giovedì 13 settembre 2012

Kite gen 2012: ghiotte novità

Impossibile non parlare delle novità occorse in merito al Kite Gen (la tecnologia eolica d'alta quota tutta italiana di cui si parla da qualche anno). Dopo varie vicissitudini politiche, burocratiche e finanziarie, si è finalmente giunti ad un prototipo, ma questa è ormai storia vecchia. Storia vecchia è anche l'apertura di un blog interno al sito della Kite Gen per fornire notizie aggiornate e comunicazioni ufficiali ai tanti curiosi ed appassionati a questa promettente tecnologia. Le notizie più recenti sono invece sostanzialmente due. Le seguenti:


1) È uscito un recente ed importante articolo scientifico (“Geophysical limits to global wind power” di K. Marvel, B. Kravitz and K. Caldeira uscito su “Nature Climate Change” il 9 Settembre 2012). La particolarità di quest’articolo è di confermare in modo netto l’esistenza del colossale ed immenso giacimento di energia rappresentato dal vento troposferico (qui un rapidissimo sunto in italiano che riassume agevolmente il contenuto dell’articolo in questione).

2) Kite Gen avrebbe fatto una proposta per rilevare gli stabilimenti dell’Alcoa in Sardegna di cui si parla tanto in questi tristi giorni di “crisi”. L’incredibile notizia oltre che dalla stessa Kite Gen è riportata da fonti autorevoli come il sole24ore, l’Ansa e altri.


Cosa dire? Beh, sicuramente sono entrambe due notizie veramente esplosive. Tuttavia non sono simili. Mentre la notizia numero uno è incontrovertibilmente una buona notizia, anzi un’ottima notizia 8per non dire di più), la seconda lascia molto perplesso il vostro affezionato Panda. Impossibile, allo stato attuale, stabilire se la proposta di acquisire l’Alcoa rappresenti la conferma di un ritrovato vigore nello sviluppo del progetto Kite Gen oppure se rappresenti al contrario un tentativo disperato e cinico di attrarre nuovamente l’attenzione su una tecnologia che, per quanto promettente, tarda a produrre risultati commerciali e tecnici valutabili oggettivamente. Per quanto valida possa essere un’idea di questo tipo, non si può pretendere fiducia cieca basandosi su un unico prototipo. Quindi? Quindi niente, il futuro ci rivelerà come stanno le cose. Il vostro amico Panda, da canto suo, spera tanto che i suoi sospetti si rivelino del tutto ingiustificati e che l’avventura del Kite Gen prenda presto il volo, proprio come i suoi aquiloni.


Buon futuro a tutti dal Panda

P.S. - Per chi non l'avesse già fatto, il vostro affezionato Panda continua a consigliare di vedere e far vedere a tutti il video di "Pippa s'incazza" che parla in modo molto fresco e simpatico dei cambiamenti climatici occorsi questa estate (che, purtroppo per noi, non sono stati nè freschi nè simpatici, ma molto, MOLTO preoccupanti).

7 commenti:

  1. "... stabilire se la proposta di acquisire l’Alcoa rappresenti la conferma di un ritrovato vigore nello sviluppo del progetto Kite Gen oppure se rappresenti al contrario un tentativo disperato e cinico ...".

    E' moto semplice stabilirlo: dividere l' energia consumata da Alcoa in un dato periodo di tempo per l' energia prodotta da una macchina Kitegen nello stesso periodo. Il quoziente sarà il numero di macchine necessarie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarei pienamente d’accordo, se esistessero dati certi ed incontrovertibili sulla tecnologia Kite gen. La tecnologia è sicuramente molto promettente, ma per procedere con scelte che coinvolgono la vita di decine di migliaia di persone, occorrono prove di una sua possibile implementazione su basi industriali in tempi rapidi. Non si gioca al gioco della fiducia cieca in questi casi. C’è un prototipo? Bene lo si sfrutti intensivamente per dimostrare che si può già ora procedere con la produzione di massa di impianti analoghi. Sarei il primo a gioirne grandemente e credo anche i lavoratori dell’Alcoa e le loro famiglie, per tacer del resto del mondo.

      Un saluto a Barbagiani e a tutti gli altri dal Panda

      Elimina
    2. La sua proposta è già stata cassata dall' Ing. Ippolito nel 2006:
      "... vari potenziali investitori ma quando capiscono che la macchina è scalabile mi chiedono di programmare la macchina più piccola possibile.
      La macchina più piccola l'ho già fatta io senza [...] funziona e produce energia.
      Alchè tali aquile mi suggeriscono di vendere l'energia prodotta e con il ricavato fare una macchina più grande che poi mi permetterà di costruirne una ancora più grande ecc. ecc.
      Questo è il panorama tipico dei coglioni che incrocio ..."
      (da: http://it.groups.yahoo.com/group/rientrodolce/message/4396).

      Sul sito Kitegen, sezione "Documentazione", in "Tesi del Dott.Fagiano", pag 108, i dati di produzione rilevati:
      88 watt/metro quadrato, per 250 secondi.

