giovedì 5 aprile 2012

Egregi Signori, la chiamate “Crisi”, ma si chiama “Collasso”!

Cari Sig.ri Economisti,
Egregi Capi di Stato e di Governo,
Spettabili Imprenditori,
ed illustri Giornalisti ed Opinionisti allineati,


con questa lettera, il vostro amico Panda chiede la vostra preziosissima attenzione per rivolgervi una semplice domanda: perché continuate a chiamare “crisi” o “crisi economica” o “crisi finanziaria” il collasso in atto? Voglio dire, con la parola “crisi” si presuppone un periodo di difficoltà cui farà seguito un nuovo periodo di prosperità. Tuttavia è piuttosto evidente che non è questo il caso. Il periodo di maggiore prosperità, l’umanità intera se lo è messo ormai alle spalle...

Sarò brutale e spiccio, ma,  per favore, non chiamatemi pessimista o disfattista! Pessimista è colui che si attende il peggio anche quando non sarebbe lecito o scontato attenderselo. Qui però parliamo di affrontare contemporaneamente l’emersione economica di Cina, India e Brasile, il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua dolce, il collasso ittico oceanico, la desertificazione, le migrazioni di massa, il picco del petrolio, dell’uranio e la scarsità di risorse in generale. Ognuno di questi problemi, presi singolarmente, sarebbe devastante, ma qui si parla di affrontarli tutti insieme. Non solo, dato che si tratta di guai colossali, non potranno essere risolti in un giorno o due e, con ogni probabilità, neppure in un decennio o due. Nel frattempo i demografi si aspettano che l’umanità ammucchi qualche altro miliardo di bocche da sfamare. Tutto questo andrà ad impattare su una situazione geopolitica complicata come non mai, dopo decenni di forsennata corsa agli armamenti non più solo da parte di Usa e Russia. Le brutte notizie riguardano poi anche la costante diffusione di tecnologie potenzialmente devastanti ma anche estremamente economiche quali quelle dei droni da combattimento, della manipolazione biologica e genetica di organismi patogeni e le tecnologie informatiche. Se ancora vi sembra poco, rimane poi da risolvere anche la questione (per ora neppure accennata) di un mercato finanziario/speculativo transnazionale completamente fuori controllo e dalle capacità economiche di diverse decine di volte superiore a quella dei paesi che li “ospitano”. Infine c’è la stretta creditizia che tutto questo po-po di roba comporta. Ora, per mantenere il passo con i cambiamenti in atto, avremmo bisogno già ora di un 50% di pianeta, che purtroppo di crescere non ne ha proprio voglia. Tra qualche decennio, ai tassi di crescita attuali, di pianeti ce ne serviranno da 2 a 4.

Eppure tutto questo a voi non interessa. Parlate solo di “crisi”, come se il problema fosse di andamento ciclico (e non di regolamentazione dei mercati).Quel che poi proprio vi appassiona è parlare delle cure da cavallo stile “lacrime-e-sangue” che, continuate a ripetere, ci richiede il mercato per uscire dalla suddetta “crisi”. Punto nodale per voi è l’eliminazione o drastica riduzione dello stato sociale, la riforma delle pensioni (ossia la loro drastica compressione), la pressione fiscale da spostare sulla tassazione indiretta (ossia sui più poveri) e soprattutto la riforma/eliminazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Ma come?! Anche volendo lasciar perdere le vicende planetarie e quelle internazionali, qualcosa proprio non torna! In un paese quale l’Italia, con i salari ed il potere d’acquisto tra i più bassi d’Europa, in un paese con l’80-90% dei neo-assunti assoggettati a contratti “atipici” (ossia precari), in un paese con oltre 3 milioni di persone che, non solo si trovano in difficoltà l’ultima settimana del mese, ma anche le prime 3 (ossia non hanno denaro a sufficienza per mangiare e possono liberamente scegliere tra mense caritatevoli oppure digiuno), in un paese con il 30% di disoccupazione giovanile che sale fino al 50% (se si tratta di donne del sud)… in un paese del genere, secondo voi, la questione fondamentale ed irrinunciabile è la possibilità di licenziare in modo discriminatorio? Veramente pensate che il problema sia l’articolo 18 ?

Altro che manovra, manovra-bis, manovrina e correzioni varie! Ogni anno centinaia e centinaia di miliardi di euro spariscono grazie ad ndrangheta, mafia, sacra corona unita, triade cinese (ecc…), corruzione (a livello politico, ma anche amministrativo e soprattutto privato), lavoro nero ed evasione fiscale. Solo in dogana lo Stato perde decine di miliardi, ma nessuno sa esattamente quanti, poiché ci si rifiuta perfino di stimarli (oltre che, nei fatti, di contenerli). Le drammatiche carenze infrastrutturali massacrano la competitività delle aziende: reti telematiche, ferrovie, porti, acquedotti, metropolitane sono assolutamente inadeguati quando ci sono. Siamo in attesa fin dagli anni ’80 di un piano energetico nazionale (e ancora lo aspettiamo nonostante perfino per l’associazione italiana dei petrolieri abbia ormai ammesso che il picco del petrolio sia già in essere oppure assai imminente). Il falso in bilancio è tuttora depenalizzato e le rogatorie internazionali ostacolate. Le tante leggi ad personam (e non solo per il solito noto) continuano a far danni. Il sistema giudiziario continua ad essere paralizzato e polizia e carabinieri sono stati privati di mezzi (sia normativi, sia economici, sia materiali). La libertà di stampa italiana continua essere al livello di paesi terzomondiali. L’analfabetismo digitale dilaga e banda larga per Internet è a macchia di leopardo ed ha prestazioni sotto la media europea. Pompei crolla più ora di quanto non abbia fatto durante l’eruzione del Vesuvio e continua a farlo nonostante il “problemuccio” sia stato pubblicamente denunciato a più riprese. Il patrimonio culturale, artistico e gastronomico vie liberamente depredato da tombaroli e truffatori italiani e stranieri. La burocrazia mastodontica e i suoi tempi e costi folli soffocano l’imprenditoria ancor prima che nasca. Scuola ed università al collasso, ricerca scientifica eliminata completamente, clientelismo e nepotismo dilaganti, rivolte popolari dei forconi…

