martedì 6 marzo 2012

La dignità non può aspettare che arrivino tempi migliori



Sapete, qualcuno potrebbe pensare che questo ennesimo e stupendo video tratto da TED (e sottotitolato, come sempre, anche in italiano), abbia a che fare esclusivamente con gli aiuti umanitari in zone di guerra come l’ Afghanistan. Certo è di quello che parla, ma l’umanità che trasuda dal racconto di Alberto Cairo ha un valore morale assai più generale...

Come lui stesso ha modo di dire: la dignità non può aspettare che arrivino tempi migliori. La dignità deve essere sempre una priorità. È una questione morale, ma è anche una questione pratica: se vogliamo rendere il mondo un posto migliore, aspettare che migliori miracolosamente da solo non può essere certo la strada da preferire. Quando il pragmatismo è tanto “pragmaticamente concentrato” da non vedere più lo scopo finale che si suppone dovrebbe raggiungere, beh, è ora di disfarsene (o per lo meno di chiamarlo con altri termini). Non trovate?

L'uso ambiguo e malizioso del linguaggio purtroppo è divenuto un male diffuso nella civiltà sempre più cinica che ci circonda.

Chi rischia per il proprio egoistico tornaconto viene spesso definito, non senza un certo patetico eccesso retorico: un imprenditore.

Chi rischia in proprio per un bene comune viene spesso considerato un pazzo oppure un santo (a seconda dei punti di vista). In entrambi i casi comunque lo si esclude come possibile modello da seguire perchè lo si vede in chiave disfattista oppure al contrario come un esempio troppo perfetto da seguire.

Il Panda ritiene che questo modo di vedere le cose sia assai ingiusto e stupido. L’intraprendenza è glorificata dalla nostra società quando serve ad ottenere denaro, ma viene inspiegabilmente bistrattata o subdolamente relegata a fenomeno pietistico quando riguarda la solidarietà. Eppure il concetto è asssai semplice: il bene di tanti dovrebbe essere preferibile a quello di pochi (o di uno solo). Quindi se c'è un modello che vale la pena di propagandare, quello non è certo l'egoista.
Un soldato che rischia la sua vita per eseguire ordini che implicano morte e distruzione per molti è un eroe che merita rispetto. Una persona che fa la stessa cosa per portare aiuti a chi ne ha un estremo bisogno è invece considerato un pazzoide che “se la va a cercare”. Non che tutto ciò sia esplicitamente ammesso nella nostra sempre più iniqua società “civile”. Si sottintende. Lo si fa filtrare con i toni, le allusioni, i modi di dire, le critiche e gli infiniti "ma e i però".

In fin dei conti il denaro ci ha feriti tutti così in profondità, che chi si ritrova "solo" senza gambe e braccia sarà anche più sofferente, ma paradossalmente è pure più sano di tutti coloro che le gambe, le braccia e tutto il resto pur avendoli ben attaccati al corpo li hanno sacrificati da tempo ad un’dio freddo e spietato che chiamiamo semplicemente Denaro. La cultura mercantilistica associata al libero mercato che fa anche della guerra un business enorme è l’unico nemico che meriti d’essere abbattuto senza pietà. Si può fare come Alberto Cairo, ma non c’è bisogno di andare in Afghanistan a schivare pallottole e bombe per collaborare alla nobile missione di persone come lui: basta opporsi alla guerra. Dare nuove gambe e braccia a chi ne è stato privato dalla violenza è un’azione nobilissima, ma anche contribuire tutti ad evitare che chiunque debba perdere di nuovo gambe e braccia è pure un’azione nobilissima. Dato che le due cose non si eliminano a vicenda, poiché purtroppo abbiamo già permesso che i mutilati di guerra divenissero milioni e milioni (garantendo a Cairo e colleghi un sacco di lavoro per il resto della vita) c’è spazio per entrambe le azioni e…

… per un futuro migliore, quello che il vostro affezionato Panda vi augura di cuore di poter costruire e vivere insieme.


Un saluto a tutti dal Panda

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