stritolare il nostro intero stile di vita. Continuare a far finta di nulla, continuare a minimizzare, a tranquillizzare e, in definitiva, continuare a non far nulla (come abbiamo fatto finora) è più che sbagliato, è profondamente immorale, umiliante e deprimente. Se continueremo imperterriti su questo cammino ci trasformeremo nostro malgrado nei protagonisti del più devastante suicidio di massa a cui la storia abbia mai assistito.

Non si dica che questo è catastrofismo, questo è semplicemente la situazione catastrofica che noi stessi abiamo creato. Questo è il catastrofico presente in cui noi (convinti e non) stiamo vivendo. Libia, Egitto, Tunisia, Albania, ecc... non sono altro che campanelli d'allarme. Sono purtroppo solo i primi sintomi di una realtà geologica: il petrolio non è infinito. A cui fa seguito un'inevitabile realtà economica: un'economia interamente ed esclusivamente basata sul petrolio non può crescere all'infinito. Aggiungete a questo che abbiamo già sovrappopolato il pianeta ed alterato il suo clima. L'unica conclusione sensata a questo ragionamento è che dobbiamo cambiare e farlo in fretta. Non è più tempo per discussioni filosofiche, è tempo di prendere coscienza ed agire con risolutezza.

Il futuro è pericoloso, ma non è nero. Diventa nero e cupo solo quando non lo si vuole affrontare. Abbiamo le risorse e le conoscenze per farlo, quindi facciamolo.

Per chi non lo sapesse quelle conoscenze e risorse, si chiamano Transition towns, "abbandono del PIL e delle Banche Centrali private", adozione della Tobin TaxPermacultura, istruzione femminile nei paesi in via di svilupp, cura del ferro, fitodepurazione, Desertec, Sahara Forest Project, Kite Gen, mini-idroelettrico, geotermia di nuova generazione, riciclo, riuso, risparmio, biciclette, trattori elettrici, vertical farming, orti urbani, Internet, telelavoro, biocarburanti di seconda generazione (quelli derivati da microalghe coltivate in zone non agricole e in grado di assorbire elevate quantità di anidride carbonica oppure quelli derivanti da scarti non alimentari) e tantissime altre cose ancora.

Non sono le soluzioni a mancare, ma la volontà di lasciar loro spazio per dilagare sul pianeta. In origine l'industria del petrolio era un'idustria ecologista che andò a sostituire quella del grasso di balena. L'abbandono del grasso di balena fu tutt'altro che un sacrificio. L'ecologia non è sacrificio, è equilibrio e un pizzico di lungimiranza. Oggi è il petrolio che deve lasciare il passo a qualcosa di meglio. L'energia a manca, manca la volontà di cambiare, ma dobbiamo iniziare a farlo. Per iniziare, in fondo, basta poco. Basterebbe per lo meno parlarne un po' di più.


Buon passaparola e buon futuro a tutti voi dal vostro affezionatissimo Panda.

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