lunedì 21 febbraio 2011

Questo è perchè quello è

Siddhattha Gotama, meglio noto come il Buddha, insegnava la via dell'illuminazione ai suoi discepoli con poche e semplici parole. Uno dei suoi celebri insegnamenti era: "Questo è perchè quello è". Cinque scarne parole densissime di significato.

Il vostro affezionato Panda non è buddista, ma è profondamente convinto che nulla giovi più alle idee che una sana contaminazione. Pandemica-mente, nel corso della sua breve esistenza, ha trattato argomenti quali la Singolarità Tecnologica, la Permacultura, il Picco del Petrolio, le distorsioni monetarie causate dalle Banche Centrali in mano ai privati, quelle dovute all’adozione del PIL come unico metro di giudizio economico, le mille emergenze ambientali, ecc… Argomenti apparentemente lontani l’uno dall’altro, ma in realtà strettamente collegati da un di filo conduttore: l’attuale declino dell’economia consumista. Argomenti che si includono l’un l’altro e si spiegano l’un l’altro ()questo è perché quello è). I complessi e numerosissimi rapporti che legano ciascuno di questi elementi non devono però scoraggiare dal tentare di capire. Al contrario, una volta accettato che tutte queste affascinanti tematiche sono strettamente connesse, la visione d'insieme risulta molto facilitata.

La facilitazione deriva dal fatto che, al di là delle relazioni tra le varie parti, lo scenario complessivo che tutte queste tematiche concorrono a dipingere è sempre lo stesso: il raggiungimento dei limiti intrinseci nell’attuale sistema economico/culturale. Il sistema consumista ha portato l’attuale civiltà a toccare i propri limiti sotto tutti i punti di vista: sociali, energetici, ambientali, motivazionali ed economici. Se è vero che il consumismo ha sempre trionfato ed imperato, allora è altrettanto vero che siamo alla vigilia del crollo di un impero.

Se sapremo essere consapevoli potremo sfruttare il crollo per instaurare un sistema alternativo più equo, più ricco, più adatto. Se non saremo consapevoli faremo come tutti gli altri imperi che, dinnanzi ai propri limiti, non lo sono stati: soccomberemo agli eventi divenendo storia e nulla più.

Procediamo con ordine...


L’attuale livello di benessere e progresso, diversamente da quanto ritenuto dai più, è facilmente spiegabile. L’attuale livello di benessere è bipede come noi, nel senso che si regge essenzialmente su due sole gambe: la prima è ovviamente l’accumulo di conoscenze tecniche, tecnologiche e scientifiche; la seconda gamba, su cui il nostro intero stile di vita si regge, è assai meno filosofico e, in una parola, si chiama petrolio o, se si vuol allargare lo sguardo anche ai suoi “cuginetti” (Mr. Carbone e Mr. Gas naturale) si può chiamare questa seconda gamba “combustibili fossili”. Queste due gambe sono le uniche su cui si scarica il peso di tutta la complessità e ricchezza della nostra civiltà. Mentre la gamba tecnico-scientifica cresce e si rafforza costantemente e a velocità sempre maggiore, quella dei combustibili fossili ha già raggiunto la sua prestazione massima e, d’ora in poi, non potrà che calare più che proporzionalmente al crescere della fame d’energia espressa dall’economia globale nel suo complesso. L’illusione di molti è che la gamba più robusta sorregga l’intero peso del sistema assorbendo il progressivo indebolimento di quella malata. La transizione sarebbe anche possibile da un punto di vista tecnico, ma le persone non sono tecnici, sono persone. La gamba sana, per quanto sana possa essere ha un sassolino nella scarpa chiamata moneta. Più che un sassolino, una vera e propria tagliola che la morde e l’ingessa. L’attuale progresso tecnico-scientifico, nonostante le apparenze, è rallentato fin quasi all’immobilismo a causa di logiche monetarie: la massimizzazione del profitto implica la possibilità di ammortizzare con comodità gli investimenti industriali. Questi ultimi inoltre rappresentano al tempo stesso una barriera all’ingresso che tiene lontani possibili concorrenti e rappresentano a loro volta un profitto per qualcun altro che applicherà la stessa identica logica.

Questa non è che una delle infinite distorsioni causate dalla moneta. Uno dei problemi principali è che, grazie a scienza e petrolio, la popolazione mondiale è lievitata senza freni fino ai circa sette miliardi attuali e tuttora continua a crescere. Per lo stesso motivo anche i consumi medi pro-capite sono aumentati. Il pianeta, sotto questo ingombrante fardello, sta letteralmente sbriciolandosi. La fitta ed equilibrata rete di interconnessioni della biosfera e della climatologia viene sconquassata dalla nostra voracità distratta. Grossi frammenti di tale prezioso equilibrio sono andati persi e molti altri andranno persi nei prossimi anni. Stiamo consumando il pianeta. Non è un problema di un lontano futuro, è il presente ed il nostro futuro immediato. Globalmente parlando, ogni anno consumiamo molte più risorse di quante il pianeta possa produrre in quello stesso lasso di tempo. Anche in questo caso l’unico motivo risiede su logiche monetarie.

