venerdì 23 marzo 2012

I rapinatori esperti scassinano i Caveau, ma i migliori di tutti li gestiscono

Se il vostro affezionato Panda potesse dire qualcosa al sistema bancario nel suo complesso ecco cosa gli direbbe: Caro sistema bancario, creare soldi dal nulla e rubare sono la stessa cosa, quindi, te ne prego, non ti offendere, ma sei proprio un grandissimo ladro!

Creare soldi dal nulla? E chi può mai? A parte i falsari, le Banche appunto. In primis ovviamente la Banca Centrale che per l’Europa è la famigerata BCE. Diversamente da quel che crede la maggior parte delle persone (e gli viene lasciato credere volentieri), le Banche Centrali non sono organi dello Stato, ma società private a tutti gli effetti e le cui quote societarie sono in mano alle Banche stesse. Alla Banca Centrale spetta l’emissione della moneta. La BCE, ad esempio, si occupa, insieme alle Banche Centrali dei singoli paesi membri, di emettere gli euro. Qui sorge un primo problema...

...a differenza di quanto capitava fino a qualche decennio fa, la moneta emessa non rappresenta più una “quota” della riserva aurea o d'argento (come tentò Kennedy) detenuta dalla Banca Centrale. Se ci fate caso, potrete notare che sulle banconote degli euro non figura più la dicitura “pagabile a vista al portatore” come appariva invece sulle vecchie lire. La detenzione di una banconota da 100.000 lire dava il diritto a chi la possedeva di essere “pagato” nel corrispettivo equivalente in oro detenuto dalla Banca d’Italia dell’epoca. Chi detiene ai giorni nostri una banconota da 50 euro invece ha tra le mani un semplice pezzo di carta, dietro il quale non c’è nessuna riserva aurea a garanzia dell’effettivo valore della banconota. Cosa fornisce allora valore alla banconota da 50 euro emessa da un’istituzione assolutamente privata come la BCE?

Semplice, un diritto di credito. In pratica quando l’economia ha bisogno di denaro per finanziarsi va dalle banche è chiede di essere finanziata. Quando a loro volta le banche non detengono abbastanza liquidità per far fronte a tutte le richieste, devono cercare di farsi finanziare a loro volta. Al vertice di questa catena, come avrete già capito, c’è la Banca Centrale, quella che si stampa da sola le banconote per intenderci. La Banca Centrale però non crea semplicemente le banconote richieste dal mercato facendosi pagare un tanto a banconota. Oltre a quella tariffa, infatti, la Banca Centrale richiede un controvalore che, non essendo né oro né argento, altro non è che un titolo di debito. In pratica la Banca Centrale raccoglie titoli di debito per un ammontare equivalente alle banconote emesse. Il punto fondamentale però è che trattandosi per l’appunto di titoli di debito, oltre al valore nominale del titolo, è previsto anche il corrispettivo di un certo ammontare di interessi espressi sotto forma di tasso d’interesse. La Banca Centrale a chi gli chiede 100 euro (le banche) fornisce 100 euro, ma pretende un pezzo di carta in cui c’è scritto che ci si impegna a restituire i 100 euro più un po’ di interessi. Insomma sembrerebbe una banca come le altre se non fosse per il fatto che i 100 euro lei se li “inventa” a fronte di un titolo che impegna chi prende quei “pezzi di carta” inventati a restituirli con gli interessi. La Banca Centrale quindi è l’unica entità autorizzata a pretendere un pagamento in cambio di nulla. Visto che quel tasso di interesse la Banca Centrale lo pretende da altre banche (che sono poi le stesse che ne detengono le quote azionarie), direte voi che problema c’è? Beh, il problema è che le banche quel tasso d’interesse lo ripagano chiedendone uno ancora maggiore a noi che stiamo un gradino più in basso.

Fin qui il ragionamento può sembrare assurdo, ma è anche tanto semplice da risultare quasi fastidioso. Le cose però si complicano per due aspetti.

Primo aspetto
Le banconote emesse dalla BCE non finiscono direttamente nelle tasche dei cittadini europei, ma passano (e ri-passano) attraverso le banche “ordinarie” presso cui cittadini ed imprese chiedono finanziamenti e detengono i risparmi. Questa intermediazione ha l’effetto di moltiplicare enormemente la quantità di moneta circolante. Data la loro attività, per legge, le banche “ordinarie” possono prestare la maggior parte dei fondi detenuti ai propri clienti trattenendone solo una piccola parte a garanzia dei propri depositi. Come noto, infatti, se tutti i clienti di una banca chiedessero contemporaneamente di riavere i propri soldi precedentemente depositati presso tale istituto, scoprirebbero amaramente che quei soldi non ci sono più per il semplice fatto che la stragrande maggioranza sono stati prestati ad altri clienti come loro. Dato che la quasi totalità dei soldi circolanti, alla fin fine, finisce in un conto corrente bancario, è evidente che gli stessi “soldi virtuali” (ad eccezione della piccola parte che le banche sono costrette per legge a tenere a riserva) verranno moltiplicati più e più volte da questo sistema. Tutto ciò funziona solo ed esclusivamente in base ad un unico e basilare presupposto: la fiducia delle persone nel sistema bancario. Se tale fiducia venisse a mancare anche solo in parte, ossia se una quota rilevante di clienti provasse a prelevare i propri risparmi (non per inserirli in un diverso conto corrente, ma per tenerseli “in tasca”), l’intero sistema collasserebbe poiché i soldi che tutti quanti “credono” di possedere di fatto non esistono.


