martedì 5 aprile 2011

La storia del prezzo del petrolio: speculazione o picco?


Si fa un gran parlare di Picco del Petrolio. Anzi no! Non se ne parla affatto. Si parla persino di guerra per il petrolio più spesso di quanto non si citi il Picco di Hubbert (alias il Picco del Petrolio).

C’è chi dice che è tutto vero (e di solito si tratta di un tecnico estrattivo od un geologo) e chi dice invece che non è vero nulla, oppure, come accade sempre più spesso, che l’aumento del prezzo dell’oro nero è spiegabile esclusivamente in termini di pura e semplice speculazione finanziaria (e di solito a dirlo è un’economista, un opinionista o un giornalista). Comunque un grammo di dati val più di una tonnellata di parole, quindi ecco per voi (qui sopra) il grafico del prezzo del petrolio (espresso in dollari per barile) dal 1946 al 2011.

Un piccolo, semplice grafico che ha molte cose da raccontare. Vediamo…


Innanzitutto, essendo tutti noi una civiltà basata sul petrolio, sembra incredibile che la “libera” stampa sia tanto parca a mostrare l’andamento storico del prezzo dell’oro nero. Eppure non è così difficile! Per il vostro affezionato Panda anzi è stato semplicissimo: gli è bastato andare su WolframAlpha (il famoso motore computazionale di conoscenza creato da scienziato e matematico britannico Stephen Wolfram) e scrivere “oil price” . WolframAlpha ha lo svantaggio di funzionare solo in lingua inglese, ma il vantaggio non trascurabile di consentire di vedere le fonti informative sottostanti al database (basta cliccare su “Source information »”). Potete provare anche voi, con l’unica avvertenza, se volete riportare il grafico alle fattezze con cui appare qui sopra, di impostare la scala di riferimento in modalità lineare e non logaritmica come ve la propone in automatico WolframAlpha.

Lasciamo perdere questi dettagli ed andiamo al nocciolo della questione: non so a voi, ma al Panda l’idea che dal ’46 ad oggi ci sia stato un tale incremento del prezzo del barile solo per motivi legati alla speculazione finanziaria convince veramente pochissimo. Anzi pare del tutto risibile.

In particolare la grandezza della scala temporale in questione sembra rendere la teoria del complotto finanziario/speculativo assai inverosimile. Anche l’andamento della curva suscita perplessità: l’unico consistente e traumatico riassetto ribassista del prezzo, infatti, lo si ha avuto proprio con l’avvento della crisi economica. Questo fatto contrasta con la tesi speculativista poiché la crisi, anche limitandosi a guardare il grafico, parrebbe causata proprio dalla precedente infiammata del prezzo del barile. Questa lettura spiegherebbe bene il perché, in seguito alla caduta e nonostante la crisi economica tuttora in atto, il prezzo del petrolio abbia continuato a risalire molto velocemente, anziché assestarsi. Un aspetto fondamentale che gli anti-picchisti trascurano sempre è che nel frattempo l’OPEC ha lasciato pressoché invariata la produzione il che è evidentemente un comportamento privo di senso per un venditore di petrolio che fosse veramente in grado di espandere con facilità la propria produzione di greggio.

Anche dal punto di vista finanziario poi c’è qualcosa che non va: come avrebbero fatto gli speculatori a tenere artificiosamente alto il prezzo per decenni? Ma soprattutto: quale sarebbe lo scopo di un tale ciclopico sforzo finanziario, dato che la speculazione in questione non viene venduta in nessun modo ai piccoli risparmiatori? Ogni bolla speculativa conosciuta finisce sempre ed inevitabilmente per colpire i risparmiatori, altrimenti che bolla sarebbe? A chi sarebbe stato venduto questo presunto credito inesistente? Non certo alla sconfinata massa dei piccoli risparmiatori che neppure sanno cosa sia un futures sul Brent o sul WTI.

Non è finita qui: se la causa del rialzo del prezzo del barile è la speculazione, come si spiega il costante innalzamento dei costi estrattivi? Come si spiega la creazione dal nulla ed il diffondersi di costosissime, rischiosissime ed ecologicamente devastanti tecnologie estrattive quali quella sui fondali profondi (resa tristemente nota dalla BP nel Golfo del Messico) oppure, ad esempio, quella delle sabbie bituminose?

