giovedì 9 dicembre 2010

La de-desertificazione, la pil-pigrizia ed il co-coraggio

Prima di tutto precisiamo che la de-desertificazione non ha nulla a che fare con la balbuzia. Ma procediamo con ordine. Molti di voi avranno sentito parlare del tremendo problema della desertificazione. Gli ecologisti è da anni ormai che lanciano i loro appelli per far fronte a tale catastrofe planetaria. Nè mancano progetti grandi e piccoli per tentare di opporsi all'avanzare apparentemente innarrestabile di deserti e zone aride. Alcuni di voi forse avranno sentito parlare del mega-progetto proposto in tal senso dallo studente Magnus Larsson per trasformare le dune di sabbia in grotte abitabili e ricche di vegetazione sfruttando "semplicemente" la singolare capacità di alcuni batteri di solidificare la sabbia. Si tratta del sogno di trasformare vastissime zone del deserto più infuocato in una successione infinita di oasi.
Pochi di voi probabilmente sanno che il problema della desertificazione tocca anche l'Italia direttamente già da alcuni anni. C'è però un'altro aspetto della questione ancora meno nota...


Il vostro Panda osa infatti supporre che ancor meno persone sappiano che vi sono alcuni casi illuminanti di de-desertificazione. Casi in cui non ci si è limitati a sospirare in preda allo sconforto, sognando un futuro migliore, un futuro ricco di terre fertili e piogge per tutti, un futuro in cui qualcuno con i soldi si fosse finalmente deciso a fare qualcosa di sensato come appunto fermare l'avanzata dei deserti. I casi di cui sto parlando ora sono sporadici, ma sono casi in cui è stato il deserto ad arretrare e non le terre fertili. Casi di de-desertificazione appunto.

Uno di questi pregevoli episodi riguarda in parte anche l'Italia. E' la storia incredibile di Paolo Lugari. Colombiano, ma figlio di un marchese italiano, Paolo Lugari è riuscito a riforestare la savana del Vichada in Colombia. All'epoca nessuno voleva quel terreno, perchè desertico, con un pH basso, privo di acqua potabile e difficile da raggiungere. Acquistarlo fu facile. Il difficile fu capire come trasformarlo per poterci vivere. Paolo Lugari non si limitò a voler soppravviverci, ma tentò l'ardua strada di trasformare quello che per millenni era stato un brullo deserto in una foresta. Dopo molti tentativi ed osservazioni, la soluzione a cui giunse Lugari risultò assai creativa. Egli si accorse che per salvare il suolo dagli effetti della siccità serviva ombreggiamento. L'unica pianta che si rivelò abbastanza tenace da poter resistere al clima torrido fu il piccolo pino dei Caraibi (Pinus caribaea). L'elevato irraggiamento però metteva a dura prova anche i suddetti pini, ma Paolo Lugari si accorse che alcuni di essi sembravano misteriosamente sopportare meglio le condizioni avverse. Perchè molti pini morivano mentre alcuni, apparentemente identici, soppravvivevano? Il piccolo mistero fu risolto dall'instancabile Lugari. Si trattava di "micorrizia", ossia le radici dei pini che tendevano a sopravvivere avevano una relazione simbiotica con un fungo (Pisolithus tinctorius). Tale relazione simbiotica (ossia di mutuo vantaggio) tra pianta e fungo tendeva ad innalzare il tasso di soppravvivenza dei pini che avevano casualmente il fungo a contatto con le proprie radici. Il passo successivo fu ovviamente di piantumare tutti i nuovi pini su un substrato ricco di funghi Pisolithus tinctorius. L'inalzamento del tasso di soppravvivenza, unito alla copiosa caduta di aghi dovuto al caldo, creò in breve tempo un prezioso strato superficiale di aghi di pino in grado di aumentare il tasso di umidità del terreno. Lo strato superficiale di aghi di pino inoltre favoriva il tratenimento delle sostanze nutritive che altrimenti sarebbero state spazzate via dalle intemperie. Le conseguenze di tale cambiamento furono un drastico miglioramento del pH del terreno con conseguente nascita spontanea di un sottobosco tropicale.  Vennero piantati milioni di pini. L'esplosione della boscosità (sia indotta sia spontanea) ha portato infine ad un cambiamento climatico locale, con l'aumento della piovosità. Risultato: oggi, dove una volta c'era solo savana brulla, c'è "Gaviotas" un villaggio di 1500 abitanti. Un paese preso a modello dalle stesse Nazioni Unite come ideale di sviluppo sostenibile. Dalla resina dei pini una fabbrica locale (che si basa esclusivamente su energie rinnovabili: solare, eolico e biomassa) ricava colofonia, una materia prima impiegata per la produzione di profumi, cosmetici e vernici. A questo mini-miracolo economico se nè aggiunto un'altro ancora più incredibile: "Las Gaviotas", una fabbrica di imbottigliamento d'acqua. L'aumento della piovosità ha infatti tramutato il potere filtrante del terreno sabbioso in una piccola miniera d'oro. L'ottima acqua del posto (che una volta era deserto) è molto richiesta ed è divenuta una seconda attività economica (per altro anch'essa basata esclusivamente su fonti di energia rinnovabile e locali).

