lunedì 29 agosto 2011

La cicala e la formica

Da Wikipedia:

Durante l'estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l'inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno. Poi arrivò l'inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l'estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se poteva darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: «io ho lavorato duramente per ottenere questo e tu che cosa hai fatto durante l'estate?» «Ho cantato» rispose la cicala. La formica esclamò: «Allora adesso balla!»

Questa bella favola di Esopo, adattata anche da Jean de La Fontaine, non smetterà mai d’essere un inestimabile insegnamento per l’intero genere umano. Chi vi legge solo un generico ammonimento dal gusto moraleggiante, è estremamente probabile che non abbia mai provato la fame ed il freddo in vita sua. Eppure, se le cose continueranno così come sono andate finora, è probabile che presto anche costoro avranno modo di rileggere la loro sciatta interpretazione della favola d’Esopo in chiave assai più pragmatica.

I cambiamenti climatici ed il Picco del Petrolio incombono. L’attuale crisi economica mondiale altro non è che un primo timido sintomo di ben peggiori mali “invernali”. Continueremo ad essere cicale oppure inizieremo ad essere anche un po’ formiche? L’ottimismo acritico di tante cicale canterine dove ci poterà? Dove ci ha già portati?

Bisogna considerare le conseguenze di quel che si fa e di quel che non si fa, perché non a tutto c’è una soluzione: ad esempio, se non si è raccolto cibo quando ce n’era in abbondanza con una lenta opera di pianificazione lunga mesi, non si può poi pretendere di risolvere tutto in quattro e quattr’otto, quando di cibo, in giro, non ce n’è più. Un altro esempio potrebbe essere questo: se col proprio operato (sia attivo sia passivo) l'umanità rende possibile lo scioglimento di ghiacciai e poli artici, l'acidificazione degli oceani, la desertificazione, il disboscamento di intere foreste, la perdita di suoli fertili e l'inquinamento massiccio di intere porzioni di pianeta, sprecando inoltre oscenamente tutte le risorse economicamente sfruttabili, non può poi realmente pensare di risolvere quei guai (vecchi ormai di secoli) in quattro e quattr’otto. Nessuno può veramente essere così ingenuo, figuriamoci il mondo intero! Il “ci penseremo allora” è una filosofia di vita ottima per chi desidera estinguersi e, bene o male, tutti se ne rendono conto.

Cosa andrebbe fatto allora?

Già lo sappiamo. Non si tratta di capirlo, si tratta di attuarlo. L’estate sta finendo e così pure la voglia di cantare fregandosene di tutto e tutti. Un lungo e rigido inverno senza cibo è un lugubre periodo di morte e sofferenza. Un lungo e rigido inverno con una buona scorta di cibo, invece, non è altro che un lieto periodo di festa in cui si può cantare e ballare a volontà, mentre si aspetta una nuova estate.


Buon futuro (e presente) a tutti dal Panda

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