      Saluti.

      bg

      Elimina
    3. Interessante! Temo tuttavia debba esserci un qualche serio problema anche in casa Kite Gen. Mi riferisco a qualcosa che non sia di pubblico dominio. Questo mio sospetto non deriva in nessun modo da indiscrezioni o fonti informative particolari, ma piuttosto dalla semplice e generica constatazione che l’intera vicenda Kite Gen si è purtroppo contraddistinta per una perdurante difficoltà a raccogliere capitale ed investimenti in quantità adeguate alle potenzialità tecniche del progetto. Se non ci fossero problemi interni alla Kite Gen, come si potrebbe spiegare un’indifferenza globale per una tecnologia tanto vantaggiosa? In un’economia globale, considerare “tutti i grandi investitori” degli stupidi o dei “cospiratori” mi pare una spiegazione poco convincente, persino offensiva (non solo per gli investitori, ma anche e soprattutto per l’intelligenza umana). Se il problema non è di tipo tecnologico, probabilmente è di tipo economico, societario o dirigenziale (o un mix). Va da sé che questa è solo una ipotesi e una deduzione personale, ma faccio fatica ad immaginare cos’altro potrebbe rallentare in modo così esasperante un progetto che, evidentemente, meriterebbe invece molta più sollecitudine ed attenzione da parte del mondo economico oltre che politico a livello internazionale oltre che nazionale.

      Un saluto caloroso a barbagianni e a tutti voi dal Panda

      Elimina
  2. Alessandro Corradini:
    "... difficoltà a raccogliere capitale ed investimenti in quantità adeguate alle potenzialità tecniche del progetto ..."

    Credo che il problema fondamentale sia proprio determinare le potenzialità tecniche del progetto.
    La famosa università di Delft provando un kite di 25 metri quadrati produce una potenza media di 3 kW (anche loro, parchi di informazioni dettagliate, non chiariscono se al netto o al lordo dell' energia e del tempo necessari per il riavvolgimento dei cavi).

    L' ordine di grandezza è quello delle misurazioni effettuate da Kitegen, Kitegen però racconta che sia possibile estrarre 20 kW/metro quadrato per 8 000 ore anno; evidentemente sono davvero convinti di aver a che fare con stupidi ignoranti.

    Dimostrino con dati attendibili il loro assunto, invece di introdurre fattori moltiplicativi di fantasia (vedi KPF, "l' immenso fronte di vento intercettato" e il Capacity Factor - da cinque a otto mila ore/anno a seconda di dove si trova scritto), e gli investitori faranno la fila, continuino con le chiacchiere e resteranno, giustamente, in mutande.

    Saluti.

    bg

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro barbagianni, posso sbagliarmi, ma non credo che i problemi impedenti siano di natura tecnica (o non solo per lo meno). Ci sono stati molti casi di avventure economiche basate su tecnologie meno comprensibili, promettenti e sviluppate del Kite e che tuttavia sono state in grado di reperire i fondi necessari al loro sviluppo. Possibile che un’azienda con capacità tecniche comprovate, pluri-premiata ed in possesso di un prototipo tra i più avanzati al mondo nel suo genere non riesca a sollevare un minimo d’interessamento economico? Neppure nonostante la più grave crisi energetica della storia?

      Se il problema fosse solo di natura tecnica, sarebbe possibile affrontarlo e sorpassarlo. Questa prospettiva (reale o illusoria) alletterebbe molti. Si troverebbe quindi qualcuno disposto ad accollarsi il rischio dello sviluppo (il mondo è grande e la fame di affari pure). Paradossalmente, vista la notorietà del progetto, se anche non ci fossero affatto speranze, ci sarebbe comunque l’interessamento da parte di speculatori selvaggi e veri e propri truffatori. Invece niente. D’altra parte, se i problemi fossero invece di natura manageriale (ad esempio) o di condizioni imposte dalla Kite Gen ai propri interlocutori (o altri problemi analoghi), allora sarebbe più che giustificata la freddezza prolungata del mondo economico, poiché tale apparente freddezza sarebbe solo un’illusione: la manifestazione esteriore di una difficoltà congenita tutta interna alla Kite Gen. La “sparata” sul salvataggio della Alcoa non ha fatto altro che aggravare tale sospetto.

      Attenzione, non dico che il Kite Gen sia tecnicamente perfetto, (non ho modo di esprimermi in tal senso o in senso opposto). Dico che l’intera vicenda riguardante il Kite Gen ha avuto un’evoluzione sospetta, ossia un’evoluzione che fa pensare a un’incapacità di attrarre investitori che travalica qualsiasi considerazione di natura tecnica. Nel caso questa mia intuizione fosse corretta, allora sarebbe una vera tragedia tecnologicamente e scientificamente parlando. Senza tali impedimenti, infatti, si potrebbe verificare potenzialità e criticità del progetto, imparando un sacco di cose anche in caso di un fallimento clamoroso. In presenza invece di quegli impedimenti “umani”, invece, tutto rimarrebbe bloccato finché essi non svanissero (il ché però potrebbe non avvenire mai).

      Non resta che aspettare e vedere l’evolversi (o meno) della situazione.

      Elimina
  3. Per l' U. di Delft: http://tech.groups.yahoo.com/group/AirborneWindEnergy/message/8698

    RispondiElimina