Neppure a livello informativo inoltre la teoria della bolla speculativa fine a sé stessa regge. Se si trattasse solo di speculazione, infatti, le voci allarmistiche riguardanti il picco del petrolio dovrebbero provenire dagli ambienti economici e finanziari legati alla presunta bolla e non da persone provenienti da ambienti tecnici legati alla geologia o all’estrazione del petrolio. Questo aspetto, infatti, pare del tutto inspiegabile alla luce della teoria del complotto speculativo. Perché mai, infatti, la comunità scientifica dovrebbe levare solitarie ed inascoltate grida d’allarme? E perché gli ambienti che si sospettano colpevoli della presunta bolla rialzista, ossia gli ambienti economici, dovrebbero invece tranquillizzare i risparmiatori parlando di riserve inesistenti e tecnologie estrattive miracolose?

Persino a livello geopolitico i fatti non combaciano con la tesi speculativa: perché le dittature nordafricane e mediorientali dovrebbero entrare in crisi proprio ora, quando dovrebbero invece essere l’apice del loro potere economico se, come sostengono gli anti-picchisti, non esistono reali problemi estrattivi? Le rivolte mediorientali, d'altra parte, sono perfettamente inquadrabili e persino previste dalla teoria del Picco del petrolio (più precisamente dal Export Land Model ad esso associato).
E no! La speculazione finanziaria c’è, sul petrolio come sui cereali ed altre commodities, ma avviene perchè ha senso farla, ossia avviene su una risorsa sempre più scarsa e non su una risorsa miracolosamente infinita come gli economisti ci presentano sempre il petrolio. In altre parole la speculazione è anch’essa una conseguenza (e non la causa come vorrebbero gli anti-picchisti) dell’innalzamento del prezzo del barile, quant’è vero che gli avvoltoi volano sui cadaveri o chi si appresta a diventarlo e non su chi è fresco e baldanzoso.


Un saluto a tutti dal Panda

4 commenti:

  1. Oggi siamo tornati ai livelli pre-crisi: ~120$.
    Forse un altra crisi più grave della precedente si profila all'orizzonte, una crisi energetica di proporzioni globali.

    Io spero che di petrolio ce ne sia ancora a volontà. Con tutto il bene che voglio ai pannelli solari e compagnia, ma credo che il mondo (o per meglio dire chi lo governo) non sia affatto pronto a gestire una situazione del genere.

    Spero anche che tu, caro Panda, ti stia sbagliando, ma è solo una speranza, la realtà dice cose diverse, molto più simili alle tue.

    iGL

    RispondiElimina
  2. Grazie per il tuo bel intervento iGL. Il Panda non conosce come sarà il futuro. Per fortuna sembra che nessuno lo conosca mai veramente. Certo è che, se il Panda fosse in errore, sarà il primo a rallegrarsene, ma per questo bisognerà attendere un po' per scoprirlo. Quel che invece il Panda sa già ora è che la speranza va alimentata e riscaldata con l'azione. Avere speranza aiuta ad affrontare le avversità, ma è vero anche il contrario. Non servono brusche rivoluzioni. I traumi non hanno mai aiutato nessuno nonostante l'umana predilezione per gli eccessi d'ogni tipo. Tanti piccoli passi conducono le persone a distanze ben maggiori che un unico disperato balzo. Nessuno, per ora, ci impedisce di compierli quei passettini. Non ci scordiamo poi che le passeggiate spesso sono esperienze incredibilmente belle e stimolanti. C'è ancora speranza.

    Un saluto a iGL e tutti quanti dal Panda

    RispondiElimina
  3. Sono pienamente d'accordo con te, Panda: il pico del petrolio esiste eccome!! Basta pensare che la quantità di petrolio estratta è aumentata ininterrottamente anno dopo anno da sempre... ma dal 2005 a oggi stop! Nessun aumento degno di questo nome! Come mai?? Ah, nel frattempo la domanda è cresciuta eccome!!
    Quello che possiamo fare è essere informati... La conoscenza può cambiare la realtà partendo da noi stessi!

    RispondiElimina
  4. Come credo sottintenda Pier, verosimilmente abbiamo già sorpassato il picco (da qualche anno) e siamo sul plateau, ossia sulla sommità della campana disegnata dalla curva di Hubbert. Al plateau corrisponde una fase economica relativamente calma e piatta rispetto alla discesa che ci si prospetta in futuro. Quel che è certo è che, per evitare le conseguenze peggiori del picco, essere informati è cruciale. L'informazione, infatti, prelude la consapevolezza dell'urgenza, ossia la consapevolezza di dover iniziare ad agire personalmente (nel proprio piccolo) senza aspettare che la società nel suo complesso prenda atto della situazione. Il fattore tempo ormai è fondamentale: occorre agire...

    ...e godere dell'azione.

    Un saluto a Pier e a tutti voi dal Panda

    RispondiElimina