domenica 17 luglio 2011

Voglio la mia dose! Eroinomane? No, petrolio-dipendente!

Tutti sanno che sarebbe meglio vivere in un mondo meno inquinato, con meno fame, meno disuguaglianze e meno guerre. Tutti sanno che l'insaziabile sete di petrolio ha molto a che fare con l'inquinamento, il riscaldamento globale, le guerre, le disuguaglianze e le dittature. Allora perché non cambiamo? Come mai non seguiamo i consigli dei tanti ambientalisti che, da moltissimo tempo, ci spronano a farlo? Perché non cambiamo?

Ammettiamolo...




...perché siamo petrolio-dipendenti. Non nel senso che il petrolio sia intrinsecamente indispensabile. Nel senso che il petrolio è come l'eroina della nostra società, cultura, politica ed economia. L'energia a bassissimo prezzo (cioè il petrolio appunto) è la dose senza la quale il nostro stile di vita ha le convulsioni per la crisi d'astinenza. Sappiamo di sbagliare, ma continuiamo a farlo alla faccia del bene dei nostri figli, nipoti e pronipoti. Alla faccia anche della tanto amata (a parole) democrazia. Sappiamo perfettamente che i nostri leader politici ci spingono a bombardare paesi lontani per il petrolio (non certo per esportare democrazia che scarseggia sempre più anche qua). E sappiamo anche che è con i nostri soldi (generosamente elargiti alle pompe di servizio) che si finanziano dittature feroci e dispotiche. Siamo come quei tossicomani che hanno appena realizzato che, in effetti, hanno un problemino di dipendenza. Sappiamo che c'è qualcosa che non va in noi, ma non abbiamo ancora deciso nè progettato una qualsivoglia reazione.

Agli amici ambientalisti, il Panda rivolge un consiglio: non è con il pronosticare disastri incombenti che convincerete la gente ad intraprendere un qualsiasi cambiamento. Non è che si debbano tacere le conseguenze gravi della "tossicodipendenza", ma bisogna anche dare speranza a quei tossici che vorrebbero smettere. Bisogna indicare esempi virtuosi, mostrare pratiche semplici ed efficaci, creare il "mito" del cambiamento, fomentare la desiderabilità del cambiamento e bisogna ascoltare.

Non è con la paura che si riesce a gestire il cambiamento. Al più la paura è una delle componenti. E' utile a farci percepire il rischio, ma non a pianificare modalità per sottrarci ad esso. Oltre alla paura serve la motivazione. Essere "verdi" non deve necessariamente essere associato all'idea di paura, sacrificio ed impegno. Nessuno spot pubblicitario vi ricorderà mai quanta fatica vi costa racimolare i soldi per comprare il prodotto reclamizzato, né quanto tempo impiegherete ad imparare ad usare che sò, quel telefonino d'ultima generazione tanto desiderato.

Il vostro affezionato panda ha un problema: è petrolio-dipendente. Non è certo l'unico ad esserlo, ma è uno dei pochi a confessarlo pubblicamente come farebbe un alcolista dinnanzi al suo gruppo di sostegno. Bisogna riconoscere che abbiamo un problema col petrolio. Poi bisogna farsi carico di quel problema, responsabilizzarsi. Possono esserci state milioni di cause che mi hanno spinto a trasformarmi da un essere umano sano in un alcolizzato, ma se sono alcolizzato e desidero spezzare la dipendenza dall'alcool, allora devo accettare il fatto che è il mio comportamento a rendermi tale e quindi dipende da me fare qualcosa per smettere di bere. Vale per l'alcool, l'eroina, il vizio del gioco e qualsiasi altra dipendenza patologica, quindi vale anche per il petrolio. Essere un alcolizzato in un mondo di alcolizzati non ti assolve in alcun modo dalle tue responsabilità se vuoi smettere. Essere petrolio-dipendenti in un mondo petrolio-dipendente non esime il vostro Panda (nè chiunque altro si trovi nella sua stessa condizione) dalle proprie responsabilità.

Non si tratta di stabilire di chi sia la colpa, ma di trovare le risorse per reagire ad una condizione indesiderabile. Ammettere di avere un problema col petrolio e sentirsi responsabilizzati è il primo passo da compiere, se si vuole vedere avverare quel cambiamento che in tanti "vanamente" auspicano. Fatto questo primo passo si potrà farne molti altri, quali quello di cercare persone analoghe per aiutarsi vicendevolmente a spezzare la dipendenza, oppure il passo di ascoltare e scambiarsi esperienze ed opinioni in merito, oppure quello che richiede di fissare e progettare degli obiettivi realizzabili o anche il passo di realizzare concretamente tali obiettivi e di mantenerli nel tempo, integrandoli nel proprio stile di vita, senza cedimenti, stalli o regressioni.

Si può vincere la dipendenza dalle droghe e dai vizi patologici. Si può e si deve vincere la dipendenza dal petrolio. Per il petrolio, inoltre, c'è un motivo in più per smettere. Gli spacciatori che ci riforniscono stanno per esaurire le loro scorte ed il petrolio, che si sa, non cresce come l'uva, l'oppio o la marijuana. In un modo o nell'altro chi soffre dello stesso disturbo del Panda, chi è petrolio-dipendente, dovrà presto smettere o ridimensionare drasticamente il suo abuso. Tanto vale prepararsi!

L'unione fa la forza!


Un saluto a tutti voi dal Panda

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