giovedì 28 aprile 2011
Fab Lab
Vi sono esperienze molto interessantissime provenienti dal mondo accademico internazionale. Sono affascinanti innovazioni sospese a metà tra economia, tecnologia e sviluppo, spesso trascurate dai mass-media tradizionali e completamente ignorate da politica e società. Tra questi casi spicca, ormai da alcuni anni, quello del Fab Lab promosso dal Center for Bits and Atoms (CBA) dell’MIT. Il Fab Lab è un micro kit tecnologico. In pratica si tratta di una sorta di personal-fabbrica estremamente economica e compatta rispetto agli omologhi industriali, ma in grado virtualmente di creare o replicare quasi qualsiasi cosa, da un chiodo ad un chip. Ad un costo di circa 17 mila euro, il kit del Fab Lab, nella sua componente hardware di base, comprende una mini-rete di tre computer che dirige una serie di utensili a controllo numerico composta da un laser in grado di tagliare la plastica, una fresatrice di altissima precisione (in grado di modellare in 3D i metalli) ed un coltello elettronico (anch’esso di precisione). La realtà dei Fab Lab , comunque, va molto oltre la loro componente software ed hardware. Le attività del progetto Fab Lab, infatti, spaziano dal potenziamento tecnologico alla formazione tecnica basata su progetti peer-to-peer, dal problem-solving locale all’incubazione di micro-imprese ad alta tecnologia fino ad arrivare alla ricerca di base.
I Fab Lab si stanno diffondendo un po’ ovunque nel mondo (persino in Italia), facendo sorgere laboratori e centri di produzione indipendenti paragonabili a piccole fabbriche di quartiere. Grazie ad esperienze come questa o come quella di Open Source Ecology (di cui abbiamo parlato nel post precedente) o come quella italiana di Arduino e tante altre ancora, si stanno creando le basi ed i presupposti per un nuovo tipo di economia più egualitaria, low-cost, sostenibile ed iper-personalizzata. Questa nuova economia permetterà, tra l'altro, di ricavare prodotti finiti a partire anche da materiali riciclati e locali, lasciando che sia la conoscenza a muoversi e non le merci. Il video qui sopra, preso da TED e sottotitolato anche in italiano, tenta di far capire cosa tutto ciò possa significare in termini di potenziale di sviluppo (anche, ma non solo, per realtà terzomondiali).
Buona visione ed un saluto a voi tutti dal Panda
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