Secondo aspetto
Vabbè, direte voi, ma finché la fiducia c’è, qual è il problema? Un primo problema è che le banche ordinarie lucrano su questo sistema. Ancor più precisamente il problema è che le banche ordinarie (non tutte, ma le più grandi sì) sono anche azioniste della Banca Centrale. Il problema, in altre parole, è che in quanto azioniste di chi fornisce loro i finanziamenti di cui necessitano, fanno emergere un clamoroso e mastodontico conflitto di interesse: come se voi andaste a chiedere un finanziamento alla vostra banca e subito prima (o dopo) vi andaste a sedere nel consiglio di amministrazione di quella stessa banca. La cosa però è persino peggio di così, poiché, come si diceva prima, la generazione di ricchezza proveniente dall’emissione di banconote è totalmente slegato da beni reali (come l’oro o l’argento) e poggia solo ed esclusivamente su un’infinita espansione del debito complessivo. Questa espansione non può mai interrompersi, altrimenti la Banca Centrale e i suoi azionisti verrebbero decurtati di introiti fantasmagorici: quelli derivanti dalla riscossione di un tasso di interesse a fronte di banconote acquisite non tanto dalla vendita di beni o servizi (come per tutti gli altri soggetti presenti sul mercato), ma dal fatto di poterseli stampare autonomamente! Una vera pacchia per il sistema bancario! Ma anche le “pacchie” hanno le loro regole e la regola fondamentale per far sì che questa pacchia continui è che l’economia nel suo insieme riesca sempre a ripagare il proprio “debito” (capitale ed interessi). Finché le risorse naturali erano abbondanti e facilmente accessibili (in primis il petrolio e i combustibili fossili) il sistema bancario era certo che l’economia sarebbe riuscita a ripagare i propri debiti anche applicando tassi di interessi elevati. Questo spiega l’abnorme generazione di debiti pubblici e la crescita forsennata dei debiti privati (attraverso mutui, carte di credito e finanziamenti al consumo) dei decenni scorsi.

A guastare la festa ai nostri fortunati amici banchieri è sopravvenuto un fattaccio noto come esaurimento delle risorse. Per garantire un’economia costantemente in espansione, tale da garantire una rendita sicura al sistema bancario per diversi secoli, la società si è dovuta inventare il consumismo ossia la trasformazione dell’utilizzatore finale in un compratore compulsivo e forsennato dell’usa-e-getta. Ciò ha fatto sì che venissero sprecate quantità stratosferiche di risorse naturali. Lo scopo di tale follia collettiva, ovviamente, non è lo spreco fine a sé stesso, quanto il disperato tentativo di mantenere i consumi al massimo, costi-quel-che-costi. La necessità spasmodica di tenere elevati i consumi deriva a sua volta dalla necessità dell’economia nel suo complesso di generare l’ammontare monetario necessario a ripagare i sempre più elevati debiti accumulati nel tempo sulle sue spalle. A forza di sprecare risorse naturali tuttavia si è finito con l’esaurire tutte quelle di più facile estrazione e di più alta qualità. Purtroppo per noi il petrolio non rappresenta un’eccezione ed il petrolio non è una risorsa come le altre, ma il segreto che ha permesso, in poco più di un secolo, di passare dallo stile di vita ottocentesco a quella attuale. Non conta nulla che ci sia abbastanza petrolio per i prossimi decenni o secoli a venire. Il nocciolo della questione è quanto ci costa estrarlo. La benzina a 2 euro al litro, dal punto di vista chimico/fisico, è identica a quella che, anni fa, si acquistava ad 1 euro, ma è proprio la stessa cosa per il nostro portafoglio e l’economia nel suo insieme? Non credo proprio. Quel che il vostro Panda vuol dire è che è pericolosissimo parlare delle risorse naturali in termini di “ce n’è ancora” o “non ce n’è più”: i guai grossi iniziano molto prima di arrivare a quel punto. Sfortunatamente per noi tutti i problemi grossi sono già iniziati a manifestarsi (la benzina a 2 euro e la scarsità mondiale del diesel ne sono un chiaro segnale). Questi guai non riguardano solo devastanti aspetti sociali ed ambientali, ma hanno a che fare anche con la capacità dell’economia nel suo complesso di pagare gli interessi sui prestiti contratti col calderone dei titoli di debito via via emessi da stati, aziende e privati cittadini. Senza petrolio l’effervescente esplosione economica a cui ci siamo abituati nell’ultimo secolo è impossibile. Si può vivere bene (e probabilmente persino molto meglio) senza petrolio, ma non si può avere un’economia perennemente rampante senza l’oro nero (e ci sarà pur un motivo se lo hanno sempre chiamato così, pur essendo costando meno dell’acqua in bottiglia per un sacco di tempo). Se l’economia non si espande, visto che si regge quasi esclusivamente sui debiti, allora anche la restituzione dei crediti concessi è a rischio. Un bel guaio per i nostri amici banchieri. Un guaio enorme! La fine dell’albero della cuccagna! Una cuccagna che durava da più di un secolo!

