Viviamo in tempi interessanti: biotecnologie, permacultura, eolico d'alta quota, nanotubi, rivoluzione informatica, Internet, solare a concentrazione, fotovoltaico di nuova generazione, auto elettriche, scooter a gas, strepitosi successi medici, intelligenza artificiale, e-paper ecc...
Sembra che la fantascienza sia roba non più così lontana, anzi quasi dietro l'angolo. Sembra, ma come per ogni cosa, occorre prudenza. Ogni cosa presenta dei rischi. Vivere e rischiare, si potrebbe dire che siano di fatto la stessa cosa. Ora però non mi voglio riferire ai generici pro e contro che ogni decisione comporta, quanto ai contro delle non-scelte, dei non-inizi e delle auto-bugie. Il rischio dell'attuale cultura di massa (e con essa della politica e dell'economia odierna), pare infatti che non risieda tanto nella mancanza di strade promettenti e soluzioni brillanti già oggi a disposizione, quanto nella mancanza di volontà di utilizzarle e di sfruttarle fino in fondo. Queste meravigliose opportunità (presenti e future) rischiano, col passar del tempo, di trasformarsi in opportunità perse. Rimorsi collettivi. Peccato non aver fermato i cambiamenti climatici finchè si poteva. Peccato non aver fermato la speculazione finanziaria finchè eravamo in tempo. Peccato non aver massicciamente investito nella riconversione sostenibile dell'economia mondiale finchè eravamo in tempo, ecc...
La maggioranza delle persone sembrano preferire la possibilità di trovar qualcuno a cui dare la colpa piuttosto di quella di trovar le soluzioni ai problemi. La gente comune si lamenta della fuga dei cervelli, ma è restia ad investire tempo e denaro nella propria formazione e ancor più restia ad investire nella più piccola innovazione. Questo atteggiamento non lo condanno, è umano, è comprensibile. Il punto sfortunatamente è che se non inizieremo presto ad innovare (e per presto intendo ora) rischiamo che i tempi interessanti in cui viviamo si trasformino in tempi duri. Duri e basta. Diciamo pure tempi catastrofici, se ci ostineremo nell'immobilismo culturale (e quindi anche politico ed economico) di oggi.
I tempi, comunque la si pensi, cambiano e bisogna cambiare con essi altrimenti si diventa inadatti. Se vi pare poca cosa ricordatevi cosa diceva Charles Darwin in merito agli inadatti.
Si può guardare al futuro con timore e reagire con schemi passati camuffati da innovazione. Così facendo si protegge l'oggi sacrificando il domani.
Oppure si può rifugiarsi in un ottimismo ottuso di chi dice istericamente "si risolverà tutto" (e in realtà pensa "non voglio fare un bel niente") .
O ancora: ci si può chiudere a riccio nel pessimismo cosmico-millenarista da fine del mondo e dire "è tutto inutile" (e pensare ugualmente "non voglio fare un bel niente").
Un alternativa assai meno battuta e molto più saggia mi pare infine quella di guardare al futuro con la speranza di quello che si sta rimboccando le maniche per far si che quella stessa speranza che gli da il coraggio di iniziare divenga una realtà e una soddisfazione. Se una multinazionale non piace, perchè lamentarsi, basta boicottarla. Quello che fanno o dicono gli altri non conta. Se un certo comportamento piace anzichè cercare di convincere tutti gli altri ad intraprenderlo si può iniziare da sè stessi. Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo, diceva qualcuno che la sapeva molto, ma molto lunga. Un esempio vale più di mille parole e di un milione di lamentele messe insieme.
Viviamo tempi molto interessanti e sono convinto che, insieme (un contributo alla volta), possiamo renderli molto più interessanti e assai meno duri. Con grande soddisfazione di tutti.
Un abbraccio a tutti voi dal Panda.
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