La politica dei sondaggi. Com'altro chiamarla? Oppure politica dell’amnesia: ogni 2/3 settimane si ribalta la propria (presunta) strategia politica in funzione della convenienza del momento. Non si tratta di apertura mentale, né tanto meno di apertura al dialogo, è solo sfrontatezza. E’ quel tipo di sfrontatezza che deriva dall’essere sicuri che ben pochi hanno il tempo, la possibilità e la voglia andrà di andare a spulciare le affermazioni di 2/3 settimane prima. E’ persino peggio di così: questa apparente volatilità politica è la sfrontatezza derivante dalla certezza che il bombardamento dei mass-media e dei loro programmi spazzatura ha ormai azzerato la capacità di reazione della gente comune. L’esasperazione dei toni, la radicalizzazione urlata delle diverse posizioni e la sovraesposizione ad una valanga di notizie socialmente, economicamente e politicamente irrilevanti, ha fatto sì che una ilarità fatalista, rassegnata ed autoprotettiva si sostituisse a quella che una volta era una sana indignazione seguita da una forte reazione sociale. A veri e propri voltafaccia (a volte veramente eclatanti), non segue quindi dal mondo politico nulla, se non la solita noiosa e sterile schermaglia polemica da campagna elettorale perenne. Ciò evidenzia come nessuna spiegazione convincente sia considerata una manovra necessaria, neppure a fini strettamente elettorali. Perchè sforzarsi di inventare sempre nuove scuse quando basta l'oblio mediatico e quindi mnemonico. Non serve neppure aspettare a lungo, bastano da due settimane ad un mese (sempre che non si sia Mr B. in persona, in quel caso anche 24 ore sono più che sufficienti).
Quello che il mondo politico italiano ed europeo sta offrendo ai propri elettori non è vera politica, ma una sorta di “politica-truffa”. L’unico fine apparentemente perseguito dal sistema politico, infatti, pare essere divenuto solo quello di ingannare gli elettori per raggiungere precisi obiettivi economici. Il tutto viene condito con orizzonti temporali di brevissimo respiro che impediscono qualsiasi progettualità sensata. L'unica razio che rimane, sfortunatamente, è quindi la logica affaristica privata costantemente parcheggiata alle spalle del dibattito politico pubblico. Il benessere collettivo è totalmente escluso da quella logica. Il nocciolo reale delle diatribe politiche non è più cosa sia il bene comune e come vada perseguito, quanto piuttosto quali poteri economici forti foraggiare e come far apparire quel foraggiamento come se fosse il bene comune. Le democrazie moderne (e non solo l’Italia sfortunatamente) hanno svenduto le proprie prerogative politiche e la propria libertà intellettuale alle insaziabili avidità del libero mercato che altro non è se non la totale libertà concessa ai capitali a scapito delle persone.
Cosa ha a che fare tutto ciò con il referendum sul nucleare? E’ presto detto…
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, un mese fa, sosteneva di essere “preoccupata per la situazione in Giappone, ma allo stesso tempo indignata per la polemica sul programma nucleare in Italia che ritengo strumentale e macabra". Non contenta aveva anche aggiunto che “alla luce delle considerazioni di molti esperti, si può sperare che l'impatto dei problemi verificatisi negli impianti nucleari sarà contenuto, e verosimilmente marginale rispetto al complesso dei danni causati dall'inaudita violenza dell'evento sismico e dello tsunami". Sulla polemica nata in merito alla presunta sicurezza delle centrali nucleare, il ministro sosteneva infine: "la trovo immancabile e di pessimo gusto”.
A quella posizione del ministro dell’Ambiente, il capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati Fabrizio Cicchitto, aveva provveduto a dar man forte, affermando immediatamente che, "sul nucleare, la posizione resta quella che è, non si può cambiare ogni volta; anche perchè per altro verso noi abbiamo problemi non da poco se guardiamo al mondo che ci circonda in modo più ristretto".