Il devastante boom demografico è reso materialmente fattibile da scienza e combustibili fossili, ma la sua vera origine è sociale, o, per meglio dire, risiede espressamente nella ridistribuzione della ricchezza. Nelle società benestanti delle nazioni più ricche non c’è nessun boom demografico e in alcune di esse (come l’Italia) si assiste anzi ad un drastico invecchiamento della popolazione a cui, prima o poi, farà seguito una fortissima contrazione demografica. E’ evidente che la sovrappopolazione globale è causata direttamente dall’iniquo sistema redistributivo. La povertà estrema conduce alla filiazione estrema. In condizioni di povertà esasperata il tasso di mortalità cresce notevolmente, ma mai tanto da compensare le nuove nascite ed il risultato è una sovrappopolazione cronica che si autoalimenta.

Sarebbe possibile interrompere questa spirale e sarebbe perfino facile con l’aiuto delle nazioni benestanti, ma di limitare il boom demografico dei paesi poveri non se ne parla nemmeno. Per frenare le nascite sarebbe logico intervenire sull’anello più debole e più direttamente coinvolto: le donne. L’emancipazione femminile in termini scolastici ed economici è generalmente attuata solo di fronte ad un aumento del benessere. Quando tale emancipazione femminile si affaccia in una popolazione povera nel giro di circa vent’anni si assiste a due fenomeni evidenti: un calo delle nascite pro-capite ed un contestuale aumento del reddito medio. Il problema è che le nazioni ricche non hanno la volontà di investire in politiche di contenimento demografico di qualsiasi tipo ossia di reale contenimento della povertà estrema e di emancipazione delle donne. I vantaggi sarebbero incalcolabili per tutti, ma il problema è che, se i guadagni sono equamente distribuiti, pare siano inefficaci come stimolo motivazionale. Anche tale inefficienza ovviamente è dovuta a logiche monetarie.

L’attuale sistema politico-cultural-economico ha sprecato e sta continuando a sprecare tutte le risorse che le è possibile sprecare. Il sistema di potere, infatti, tende a concentrare la ricchezza monetaria che tale forsennato sfruttamento genera nelle mani di quei pochi che si trovano al vertice di tale sistema di potere stesso. Tale assurdo sistema, è palesemente iniquo, genera violenza sistematica, è completamente insostenibile ecologicamente e perfino militarmente, ma ha un’altra importante caratteristica che controbilancia ogni tentativo di correggerlo: si autosostiene e si autoalimenta. Per questo preciso motivo tutti sono terrorizzati da una decrescita economica. Il pianeta traboccava di poveri anche quando l’economia era crescente, non è per loro che ci si preoccupa se il PIL scende. Ci si preoccupa quando il PIL scende perché, se scendesse stabilmente, chi si è indebitato per produrre qualcosa non potrebbe poi restituire gli interessi che fanno capo in ultima istanza alle Banche Centrali private. Le classi dominanti basano il loro potere unicamente sul controllo della moneta: il loro potere si basa sul “tasso di interesse”, una prolungata decrescita economica non è quindi per loro accettabile a meno che non sia consentito loro di derubare i loro sottoposti sistematicamente. Che è proprio quello che sta sempre più spesso accadendo (si veda i casi Enron, Parmalat, Cirio, Lehman Brothers, ecc…). La moneta non si arresta di fronte a nulla: non ha pietà, non ha buon senso, non ha onestà né un’anima. Ed è ovvio che sia così: la moneta è solo una convenzione, non è un essere umano, non è neppure un essere in senso lato, cioè non è una cosa. La moneta è solo la fiducia in una regola sociale che si autosostiene nella condivisione generale.

Questa analisi non vuole avere una valenza morale. Indignarsi serve se l’indignazione è preludio dell’azione, ma prima di agire è sempre bene comprendere. La classe dominante cui si accennava prima, benché immersa nel lusso più sfrenato, non è meno vittima di chiunque altro sia esposto all’attuale sistema monetario. Un multimiliardario che rinunciasse a far fruttare il proprio patrimonio non sarebbe generoso, sarebbe un folle. Le multinazionali del credito che si celano dietro alle Banche Centrali sarebbero folli a rinunciare alla smisurata possibilità di trarre profitto dal nulla con la gestione dell’emissione monetaria. Se anche qualche multinazionale o qualche multimiliardario si sottraessero a questo circolo perverso, altri occuperebbero rapidamente il loro posto e questa consapevolezza “aiuta” ancor più a serrare i ranghi. Gli attori che si muovono in questo sistema, ricchi o poveri che siano, appaiono mostruosi solo perché il sistema che li forma, motiva, nutre e condiziona è mostruoso. Lo è diventato lentamente, nel corso dei secoli. La sua mostruosità è tanto grande quanto ignorata: ha causato e continua a causare milioni di morti a ripetizione, è peggio di qualsiasi pestilenza, di qualsiasi catastrofe, di qualsiasi dittatore.

