mercoledì 13 ottobre 2010

Scontri di Genova, gay pride, gasdotti e videocrazia

Gli scontri avvenuti nello stadio Ferraris di Genova in occasione della partita Italia-Serbia hanno uno stranissimo tempismo. Essi avvengono a poca distanza di tempo da quelli avvenuti al gay pride di Belgrado. Secondo quanto dichiarato da Slobodan Homen, vice ministro della giustizia serbo, le violenze di Genova sono infatti collegabili a quelle avvenute domenica scorsa, quando, durante il primo gay pride di Belgrado, analoghi episodi di violenza si sono verificati a scapito, in quell'occasione, dei pacifici partecipanti alla nota manifestazione che si batte contro l'omofobia.
Entrambi i fatti si innestano in un periodo politico rovente in Serbia a causa della sua possibile ammissione all'Unione Europea. Il vicepremier serbo Bozidar Djelic, in merito, è arrivato a sostenere apertamente che, secondo fonti di intelligence, frange estremistiche di destra starebbero cercando di ostacolare il processo di integrazione della Serbia per l'ingresso nell'Unione Europea. Non proprio una vicenda chiara...




Quello che fa apparire la sequenza di eventi quanto mai sospetta, tuttavia, è il fatto che, proprio ieri il segretario di stato americano Hillary Clinton ha fatto visita a Belgrado. Ora, dopo un lungo periodo di gelo diplomatico, Washington ha praticamente ribaltato i propri rapporti con Belgrado. Washington ora sostiene le aspirazioni europee della Serbia, che, da qualche tempo, pare aver accettato il dialogo con il Kosovo. Anche l'Italia d'altra parte è fortemente invischiata negli affari serbi. Come è ormai tristemente noto la Fiat marchionniana ha grandi progetti per la produzione di auto in Serbia. Progetti miliardari. Altrettanto vale per ENI e forse anche per Finmeccanica. La stratosferica disoccupazione serba e un costo del lavoro proporzionalmente basso stanno attraendo investitori verso una terra fino a poco fa accostata all'idea degli stermini etnici.
Più di ogni altra cosa però quello che attrae l'atenzione è il convergere di fortissimi interessi dello scacchiere internazionale legati alle pipeline che trasporteranno il preziosissimo gas verso l'Europa. Attori coinvolti in questo poco noto scenario sono la Russia, tramite la Gazprom con il progetto denominato South Stream da un lato e gli Usa con il progetto Nabucco dall'altro. Non è certo un caso né pura filantropia se gli Usa sono passati dal tempestare Belgrado di bombe (come è accaduto negli anni novanta quando Bill Clinton era presidente) a tempestare la Serbia di investimenti pluri-miliardari. Oggi gli Usa stanno caldeggiando l'ingresso della Serbia in Europa e addirittura nella Nato, tentando  in modo piuttosto esplicito di spezzare il legame che tradizionalmente lega Belgrado a Mosca.
In questo scenario internazionale, pensare che qualche centinaio di miliziani serbi si possano intruffolare innosservato ed indisturbato in uno stadio italiano, aggirando controlli di frontiera o anche solo le normali procedure di sicurezza ai "tornelli" d'ingresso dello stadio, godendo per di più di una totale e completa copertura mediatica pare francamente poco credibile come pura casualità. Se l'incompetenza delle normali forze dell'ordine lascia perplessi, che i servizi di intelligence (nostri ed altrui) non abbiano colto nulla di ciò che stava accadendo pare ancor più ridicolo. Ridicolo visto l'attenzione che l'area balcanica ha sempre suscitato in quegli ambienti e grottesco visto il livello di attenzione che l'attuale situazione dovrebbe richiedere. Per supporre che vi potesse essere qualcosa di strano bastavano un paio di giornali, non serviva nemmeno un servizio segreto. Certo tutti i mass-media hanno dato un ampia copertura all'evento e, in un paese di censura costante come l'Italia, anche questo è quanto mai singolare. Soprattutto se si parla di tutto in merito fuorchè degli evidenti interessi economici che potrebbero giustificare l'accaduto.
Più che normali atti vandalici, allo stadio Ferraris di Genova si sono manifestati evidenti macchinazioni di stampo politico internazionale. Pensare che tutto ciò si possa risolvere con atti di disciplina sportiva o con le solite patetiche scaramucce tra maggioranza ed opposizione non saprei dire se andrebbe definito come ottimismo, ignoranza oppure masochismo di massa. Certo ha poco a che fare con la realtà. Ma si sa, gli italiani hanno da tempo rinunciato a farsi invischiare da una cosa tanto noiosa come la realtà delle cose. A chi importa se Santoro e Luttazzi vengono ri-censurati. In un paese che non reagisce nemmeno alla P3, a Rete 4 abusiva, a leggi ad personam, a scudi fiscali osceni, al crollo dello stato sociale, allo svilimento del Parlamento, all'inerzia totale dinnanzi alla catastrofe economica ed occupazionale in atto e via dicendo... non si può pretendere di chiedere un bricciolo di realismo. Il realismo da da mangiare, ma non vende. Molto meglio il Grande Fratello o al massimo Striscia la notizia o Le iene. No?!

Beh, forse per gli operai della Fiat (e tanti altri ancora) che vedranno migrare il loro posto di lavoro in Serbia non sarà esattamente così, ma nella vita in Italia non si può avere tutto. La videocrazia sta uccidendo la democrazia e con essa l'intelligenza sociale e la tranquillità economica degli italiani. La consapevolezza è l'unico baluardo che separa questo presente carico d'amarezza da un futuro molto peggiore.

Buona consapevolezza a tutti voi ed un saluto sincero dal Panda.

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