Passa un po’ di tempo (giusto quello che serve per una prima tornata di sondaggi) e la posizione governativa ha una prima drastica virata, invocando una sosta tecnica per meglio valutare la questione nucleare. Qualcuno pensa che aspettando forse si può ancora salvare il mega-affare finanziario. Intanto però la catastrofe di Fukushima avanza inesorabile. Le cose degenerano fino a costringere il governo giapponese ad ammettere, a settimane di distanza (e di smentite), che Greenpace effettivamente aveva ragione a sostenere che l’incidente è di livello 7 sulla scala INES dell’IAEA. Dopo settimane di costanti insabbiamenti, rassicurazioni e sottovalutazioni il mondo (e persino l’Italia) è quindi venuto a sapere che a Fukushima si è raggiunto il massimo grado di catastrofe nucleare possibile, quello per intenderci raggiunto in precedenza da Chernobyl nel 1986.
Un tecnico della Tepco ha ammesso addirittura che, forse, la situazione è persino peggiore.
A quel punto una nuova tornata di sondaggi hanno messo in evidenza l’estrema fragilità della posizione del governo italiano in termini di consensi e di possibile catastrofe referendaria. Prima lo scandalo della pubblicità ingannevole del portale sul nucleare, poi Fukushima, poi gli scandali sulle sistematiche rassicurazioni e sugli insabbiamenti da parte del governo giapponese e della Tepco, poi le dichiarazioni contrarie alle centrali nucleari del premio Nobel Rubbia, poi la perdita di credibilità di Veronesi, poi l’incidente di Oganawa, quindi il dietrofront tardivo e tragicomico della Merkel, seguito persino dai ripensamenti dei francesi sul EPR, poi le critiche dell’Europa sulla cattiva gestione delle energie alternative… insomma, l’ottimismo pro-nucleare sbandierato dal governo di Mr B. appariva ormai una posizione evidentemente grottesca, insostenibile e controproducente. Molto controproducente! L’ostentato ottimismo sul nucleare, infatti, non si è rivelato un boomerang solo per il nucleare in sé stesso. Ha minato alla base la credibilità dell’ottimismo governativo in quanto tale. Inoltre le polemiche sul nucleare hanno riportato l’attenzione sulla gestione del terremoto dell’Aquila (aggravata dallo scandalo della falsa terremotata di Forum). Ha riportato l’attenzione anche sull’altrettanto fallimentare gestione dell’immondizia napoletana. Ha riportato l’attenzione sull’avversione del governo alle rinnovabili. Quel che è peggio (per Mr B. s’intende) la figuraccia nucleare rischiava di trascinare il dibattito politico sui fatti e non sul solito scambio di urli ed improperi. L’attenzione riversata sui referendum programmati era inaccettabile. Bisognava agire e lo si è fatto.
Il risultato è stato l’ennesimo e vistoso dietrofront. Nessuno che si dimetta. Nessuno che ammetta il clamoroso errore di valutazione. Nessuno che dia spiegazioni approfondite del cambiamento. Si fa è basta, in modo da disinnescare il referendum, già per altro penalizzato dal averne fissato la data a giugno, isolandolo per di più dalle altre tornate elettorali. Scopo evidente è quello far crollare la probabilità di giungere al quorum stralciando il nucleare dai quesiti referendari. Far fuori il nucleare dalla disputa referendaria equivale a tentare di salvare il salvabile, ossia da un lato la possibilità di conservare i vantaggi immorali garantiti dalla privatizzazione dell’acqua e dal legittimo impedimento e dall’altro evitare una catastrofica sconfitta politica facilmente quantificabile grazie all’esito del referendum, consentendo magari di ripresentare con maggior facilità la proposta nuclearista in un futuro non meglio precisato. Un futuro non precisato, ma certo più prossimo rispetto a quanto è toccato fare la volta scorsa a seguito del netto no al nucleare che gli italiani avevano già espresso in passato col referendum del 1987.
A questa “politica-truffa” si risponde in un solo modo: andando a votare al referendum sulla privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento. Nucleare o non nucleare.
Buon referendum a tutti dal Panda.
Questa mossa del governo è clamorosamente finalizzata a NON far esprimere al popolo (che dovrebbe essere sovrano e non lo è da moltissimo tempo) il proprio parere su questioni che lo riguardano così da vicino come il nucleare.
RispondiEliminaA Giugno andiamo tutti a votare compatti per guadagnarci ciò che dovrebbe essere un nostro diritto: decidere democraticamente del nostro futuro!
La libertà è partecipazione.
RispondiEliminaFirmato Sig. G e sottoscritto dal vostro affezionato Panda e, a quanto pare, anche da Pier ed un sacco di altra gente.
Un saluto a tutti dal Panda