mercoledì 21 novembre 2012

Assorbenti open source?! Sì ed è pure una cosa seria.



Sì, sì avete capito bene, il video qui sopra (tratto da TED) parla proprio di assorbenti intimi per donne, ma lo fa da un punto di vista quanto mai insolito. Beh, certo, la notizia può sembrare buffa ed in una certa misura lo è, ma non è ridicola. La definirei piuttosto “gioiosa”, se pensate che, ancor oggi, nell’India rurale il 98% delle donne non usa assorbenti (nel senso moderno del termine) e che l’India, sfortunatamente, non è certo l’unico paese povero al mondo! Come si può facilmente immaginare, il motivo di un comportamento apparentemente tanto bizzarro da parte della popolazione femminile dei paesi terzomondiali, non è affatto l’arretratezza culturale, ma più semplicemente la nuda e brutale povertà: quell’acquisto (dal prezzo esosamente gonfiato dalle multinazionali che producono assorbenti) è, da solo, in grado di mandare a rotoli il fragile bilancio famigliare di tanta povera gente. Se costrette a scegliere tra il mangiare e gli assorbenti, ovviamente le donne di tutto il mondo scelgono di sfamare le proprie famiglie (e non son certo che la cosa sia altrettanto ovvia, se messa in chiave maschile, ma questa è un'altra storia).

Il vostro affezionato Panda trova stupefacente che si sia potuti arrivare al punto in cui, persino in queste “piccole” faccende intime, risulta più che evidente tutta la capacità distruttiva delle multinazionali, non solo in termini di inquinamento e sfruttamento, ma anche in termini di privazione della dignità umana per immense masse popolari. Ancor più stupefacente il fatto che ciò vena sistematicamente ignorato o peggio ancora giustificato come se si trattasse di qualcosa d’inevitabile. La notizia contenuta nel video, quindi, è una ottima notizia non solo per le donne di tutto il mondo, ma anche per l’economia e la cultura, poiché questa “piccola“ rivoluzione può portare a milioni di nuovi posti di lavoro (dove ce n’è bisogno estremo), salvaguardando la dignità e la salute femminile, contribuendo all’emancipazione mondiale della donna, ma anche a diffondere la cultura solidaristica dell’open source. Al di là della curiosità che tutto ciò può suscitare, la notizia include un nucleo prezioso come un diamante, ovvero la consapevolezza (con tanto di prova provata) che anche i poveri, quando sono solidali, possono gareggiare e persino battere le multinazionali. Se questo è quel che può fare il terzo mondo, pensate cosa potrebbe fare il primo (cioè noi!) spingendo sulla collaborazione anziché sulla competizione a tutti i costi come s’è fatto finora. Dite la verità, la prima volta che avete sentito parlare di open source, avreste mai pensato a risvolti del genere? E siamo solo agli inizi!



Buon futuro a tutti dal Panda

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