Se ora state pensando "bellissimo, ma è un caso unico e probabilmente irripetibile più che altro baciato dalla fortuna" allora vuol dire che non avete mai sentito parlare Willie Smits nè della sua incredibile esperienza nel ripristino della foresta pluviale del Borneo. Esperienza che ha inoltre dimostrato (nuovamente) che è possibile per l'uomo ripristinare non solo la foresta perduta (in quel caso quella del Borneo), ma anche il suo clima originario.

Due casi distanti eppure avvicinati da identici risultati: terreni desertici o desertificati riforestati e trasformazione del clima locale da arido a piovoso. Indentici anche gli atteggiamenti dei soggetti: costanza, osservazione, sperimentazione metodica e solidarietà. Il tutto condito da salvaguardia dell'ambiente e creazione di ricchezza economica per intere popolazioni. Risultati eccezionalmente positivi ed eccezionalmente censurati dai mass midia tradizionali. Perchè tacerli?

Siamo la causa della desertificazione, ma potremmo anche essere l'origine della de-desertificazione fin da ora. Quindi perchè oscurare quegli esempi che possono indicare una strada tanto propizia?
Questo è una delle cose di cui giornaliti e politici non si occupano mai, mentre parrebbe evidente, per chi li conosce, che esempi come questi dovrebbero essere casi di studio ed emblemi della divulgazione di massa. Dovrebbero essere casi di discusione intorno a cui far ruotare la politica, l'economia e la cultura. Invece niente! Perchè? Se ci si lamenta tanto degli effetti disastrosi della speculazione finanziaria, perchè non si fa nulla per salvaguardare ed estendere il meglio che esiste dell'economia reale? Perchè questo insopportabile, odioso ed ostile silenzio? Cos'è questo "altro" che si oppone non solo alla de-desertificazione, ma a tutto ciò che sembra avere senso economicamente, ecologicamente, socialmente e culturalmente parlando?

In una parola, per il PIL. Tutto il mondo pare ineluttabilmente schiavo della costante e pazzesca crescita "infinita" del PIL. Tutto il mondo è schiavo di un indice economico universalmente riconosciuto come parziale ed assurdo. Il PIL potrà crescere vendendo più detersivi, sigarette e bombe a grappolo, il PIL crescerà a causa di guerre e disastri d'ogni sorta, ma la società mondiale è pronta a crocifiggere chiunque osi solo ipotizzare di uscire da tale logica demenziale. Il PIL e la politica monetaria ad essa connessa sono la moderna frusta degli schiavisti e noi tutti i moderni schiavi. Siamo schiavi. Così tanto schiavi da non renderci più conto di esserlo. Sì, qualcuno, ogni tanto, ci scherza sopra, ma nessuno pensa veramente di essere uno schiavo davvero. Pochissimi multimiliardari e moltissimi poveri: un caso? E' il mondo ad essere un posto intrinsecamente crudele ed ingiusto o più semplicemente sono i suoi abitanti ad essere ignoranti?
Molti, tra quei pochi che si rendono conto che il PIL ed il sistema monetario sono alla base dei mali del mondo, sono presi da sconforto e rassegnazione. Altri si lanciano in assurdi e patetici appelli alla rivoluzione, senza averne nè i mezzi nè la convinzione.
 Il Panda non crede alle rivoluzioni improvvise, men che meno a quelle violente. Le uniche vere rivoluzioni sono sempre state quelle economico-culturali. Economia e cultura non sono due pianeti separati, al contrario!
lo sa bene chi conosce approfonditamente la realtà cooperativista, la green economy, il microcredito, la permacultura, il dibattito sui cambiamenti climatici, la guerra di disinformazione portata avanti giorno per giorno da mass midia e servizi segreti, le tecnologie emergenti, la sociologia applicata, la psicologia cognitiva e mi fermo qui per questioni di spazio.