Pensate che questo possa aver fatto mettere “la testa a posto” ai nostri amici banchieri? Sarà bastato a convincerli che non c’è modo (nel lungo periodo) di appropriarsi di ricchezza senza far nulla in cambio? Avranno accettato la morte della loro gallina dalle uova d’oro con stoica sopportazione?

Certo che no! Cosa ti vanno a pensare quindi? Che lo stato sociale e la spesa pubblica vanno ridimensionati all’istante per garantire il pagamento degli interessi accumulati in passato e che di nuovi prestiti a pioggia per imprese e singoli cittadini non se ne parlerà mai più. Ecco quindi che si spiega quella specie di folle ossessione per il pareggio di bilancio fatto a suon di lacrime-e-sangue che imperversa per il mondo in questi tristi giorni. Non conta quanto allettante o necessario possa apparire un investimento industriale: il rischio non vale la candela, poiché l’errore è già stato compiuto in passato, concedendo prestiti come se le risorse naturali del pianeta fossero infinite. Ora i costi sono cresciuti e i guadagni sono incerti per via della crisi. Dal punto di vista bancario ciò significa che concedere ulteriori prestiti è inutilmente rischioso. Ecco spiegata quindi quella strana ritrosia a finanziare le imprese ed i consumatori in un momento in cui ce n’è sarebbe un estremo bisogno. Ecco spiegate le parole del presidente della BCE, Mario Draghi, che proclama solennemente la morte del "vecchio" stato sociale benché è più che evidente che esso sia stato il pilastro del benessere in tutta l’Europa (che non a caso è stata a lungo il mercato numero uno al mondo).

