venerdì 1 ottobre 2010

Democrazia sonnacchiosa

«È sempre possibile svegliare uno che dorme, ma non c’è rumore che possa svegliare chi finge di dormire». Jonathan Safran Foer, con questa breve frase, è riuscito a condensare quanto non potrebbe essere espresso meglio neppure con miliardi di parole. Questa citazione, vera quando si parla di singoli, mi pare ancor più vera ed intrigante se riferita alle masse. Un’enorme e trasversale corrente di pensiero (di fatto l’attuale cultura dominante) ritiene che tutti gli uomini di potere schiaccino, depredino e si facciano beffe della società odierna. La frase «sono tutti ladri! », riferita ai politici nella loro globalità, riassume bene questa visione. Data questa premessa, la “logica” conclusione che molti si sentono di trarre è che le masse sarebbero assai migliori se non fossero così crudelmente ingannate e sfruttate dai “potenti”. Questa cultura, lungi dall’essere un innocuo ed indifeso vezzo, è il cuore pulsante del qualunquismo più estremo. Alimenta l’astensionismo, la disgregazione sociale, la conflittualità. E’ una cappa morbosa che ottenebra le coscienze civiche strizzando l’occhio con falsa complicità ai telespettatori. Scipperebbe la capacità d’indignarsi realmente anche ad un santo. E’ il baluardo in cui si annidano i peggiori istinti dell’uomo quali l’indifferenza, l’egoismo e la rassegnazione. I mass-media la alimentano sottilmente, ma con forza e costanza, ormai da decenni a tutto vantaggio di ben delimitati interessi. Essa si alimenta di scandali, pseudo-scandali e battute varie tra il comico ed il lagnoso. Il vero problema però non è che le masse “dormono” sotto l’ipnosi dei perfidi potenti. Il problema è che fanno finta di dormire.


Non importa quanto sia estesa la corruzione o quanto influenti siano i mezzi a disposizione dei corrotti: tutto ciò non libera nessuno dalla responsabilità delle proprie azioni. Una democrazia salda si basa sui suoi cittadini, non sui loro rappresentanti. Una democrazia robusta è incompatibile con l’auto-assoluzione dalle conseguenze delle scelte espresse dal popolo. Scelte effettuate dentro e fuori dalle urne. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’essere di destra, di centro o di sinistra. Ha invece molto a che fare con la capacità di accettare che vi sia una destra, un centro ed una sinistra. Ha molto a che fare con l’essere profondamente democratici.

I politici sono rappresentanti e non delegati. Tra eletti ed elettori non c’è (e non dev’esserci) nessun legame di delega. In altre parole gli eletti non sono vincolati da nessun contratto con i loro elettori e possono venir meno in ogni momento a quanto promesso. Ciò è perfettamente legittimo e a volte perfino doveroso. Una volta tali, gli eletti devono rispondere solo alla propria coscienza e non ai desideri altrui. Spetterà agli elettori sanzionare tali comportamenti con il proprio voto se lo desiderano. Delega e rappresentanza possono sembrare sinonimi, ma non lo sono. Non si tratta di una distinzione da poco perchè la democrazia, per sopravvivere, deve bagnarsi ogni giorno nella partecipazione popolare e la delega è l’opposto della partecipazione. Senza partecipazione la democrazia (e con essa le libertà) prima sonnecchia, poi si assopisce del tutto, divenendo facile preda di chi se ne vuol approfittare.

I potenti non sono né i politici, né le multinazionali, né le logge segrete. Un generale è “potente” se può muovere un grande esercito, ma è un dato di fatto che il “suo” esercito si muoverà effettivamente se (e solo se) i singoli soldati decideranno di farlo. I potenti, quelli veri, erano, sono e saranno sempre e solo le persone comuni. Il presunto potere dei cosiddetti “potenti” è solo preso in prestito. Come ogni debitore, il presunto “potente” è costretto ad ingraziarsi il suo creditore. A discapito delle apparenze, il presunto “potente” dipende in tutto e per tutto dalla cosiddetta “gente comune”. La teme, ma nasconde la sua paura dietro sorrisi, sicurezza ostentata e untuose strette di mano. I “potenti” non fanno altro che gestire e tentar di accumulare potere che non posseggono. I “potenti” quindi sono tali solo di riflesso. Il vero potere appartiene alla “gente comune”. Ciò è tanto più vero in una democrazia, il cui nome stesso, non a caso, significa “potere del popolo”.

I popoli non sono vittime dei leader che si scelgono. Al contrario quest’ultimi sono un prodotto della cultura di quei popoli che li scelgono (e sopportano) affinché prendano le leve del comando e, con esse, la responsabilità di quel che accadrà dopo di ciò. La gente comune sogna di essere seduta dinnanzi alle leve del comando, ma odia tutto ciò che dev’essere fatto per arrivarci. Odia la fatica di dover capire come funzionano gli ingranaggi che quelle leve muovono. Odia la fatica che l’impegno per giungere a tali leve impone. Odia la responsabilità che l’uso di tali leve impone.

Se si vuole una politica migliore si deve smettere di far finta di dormire. Nessuno può svegliarci, nessun salvatore, nessuna rivoluzione, nessun miracolo elettorale o costituzionale. Tocca a noi tutti umili e semplici persone comuni “svegliarci”, rimboccarci le maniche e sistemare ciò che è andato storto. Posiamo la maschera da povere vittime indifese e usiamo il potere che è nelle nostre mani per far ciò che riteniamo giusto.

Buona democrazia a tutti dal Panda.

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