Qual è il vero problema al centro del collasso dell’economia moderna? Dove trae origine tutta questa mostruosità che ammorba il sistema al collasso? Semplice: nella moneta stessa. La moneta, facilitando gli scambi economici, è stata per secoli un’incredibile ed (apparentemente) inesauribile forza propulsiva. Oggi però quella forza si è esaurita completamente. Peggio ancora, l’economia moderna si è avviluppata attorno al concetto di moneta (che è un concetto totalmente astratto), adattandosi e conformandosi ad essa, sottraendo risorse preziose all’economia reale (quella dell’utilità e non della moneta). L’economia moderna si è evoluta adattandosi alle esigenze della moneta e non a quelle delle persone che, in teoria, dovrebbero usare la moneta come un mezzo. Si svolgono lavori che si odiano per la moneta, si devasta l’ambiente per la moneta, si producono terribili armi (e le si usano) per la moneta, si ruba e si assassina per la moneta, si sfrutta il proprio prossimo per la moneta, si spera di vincere alla lotteria per la moneta, si guarda altrove per la moneta, ecc...

La moneta non è mai stato un mezzo perfetto, ma una volta non era tanto distorsiva. Perché oggi lo è? E’ un segno della decadenza morale delle nuove generazioni? No di certo. Il motivo è assai meno moralistico e assai più materiale. La moneta era un mezzo perfetto per un ambiente scarso di risorse. La tecnologie e la scienza unite all’incredibile forza estratta dai combustibili fossili hanno stravolto l’ambiente economico. Hanno generato l’era dell’abbondanza. Un’abbondanza senza precedenti. In tale abbondanza la moneta non era più adatta a motivare correttamente gli individui, ma essendo diventata essa stessa il potere dominante, forte della posizione privilegiata guadagnata in passato, si è difesa ed arroccata, estendendo la sua esistenza oltre la sua utilità.

Per comprendere appieno questo aspetto, si pensi a questo semplicissimo dato di fatto: in passato la povertà era diffusissima e si moriva di fame perché non c’era cibo a sufficienza ed oggi, nonostante l’incredibile abbondanza messa a disposizione da scienza e combustibili, a milioni continuano a morire di fame. Con una differenza importante: oggi il motivo non é manchi il cibo, l’unico motivo è solo la redistribuzione della ricchezza monetaria. Attualmente la redistribuzione della ricchezza reale, infatti, avviene solo su base monetaria. Anche il no-profit ed il volontariato, nonostante la loro natura, soggiacciono in gran parte a tale logica. Una logica tanto pervasiva da far dubitare chi vi vive immerso che possa esservi una qualsiasi altra logica.

La moneta ha la peculiarità di dare possibilità di fare soldi a chi ne possiede tanti, quindi statisticamente chi è ricco in questo sistema tende a divenire sempre più ricco, riducendo di conseguenza chi non lo è ad una condizione di povertà relativa sempre maggiore. In passato il problema centrale era come produrre le cose che il mercato richiedeva, poi il problema è diventato il come progettarle, più tardi ancora come venderle. Oggi il problema del vendere le cose si è così estremizzato che la merce venduta è progettata per avere una vita utile il più breve possibile ed essere difficile od impossibile da aggiustare, ed essere anche rapidamente obsolescente e non aggiornabile tramite modifiche ed espansioni. La vera funzione della merce in altri termini non è più l’utilità che essa incorpora, ma il flusso monetario che può generare fine a se stesso. La creazione di barriere all’ingresso, l’appetibilità del marchio, la distribuzione ed il marketing sono oggi le vere arene della competizione economica. La competizione moneto-centrica è divenuta sinonimo di economia, nonostante sia solo una delle sue possibili declinazioni.

Il prezzo che noi tutti siamo costretti a pagare per il sistema monetario è un prezzo troppo alto. Non solo in termini di vite umane e di qualità della vita, ma perché, allo stato attuale, non è più vero che noi possediamo la moneta. E’ la moneta che possiede noi. Sfortunatamente non si tratta di un vuoto “gioco di parole”. Sfortunatamente, la moneta rischia di trasformarsi nella nostra “fine dei giochi”, senza che neppure si sia in grado di comprenderlo. Come direbbe Buddha: serve più consapevolezza!

Un saluto a tutti voi dal Panda

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