Facciamo un passo in dietro e ricapitoliamo le ultime grandi manovre del sistema bancario. Dopo lo scoppio della grande crisi economica (il cui scoppio, come noto, è stato causato dalla bolla dei mutui subprime ed altre colossali truffe bancarie) il sistema creditizio è stato salvato grazie ai generosissimi ed incondizionati aiuti statali (cioè con i soldi di tutti noi regalati ai “too-big-to-fail” senza avere null’altro in cambio se non la speranza di far andare avanti l’intero sistema per qualche altro anno ancora). In seguito i nostri amici banchieri decidono di “sdebitarsi” tale inaudita “beneficienza” nei loro confronti usando quella stessa liquidità per finanziare un esercito di fondi speculativi, aiutandoli così ad attaccare proprio quegli stessi stati che, a causa dell’avvenuto “svenamento da salvataggio bancario” erano improvvisamente divenuti più vulnerabili ad attacchi speculativi. Mentre le banche venivano “salvate” senza dover rendere conto a niente e a nessuno della loro precedente (ed attuale) condotta, gli stati più esposti sono stati passati sotto un tritacarne mediatico, politico e ricattatorio come se la colpa di tutto fosse proprio loro. Di errori ne sono stati fatti, ed anche di enormi, nella gestione della cosa pubblica, ma, anche in quei casi, sempre con l’assistenza e le “amorevoli” cure del sistema creditizio internazionale. L’abuso di una serie di strumenti derivati catastrofici che ha messo a rischio la stabilità di tanti paesi, ad esempio, è frutto senza ombra di dubbio proprio delle banche. È logico quindi che queste fossero perfettamente a conoscenza dei rischi che correvano quelle amministrazioni pubbliche che ne facevano ricorso e delle esatte tempistiche per sferrare gli attacchi. La conseguenza dell’attacco speculativo globale sono state molte e molto gravi. Una delle più gravi è che i paesi più vulnerabili hanno dovuto chiedere aiuto per non fallire ed accondiscendere, loro malgrado, a qualsiasi rapina (privatizzazioni selvagge, leggi draconiane, cessioni di energia a basso costo, appalti militari blindati ecc…) imposta loro dai “too-big-to-fail” come condizione sine qua non per ottenere il suddetto salvataggio. Infine sono stati costretti ad aumentare enormemente il tasso di indebitamento per riuscire a reperire fondi sui mercati finanziari. Chi li ha comprati però quei titoli? Ma il sistema bancario ovviamente! Dopo aver fatto astutamente credere di stare tentando di sbarazzarsi dei titoli in portafoglio (poiché inaffidabili), le banche hanno finito con lo sbarazzarsi solo dei titoli di stato già emessi, quelli con il rendimento più basso, facendo silenziosamente man bassa su quelli di nuova emissione (a tassi elevati). I grandi gruppi bancari hanno comprato massicciamente i titoli di stato emessi dai paesi in difficoltà proprio grazie a governi tecnici o politici da loro stessi installati al posto dei precedenti governi regolarmente eletti (di destra o di sinistra che importa?). Così facendo il sistema bancario ha ottenuto un triplo vantaggio: ha portato al potere governi compiacenti senza passare per le elezioni, ne ha accresciuto la credibilità facendo apparire il calo dei tassi causato dal loro rastrellamento sul mercato come se fosse invece dovuto alle dure ma “necessarie” politiche stile lacrime-e-sangue dei loro “governi tecnici”. Infine hanno lucrato enormemente sul tasso di tali titoli di stato emessi a loro esclusivo uso e consumo. Lucrare sui tassi? Eh già! Perché mentre il resto dell’economia è tenuto all’asciutto da una poderosa stretta creditizia (che ovviamente sono le banche ad attuare) gli istituti di credito possono finanziarsi a loro piacimento ed a bassi tassi di interesse presso la Banca Centrale (che è una loro creatura e che i soldi semplicemente se li stampa da sé). In pratica le banche “ordinarie” si rivolgono alla BCE per ottenere soldi ad un tasso ricolo, la BCE stampa denaro e le banche con quel denaro comprano titoli di stato dai tassi di interesse gonfiati ad hoc e, come se non bastasse, dall’esito garantito dalla permanenza al potere di governi di loro fiducia, pronti a spremere fino all’ultima goccia di sangue l’intero pianeta pur di garantire il pagamento di quel tasso d’interesse. Le banche hanno la possibilità di finanziarsi dal nulla a tassi ridicoli, acquistare di conseguenza titoli di stato che garantiscono tassi elevati e lucrare quindi su questa differenza. La Banca Centrale d’altra parte può mantenere bassi i tassi poiché ciò che finanzia, in ultima analisi, non è più l’economia nel suo complesso come in passato, ma solo il sistema bancario (che infatti non concede più credito a nessun altro stritolando l’economia reale e rendendola sempre più vulnerabile rispetto agli attacchi speculativi). A garanzia dei soldi creati dalla BCE, come abbiamo detto prima, ci sono però proprio i titoli di debito, ossia in ultima analisi i titoli di stato emessi. Vi ricordate che la “buona” BCE ha aiutato l’Italia acquistandone i titoli quando nessuno li voleva? Quindi tutto questo colossale giro di soldi da dove estrae magicamente ricchezza? Dal debito pubblico in primis. E questo a cosa serve? A pagare i servizi pubblici essenziali? Oppure soprattutto a garantire una rendita vitalizia gratuita al sistema bancario?

I cittadini sono costretti ad impoverirsi a causa di un sistema economico che prevede la crescita economica anche quando questa non è più tecnicamente possibile. Da qualche parte i soldi devono essere fatti saltar fuori, non importa come, anche a costo di scannare personalmente ogni singolo cittadino potete star certi che i banchieri avranno i loro bei quattrini. L’hanno chiamata macelleria sociale, ma si tratta solo della moderna industria del credito.

Le banche centrali sono delle S.p.A., l’intero mondo finanziario e bancario è totalmente fuori controllo, il petrolio a basso costo è finito, il clima sta cambiando, gli oceani si stanno alzando ed acidificando, l’acqua dolce scompare insieme ai ghiacciai, la resa agricola è in declino, la biodiversità sta franando ovunque e la popolazione mondiale ha sforato i 7 miliardi di persone e “questi” vogliono farci credere che i nostri problemi derivano dal pareggio di bilancio, dall’articolo 18 e persino dalla lunghezza della pausa caffè?! Ma per favore!

Ha sì, dimenticavo: banchieri oltre che abilissimi ladri siete pure dei pessimi buffoni. Godetevi le strisciate di coca, le “escort” e le vostre piscine, prima che il mondo salti per aria a causa vostra, come gli avete fatto fare al tempo della seconda guerra mondiale.


Buon futuro a tutti dal Panda

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