…e per voi la priorità dev’essere data alla riforma del lavoro? Lo schiavismo secondo voi salverà il mondo? Lo so che siete anziani, ma in che secolo siete nati?

Poi di sentenze sull’articolo 18 ce ne sono pochissime all’anno. Vabbè lo so, so cosa mi volete dire, cari signori: fosse per voi non se ne parlerebbe nemmeno, ma, ahimè, il Mercato ce lo chiede!

Ma per favore! Vi sentite quando parlate? Persino nel medioevo sono stati in grado di inventarsi una scusa migliore! Almeno allora gente che si trovava al vostro posto ci gridava: Dio ce lo chiede!

Uno si poteva pure entusiasmare: la salvezza dell’anima, il paradiso, il destino dell’intero creato… Ma il mercato?! Che roba è? Non vi rendete conto che anche le vostre lusinghe ed i vostri anatemi sono ormai solo slogan grotteschi, che non fanno altro che aumentare il malcontento popolare? Avete idea di quanto vi rendete ridicoli? Vi rendete conto di quanto sia facile detestarvi? Vi rendete conto di quanti già ora vi odino profondamente?

Non fraintendetemi, non sto minacciando, né tentando di spaventare nessuno. Vi sono amico. Sinceramente. Ma gli amici dicono le cose come stanno, mentre tanti, proprio in questo momento, scommetto vi staranno baciando le mani brandendo dietro la schiena il pugnale con cui vorrebbero infilzarvi (e con cui effettivamente vi infilzeranno appena sarà loro possibile e conveniente farlo). Vi sono amico e, da amico, vi dico che è ben meglio essere il più povero di una nazione di ricchi sfondati piuttosto che il più ricco tra un mucchio di pezzenti. Appena qualche secolo fa, neppure Napoleone in persona si sarebbe potuto neppure lontanamente sognare le agiatezze di cui oggi può disporre l’ultimo dei vostri operai. Non illudetevi: la gloria, il potere ed il lusso non sono nulla a se posti a bilanciare un mal di denti non curato! Quel che Napoleone si è perso, voi, o potenti signori, rischiate di perderlo moltiplicato per dieci o forse anche per mille (e non mi riferisco solo al suo impero).

Potrei anche esser brutale quando vi confesso di credere che voi vogliate dar fuoco al mondo per rivendervi le ceneri (e non, come andate a raccontare in giro, per il bene del mondo). E sono sicuramente critico nel ricordarvi che è solo per potervi rivendere le ceneri che voi vi ostinate a parlare di “crisi”, anziché di “collasso”. Vi conviene. O per lo meno siete persuasi che vi convenga. Perdonatemi quindi amici miei se sarò ancora una volta brutale nei vostri confronti dicendo vi state illudendo. Ad ogni buon conto, è pur sempre meglio una brutale medicina ad un dolce veleno. Se darete fuoco al mondo non riuscirete a vendere le ceneri. Lo so. Lo so, lo avete fatto già tante altre volte e quindi vi sentite sicuri di poter ripetere il colpo, ma stavolta è diverso. Questa volta l’incendio non si fermerà, sarà incontrollabile e non farà sconti a niente e nessuno. Se darete fuoco alle micce della discordia sociale, della speculazione incontrollata e della crudeltà su vasta scala, come sembrate intenzionati a fare, non saranno solo i poveri a bruciare in questo vostro ennesimo rogo di distruzione del valore. Voi brucerete insieme a tutti, così come accadde, tanto tempo fa, anche al più importante e potente tra i capi dell’isola di Pasqua (poco dopo che fu abbattuto l’ultimo albero dell’isola). Certe scelte sono senza ritorno. Non si può sempre fare un passo in dietro. Almeno non quando l’ultimo passo in avanti lo si è fatto dal ciglio di un burrone.

Scegliete bene, quindi, miei cari e pregiati signori. Scegliete bene: non finite col credere alle vostre stesse bugie. Se non state attenti, a forza di parlar di “crisi” anziché “collasso”, rischierete di convincere anche voi stessi che pure questa non è che una crisi, forse più grande di altre, ma solo una crisi e che come è arrivata, così se ne andrà. Questa illusione, cari amici, rischia di essere un errore disastroso tanto per voi potenti, quanto per noi poveracci. Anche gli imperatori romani ed i faraoni non sono sopravvissuti al crollo dei loro imperi e questa non è un’allegoria. Questa, come per l’isola di Pasqua, è storia.

Se voi potenti affronterete il collasso come se si trattasse di una crisi, succederà esattamente quello che succede a chiunque curi la peste bubbonica con l’aspirina e non ha alcuna importanza chi speculerà sull’aspirina o chi verrà rubata l’aspirina. Proprio nessuna importanza.


Buon futuro ai potenti del mondo e al mondo intero dal Panda

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