C'è un unica cosa da fare e va fatta subito, qui ed ora, ossia dire basta al PIL, basta alla PIL-economia, basta
alla PIL-politica e soprattutto basta alla PIL-cultura fatta di ignoranza, menefreghismo e rassegnazione.

Basta alla PIL-pigrizia!!!

Se in TV non sentite dir altro che idiozie, banalità, volgarità e pessimismo cosmico in salsa terroristico-criminal-sessual-violento, la colpa non è del mondo pieno di criminali, ma della frusta che lo fa girare come una trottola. Non mi riferisco semplicemente a sua maestà il PIL, ma anche e soprattutto alla infinita pigrizia su cui il PIL fa leva per convincere ciascuno di noi. Schiavisti e schiavi sono ugualmente accumunati dalla pigrizia. Nessuno obbliga i plurimiliardari a far di tutto per avere l'unica cosa di cui è evidente che non hanno bisogno vvero altri soldi. Se lo fanno non è perchè sono forti, ma perchè sono malati. Allo stesso modo nessuno obbliga noi comuni cittadini a rimanere tenacemente ignoranti e consumisti compulsivi. Nessuno si ostina in questo girone infernale perchè così è meglio, nè perchè è più facile, ma solo perchè sembra più facile. La pigrizia di cui parlo poggia le sue basi sulla paura di cambiare e sulla paura di sentirsi stupidi o falliti di fronte ai nostri simili nel caso in cui cadessimo tentando di cambiare. Dico pigrizia con disprezzo, ma non con moralismo, perchè quello che manca non è la capacità di distinguere il bene dal male, ma il coraggio di scegliere il bene. Serve un coraggio coraggio collettivo e collaborativo, in breve un co-coraggio. Il co-coraggio viene dall'unione, dalla consapevolezza di avere tutti le stesse paure e le stesse speranze, dall'andare oltre l'ottusa logica del "o io o qualcun'altro" e nel rendersi conto che ogniuno di noi, che lo voglia oppure no, è collegato a ciascun'altro quindi è meglio esser petalo l'un per l'altro piuttosto che spina. Creiamo insieme quel co-coraggio e usiamolo per dire BASTA! Basta ai nostri comportamenti assurdi e a quelli di chi ancora quel coraggio non lo ha trovato.

Il giorno che, aprendo la finestra, troverete i vostri fiori, sul vostro davanzale seccati dal caldo torrido e non uscirà acqua dal vostro rubinetto, sarà troppo tardi per dire basta. Oggi, adesso è il momento giusto per dire BASTA! Basta con il PIL e la follia della ricerca "costi-quel-che-costi" di una crescita economica infinita su un pianeta con risorse limitate (e che stanno per finire!). Basta con i deserti fisici e morali di persone assurdamente sole in un pianeta sovrappopolato.

Un altro mondo è possibile...

...un altro mondo è necessario...

...e il vostro Panda lo augura di cuore a tutti voi.

2 commenti:

  1. Propongo 2 documentari che sono in qualche modo connessi con gli argomenti del post. Molto istruttivi, in italiano e da guardare assolutamente.
    Vanno anche in onda su Current, la TV satellitare di AL Gore.

    Home - La nostra terra: http://www.youtube.com/watch?v=I1fQ-3-CEFg

    The Corporation:
    http://www.youtube.com/watch?v=hUsTq0BXnoQ

    iGL

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  2. Il Panda ringrazia di cuore per questo bellissimo contributo.

    - Home è un film semplicemente stupendo, oltre che per il significato anche per la potenza delle sue splendide immagini che sono di per se stesse un inno alla salvaguardia di questo meraviglioso pianeta. Inoltre è gratuito.

    - The Corporation ha un posto d'onore nella collezione di DVD del Panda (oltre che nel suo cuore). Dovrebbe essere fatto vedere a scuola ad ogni bambino così come si insegna l'ABC e poi anche a casa perchè i genitori non rimangano troppo indietro rispetto ai propri figli. Assolutamente da vedere.

    Di nuovo: Grazie!

    P.S. - Se siete interessati a vedere qualcosa della TV di Al Gore potete farvene un'idea sul sito Internet: http://current.com/

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