domenica 29 agosto 2010

Lavoro

A volte un grammo di memoria aiuta più d'una tonnellata d'intelligenza. Cosa c'entra la memoria con il lavoro, vi chiederete voi. Beh, di per sè non c'entra nulla, ma ricordare aiuta a capire (senza farsi troppo distrarre dal caos disinformativo dei mezzi di distrazione di massa, alias Telegiornali e mass-media vari).

Com'è cambiato il mondo del lavoro negli ultimi anni?




Saltando le "inezie" quali l'introduzione del lavoro interinale, l'inasprimenti dei vari praticantati e l'aumento costante delle aggressioni ai sindacalisti (fisicamente da parte dei soliti ignoti e politicamente da parte dei soliti noti), passerei direttamente a citare gli eventi più succosi.

Una prima drastica svolta è avvenuta nel 2003 con la legge 30, ingiustamente e scandalosamente conosciuta con il nome di legge Biagi (in "memoria" di Marco Biagi, assassinato l'anno prima dalle Nuove Brigate Rosse). In nome di una non meglio precisata flessibilità, si è affermato a livello legale e oltre che culturale il concetto che per entrare nel mercato del lavoro si debba passare attraverso anni di lavoro sottotutelato senza null'altro in cambio di una vaga e spesso futile speranza di giungere prima o poi al lavoro fisso. Di fatto si creano due tipologie di lavoratori, quelli di serie A già impiegati e quelli di serie B quelli che entrano nel mondo del lavoro sotto tale legge. Il nome stesso della legge poi viene usato per far passare il concetto che chi si oppone a questa nuova tendenza o è un terrorista oppure un suo simpatizzante. Concetto per altro più volte insinuato direttamente per bocca di influenti politici (capo del consiglio incluso).

Successivamente si tenta di eliminare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che tutela dal licenziamento senza giusta causa. Un primo tentativo viene respinto dalla CGIL tramite un'imponente azione di piazza. Qualche anno dopo tuttavia passa una legge che pur non abrogando formalmente l'art. 18 lo rende di fatto aggirabile tramite il ricorso ad un arbitrato privato in sostituzione del giudice del lavoro. D'altra parte l'efficienza dei tribunali del lavoro, a fronte di continui tagli governativi e dello stratificarsi di cavilli vari viene quasi totalmente annullato.

Le "riforme pensionistiche" di fatto si concludono con l'eliminazione del Tfr per i più giovani e con l'ingresso dei privati nel mondo della previdenza. L'idea della pensione, agli occhi di milioni di giovani, diventa un'illusione. La fiducia nel futuro crolla e si crea una frattura insanabile tra vecchie e nuove generazioni.
Nonostante la crisi economica mondiale non viene cambiata neppure una regola di quelle che hanno consentito a grandi gruppi bancari di truffare il mondo intero, anzi si usano le casse dello stato per "salvare" gli istituti di credito sacrificando porzioni sempre maggiori di stato sociale e gonfiando il debito pubblico. In altre parole si finanziano i responsabili della crisi con i soldi dei lavoratori dipendenti (gli unici a pagare regolarmente le tasse) senza richiedere nulla in cambio e senza aumentare i controlli. Gli stessi istituti si rifiutano poi di elargire credito ad artigiani e piccole industrie preferendo usare i soldi generosamente ricevuti per effettuare attacchi speculativi a quegli stessi stati che li hanno "salvati". In pratica i soldi dei lavoratori sottratti da una crescente pressione fiscale e dall'espansione costante dell'evasione fiscale e del lavoro nero, vengono usati per aiutare chi ha dilapidato i loro risparmi in modo che possa speculare contro l'economia in cui i lavoratori stessi operano.

CISL, UIL e UGL firmarono un "accordo" per la riforma del modello contrattuale del lavoro dipendente. L'accordo pone fine al sindacalismo conflittuale, rendendo tra l'altro le aziende di fatto svincolate dai limiti della contrattazione nazionale. In pratica un suicidio civile in cambio del nulla più assoluto o, per meglio dire, in cambio di ipotetici (e contenuti) aumenti salariali. Tali aumenti tuttavia risultano vincolati persistere di una forte crescita economica per diversi anni, fatto quantomeno curioso dal momento che già al momento della stipula era piuttosto evidente che l'economia non sarebbe brillata. Il tutto inoltre condito dal solito capestro di un calcolo ottimistico dell'andamento dell'inflazione reale.

Infine, ed arriviamo ai giorni nostri, iniziano i primi attacchi frontali al diritto di sciopero e alla certezza dei tempi di lavoro. Marchionne quale esponente di primissimo piano del mondo dell'imprenditoria e quindi anche della Confindustria è fin troppo chiaro al riguardo: i sindacati devono assecondare non contrastare. Il lavoratore secondo questa "nuova" visione dovrebbe essere amico del padrone che lo stipendia e non porgli "inutili" contrasti. Il lavoratore ossia dovrebbe attenersi a quattro semplicissime regole: lavorare, pagare le tasse, obbedire e tacere. La mancata accettazione di tale nuovo "simpatico" concetto è la chiusura incondizionata dello stabilimento e il suo immediato trasferimento all'estero.

Tutti insomma si sono finalmente accorti che la Cina e gli altri paesi emergenti saranno l'unico vero mercato nel futuro e si preparano a smantellare quel poco che resta del sistema produttivo italiano. Dar fuoco alla casa per vendere le ceneri è un ottimo affare quando al mondo si fa desiderare la cenere e la casa non è la propria. Nel fare questo agli italiani si chiede solo di stare buoni e non disturbare, possibilmente continuando a guardare tv-spazzatura e a parlare di calcio.

Un saluto a tutti dal Panda.

Nessun commento:

Posta un commento