Ecco le critiche:
Vola Alto - quello che non si dice sul kitegen from Mattia Butta on Vimeo.
E qui la replica della Kitegen
Vola Alto 2 - La replica della Kitegen research s.r.l. from Mattia Butta on Vimeo.
Il vostro affezionato Panda non condivide lo scetticismo dell'intervistatore, ma apprezza grandemente un caso di giornalismo in cui si da ampio spazio alle informazioni e ai diretti interessati. Si noti che i due video risalgono ormai a circa un anno fa. Nonostante tutto, sembra che ancor oggi la politica continui a latitare ed i privati ad approfittarne. E' molto triste vedere l'eccellenza pubblicamente punita anziché premiata (o per lo meno incoraggiata).
Si finge di stupirsi che l’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s abbia deciso di tagliare il voto di affidabilità all'Italia. Certamente le agenzie di rating non sono sante e, dopo tutto quel che è successo in questi anni, la loro credibilità è ai minimi storici, ma l'Italia ha servito loro il declassamento su un piatto d'argento (e continua a farlo, cosicché il FMI si sta già leccando i baffi pregustandosi un lauto banchetto con la nostra carcassa).
Perché il Panda dice tutto ciò? Perché, nonostante le impressioni, le risorse per risollevarsi l'Italia ce le avrebbe, ma i parassiti, gli ignoranti e gli incompetenti sono davvero troppi. Serve più dinamismo. Trascurare progetti come il Kitegen (ma lo stesso vale per il solare a concentrazione di Rubbia e tantissimi altri casi meno noti) è follia, non politica né economia. Quando si parla di meritocrazia in Italia sembra di parlare di un UFO, ma la meritocrazia non è un optional di cui si può far a meno. Non in tempi come questi. O lo si capisce ed accetta o si fallisce (e non in senso figurato).
Un saluto a tutti dal vostro affezionato Panda
Trascurare progetti come il Kitegen (ma lo stesso vale per il solare a concentrazione di Rubbia e tantissimi altri casi meno noti) è follia, non politica né economia.
RispondiEliminaSacrosante parole. Ciò dimostra che purtroppo l'economia non prevede comportamenti assolutamente razionali. E quindi falso il teorema "se gli imprenditori non investono qualche problema ci sarà." Oltretutto è ovvio che qualche problema c'è, come in qualsiasi ciclo di progettazione, prototipazione, produzione. Ma è vero che la tecnologia c'è già - non è come quando mancavano gli OLED di un certo colore per fare un certo tipo di TV. Qui c'è già tutto - si tratta solo di assumersi i rischi di realizzazione del prodotto - che evidentemente sono, ("a occhio") per es., enormemente inferiori di quanto non siano stati quelli della più semplice aeromobile da guerra di ultima generazione.
L’epopea del Kitegen mi ha fatto pensare: strana l’imprenditorialità dei sostenitori del "libero mercato"! Tutti pronti a giustificare e tollerare qualsiasi cosa generi profitto (compreso la fabbricazione di armi studiate appositamente per ferire ed uccidere bambini). Nessuno di loro però è pronto a rischiare nemmeno una infinitesima frazione delle proprie oscene ricchezze in ciò che realmente serve alla società, neppure quando sa che funzionerà egregiamente. Eh no! Saper che funziona non basta! Si investe solo sul sicuro, sicuro-che-più-sicuro-non-si-può, meglio se è un “sicuro” sovvenzionato (più o meno occultamente) dallo Stato. D’altro canto, lo Stato stesso, in questo scenario, si guarda bene dal finanziare qualsiasi cosa possa anche solo ipoteticamente disturbare o dispiacere ai soliti poteri forti (ma sarebbe meglio chiamarli “concentrati”). Men che meno lo Stato si interesserà ad alcunché su cui non sia possibile strappare commissioni, polpette, affari, ricatti, ecc… Per le questioni di immagine basta la propaganda e le solite promesse, non serve a nulla scucire effettivamente la pecunia. Avete mai sentito un politico parlare contro la ricerca scientifica? E la ricerca scientifica ne ha tratto giovamento da questo supporto morale della politica? Il Kitegen non fa eccezione, è solo un po’ più visibile di tante altre vicende analoghe.
RispondiEliminaQuesto è lo scenario deprimente che ha condotto l’intero pianeta (e non solo l’Italia) dove siamo ora: non sulle vette dorate descritte per anni dai pifferai della globalizzazione selvaggia, ma nella valle di lacrime dove persino la classe media dei paesi più ricchi è sospinta verso la povertà, il petrolio a baso prezzo è in via d’esaurimento e l’equilibrio climatico del pianeta è compromesso. La ricchezza promessa a suo tempo non è arrivata; al suo posto si è presentata la crisi economica con annesse stangate fiscali (sempre più inique) e tagli selvaggi al welfare. Sempre per tacer delle guerre per il petrolio e della crisi energetica, ambientale, climatica ed umanitaria già in atto da anni.
Al contrario le ingiustizie sociali, descritte a suo tempo come un male necessario da pagare per giungere al benessere, non solo sono arrivate subito, ma sono cresciute in modo abnorme nel tempo, tanto scavalcare i confini del terzo mondo (in cui le si credeva ingenuamente rilegate). Strani questi “strani” sacerdoti del PIL: comunisti quando si tratta di salvare le banche (da bolle speculative da loro stesse create) ed iper-liberisti quando gli si chiede di pagare le tasse come tutti, prontissimi a tessere le lodi dello spirito imprenditoriale, ma restii fino al ridicolo a rischiare di propria tasca, meritocratici a parole e retrogradi clientelisti nei fatti, aperti all’innovazione nei simposi ma avversi nelle loro aziende e nei loro investimenti (il Kitegen insegna)…
Strani questi sacerdoti del PIL: ma veramente hanno ancora il fegato di auto-definirsi “economisti” o “imprenditori”?
Forse “parassiti” sarebbe una definizione più realistica. Non è retorica od esagerazione verbale. Non più dopo il disastro economico, sociale ed ambientale a cui tutti stiamo assistendo. La vicenda del Kitegen altro non è se non l’ennesima prova lampante della perversione strutturale dell’attuale sistema economico e politico.
Il Panda concorda e sottoscrive entrambi gli interventi.
RispondiEliminaUn saluto a tutti dal Panda