martedì 12 luglio 2011

I fondamenti della concretezza

“Questo è perché quello è“, così Buddha spiegava il tutto ai suoi discepoli. Nulla esiste in quanto tale, ma solo in relazione a tutto il resto del creato. Detto in altri termini: l’esistenza è un evento collettivo, non individuale. Perché questa breve digressione di metafisica buddista?

Un primo motivo potrebbe essere per tentare di spiegare cosa sia Pandemica-mente nella sua quintessenza. In questo piccolo blog il vostro affezionato Panda parla di diversi argomenti: Picco del Petrolio, Singolarità Tecnologica, Internet, Democrazia, Permacultura, Cambiamenti Climatici, Consumismo, Denaro, PIL, Femminismo e molto altro ancora. Il Panda non sta’ però accostando a caso argomenti scollegati che semplicemente lo incuriosiscono. Il Panda sta’ tentando (con le sue scarse abilità e mezzi) di descrivere la realtà da molti punti di vista diversi. Ognuno di quei punti di vista non è "LA" realtà, è un modo di vederla, di esplorarla e di spiegarsela. Avere tanti punti di vista è semplicemente meglio rispetto ad averne pochi od uno soltanto. Un mondo in cui “questo è perché quello è” non può essere spiegato solo con “questo” o solo con “quello”.

Vi pare un argomento troppo astratto? Vediamo...

...possono sembrare concetti vaghi, ma, come spesso capita, le apparenze ingannano. Accettare che ogni cosa è collegata a tutte le altre è la base del pensiero pragmatico. Le macchine non sono fatte di un singolo pezzo, gli alberi non sono o solo foglie o solo radici o solo rami. I problemi e le loro soluzioni devono tener presente ciò per essere realizzabili. Posso anche pensare che un albero sia solo un mucchio di foglie, ma questo non vuol dire che l’albero reale che mi cresce accanto sopravvivrà dopo che gli avrò strappato i rami, il tronco e le radici. Se si guardano ai grandi problemi della nostra epoca, il concetto diviene persino più evidente. Osservando, ad esempio, il Picco del Petrolio senza tener conto in alcun modo dei Cambiamenti Climatici, si può approdare a “soluzioni” plausibili dal solo punto di vista energetico e solo energetico, ossia pessime soluzioni e basta nella realtà dei fatti. Se si ritenesse, infatti, che l’esaurimento degli idrocarburi sia “IL” problema da affrontare, si potrebbero considerare “soluzioni” auspicabili le sabbie bituminose, il nucleare, il carbone, gli idrati di metano ed altre “amenità” di quel genere. Una tale visione, condannerebbe l’umanità a morire arrostita per le conseguenze dei gas serra. Viceversa se si guardasse solo ai cambiamenti climatici, si potrebbe considerare fattibile una crescita economica infinita, ma sostenibile, condannando in tal modo l’umanità ad un tracollo economico apocalittico. Se si considerassero solo i problemi climatici e quelli energetici, trascurando l’inquinamento in senso lato, si rischierebbe comunque di far perire il genere umano a causa di un collasso ecologico (dovuto in primis all’erosione della biodiversità). Se poi si ascoltassero le motivazioni e le implicazioni di energia, clima e biodiversità, ma si trascurassero quelli di giustizia ed equità si condannerebbe il pianeta al tracollo demografico (perché la povertà spinge alla sovrappopolazione). “IL” problema dei problemi, in definitiva, è che il mondo in cui viviamo non è solo energia o solo clima o solo demografia, ecc… La priorità dovrebbe quindi essere data al considerare le conseguenze delle nostre scelte nel modo più inclusivo e prudente possibile, accettando i nostri limiti e le nostre ignoranze. I vari problemi che emergono con sempre più preoccupante invadenza nelle nostre vite presenti e future sono tanti ed interconnessi. Sono problemi enormi, ma in definitiva commisurati al peso che abbiamo via via assunto rispetto all’ambiente in cui viviamo. Bisogna ascoltare le voci allarmate di chi si preoccupa di ciò di cui non ci preoccupiamo noi. Bisogna condividere e comunicare dati, idee, sogni ed esperienze. Bisogna comprendere le interconnessioni da un lato, tenendoci un margine di manovra che consideri i nostri limiti cognitivi e decisionali dall’altro. Siamo troppi e troppo “potenti” per trascurare qualsiasi rischio e qualsiasi opportunità. Dobbiamo ricercare un equilibrio reale.

In alternativa possiamo continuare a litigare (persi in inutili e fastidiose polemiche e pericolose divisioni), possiamo provare a mandare il PIL sempre più in alto e possiamo continuare a sognare una felicità “facile” facendo sempre più soldi (costi quel che costi), possiamo continuare ad arraffare quel che si può, finché si può. In tal caso però si abbia la decenza di morire in silenzio, senza lagnarsi né arrabbiarsi, accettando la catastrofe economica, climatica, alimentare, energetica, ecologica, tecnologica, militare e culturale che ci sterminerà tutti. Si accetti ciò ed il fatto che la superficialità e la stupidità, anche quando nascoste sotto uno spesso strato di quotidianità, rimangono quel che sono. La concretezza è altro.

Siamo esseri limitati, imperfetti ed irrazionali, ma non per questo stupidi. Al di là di facili cinismi adolescenziali ed autolesionistici, è innegabile che siamo esseri sociali, curiosi, sognatori, creativi e che non abbiamo bisogno di nemici da combattere per definire chi siamo né tanto meno per risolvere i problemi che abbiamo. Non si può essere sani ed intelligenti senza empatia, non è un fatto di bontà sdolcinata, è un fatto di pragmaticità: la nostra forza è sempre stata e sarà sempre la capacità di collaborare l’un l’altro. Il consenso non si strappa e non si ottiene, si costruisce insieme, includendo le esigenze, i sogni e le aspirazioni a noi alieni.


Buon futuro a tutti dal Panda

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