martedì 23 agosto 2011

La fantascienza incombe su di noi


Dopo Blue Brain, ICARrUS e Watson,  è l'ora di Synapse. L’informatica si avvicina sempre più alla complessità propria della biologia. I progressi sono sorprendenti e i progetti per il futuro ambiziosi.

Il settore dell'intelligenza artificiale è in subbuglio e macina un successo dopo l'altro...


...nell'indifferenza più totale.

C’è chi pensa che il settore ostenti da decenni un ottimismo mal riposto. Oggi, rispetto agli albori dell’intelligenza artificiale, c’è tuttavia una clamorosa differenza che giustifica l'ottimismo diffuso: i risultati ottenuti!

Non si tratta più, infatti, di una partitina a scacchi giocata in modo decente da un computer. Oggi non solo i programmi battono la stragrande maggioranza delle persone (campioni del mondo inclusi) a giochi come gli scacchi, ma si avvicinano sempre più a facoltà intellettive più generiche, come la comprensione del linguaggio naturale, il riconoscimento facciale e l’interpretazione gestuale. L’informatica sta scalando le vette delle nostre funzioni intellettive più nobili. Per ora, certo, il percorso da compiere è ancora lungo. Raggiungere le facoltà umane rimane un obiettivo ambizioso, ma le risorse scientifiche ed economiche dispiegate e la velocità con cui si sviluppa l'elettronica e l'informatica fanno pensare che il primato delle facoltà umane non rimarrà tale in eterno. Anzi! La “fantascienza” incalza e le implicazioni culturali, ma anche politiche, militari ed economiche non sono affatto trascurabili. Dal punto di vista economico è significativa, ad esempio, la notizia che la Foxconn, una delle più grandi aziende al mondo produttrici di componenti elettroniche (salita alla ribalta tempo fa per il gran numero di suicidi tra i propri dipendenti), ha deciso di intraprendere un ambizioso piano di automatizzazione dei propri processi industriali. In altre parole, nei prossimi anni, la Foxconn si appresterà a sostituire i suoi poco costosi operai cinesi con un milione di robot ancor più vantaggiosi economicamente.  

Forse si eviteranno ulteriori suicidi tra i dipendenti, ma, estendendo questa tendenza a livello mondiale, sorgono diverse domande inquietanti. Ad esempio, se i lavoratori umani verranno sempre più sostituiti da emuli elettronici, chi percepirà più uno stipendio? E di conseguenza, chi comprerà ciò che i servizievoli robot costruiranno per noi? Oppure: se i software ed i robot, oltre a produrre oggetti, genereranno anche idee, brevetti e scoperte (si veda, ad esempio, qui), a chi spetterà il beneficio della tutela del diritto d'autore? E qual è il significato stesso della tutela del diritto d’autore quando l’autore non è più una persona, ma una “cosa”? Ma soprattutto: a cosa serviranno gli esseri umani in un mondo in cui il modello “essere umano” è un modello obsoleto?

In quest’ottica, se la crisi economica attuale dovesse portare ad un incremento del tasso d’innovazione così come avvenne in passato in situazioni analoghe, c’è di che preoccuparsi. Possono sembrare questioni marginali e premature, ma l’intelligenza artificiale non è quel futuribile pupazzo di latta (tanto simile ad una nostra caricatura) a cui ci hanno abituato libri e film di fantascienza più o meno recenti. L’intelligenza artificiale è già tra noi, solo che non la riconosciamo come tale poiché non rispecchia il nostro immaginario. Eppure è evidente che sempre più algoritmi e programmi generano “soluzioni” ai nostri problemi. Il guaio è che si tratta sempre più spesso di "soluzioni" su cui non abbiamo nessun controllo né comprensione eppure diffuse in ogni più minuscolo aspetto della nostra vita. L’informatica sta già da tempo interagendo pesantemente con le nostre vite, influenzando l’economia e persino la cultura di noi “umani” e lo farà con sempre maggior forza. Continuare ad ignorare questa “convivenza” potrebbe essere un errore non da poco.

La nostra civiltà, come tutti ben sanno, deve affrontare problemi enormi e complessi, problemi che, per essere affrontati, richiedono una visione lungimirante. Ed è proprio quella, che ancora manca. Si tratta di una pericolosa latitanza che si riflette su ogni singolo aspetto delle nostra vita attuale (energia, ambiente, sviluppo, economia, Internet, ecc…). E' una lacuna che non possiamo permetterci.

La tecnologia è un bene meraviglioso e preziosissimo, ma, come ogni altra cosa, merita rispetto ed attenzione. L'umanità, d'altra parte, è ormai sul ciglio di un burrone (cambiamenti climatici, picco del petrolio, acidificazione degli oceani, deforestazione, desertificazione, sovrappopolazione, ecc...) e quando si è lì, non ci si può proprio permettere di essere distratti, miopi e superficiali. 


Buon futuro a tutti dal Panda

Nessun commento:

Posta un commento