La globalizzazione e l’ultraliberismo degli ultimi anni sono riusciti dove nessuno aveva avuto successo: riunire il mondo sotto una sola fede. Certo non si tratta di una religione qualsiasi, ma sempre di religione si tratta. Parliamo del money-teismo ovvero del culto del Dio Denaro. Ne abbiamo già parlato altre volte su Pandemica-mente, ma c’è qualcosa da aggiungere. E non è una constatazione di poco conto: il money-teismo ha raggiunto la sua apoteosi, il punto di suo massimo splendore. Buon per lui e molto male per noi, viene da pensare, ma il nocciolo della questione è che, avendo toccato l’apice, d’ora in poi al Dio Denaro non resta che l’agonia il declino, quindi l’agonia ed infine la morte. Prima di morire si ammalerà, avrà sussulti e convulsioni, ma alla fine, come ogni altra cosa nel creato svanirà lasciando il posto a qualcos’altro (non necessariamente di migliore).
Non si creda che questa ipotesi poggi sulla speranza che ciò avvenga...
Il denaro, da promotore di progresso ed innovazione si è trasformato, nel corso dei millenni, in un inarrestabile parassita sociale. Ha macinato successi su successi per secoli, ha accresciuto il suo potere a dismisura, sfruttando e poi eliminando le monarchie e gli imperi che l’avevano inizialmente diffuso in tutto il pianeta. Ha usato il potere politico delle nascenti democrazie per insediarsi stabilmente nella stanza dei bottoni, ha storpiato la comunicazione sociale (diffondendo tramite libri, giornali, radio e televisione i propri “valori” ed il proprio culto), ha sconfitto la burocrazia con la corruzione, ha soggiogato le libere elezioni imbrigliandole in stretti parametri prestabiliti, si è impadronito delle guerre, ha creato i servizi bancari, le assicurazioni, la finanza, il marketing, l’usa-e-getta e l’obsolescenza programmata ed il PIL, ha sedotto le grandi industrie fino a snaturarle, fino a svuotarle di ogni più piccola traccia di umanità, si è insinuato negli apparati militari, nella sanità, negli aiuti umanitari, nella produzione di sapere, nei servizi segreti, nello sport, nei divertimenti, nel cibo, nell’acqua e tramite gli OGM persino nel DNA…
… non c’è crisi che tenga, il denaro ha vinto e stravinto!
E l’umanità ha perso.
O almeno così parrebbe. Eppure i soldi non sono altro che numeri associati ad una strana convenzione sociale tanto strana quanto diffusa. Per quanto la ragioneria, la finanza e l’economia possano aver reso il Denaro una materia esotica ed arcana, i soldi non sono nulla più che la fiducia nel fatto di poterli facilmente tramutare in ciò che si desidera realmente. La fiducia però, si sa, può essere tradita. Fintantoché le risorse sono relativamente scarse, il denaro può dormire sogni tranquilli, sicuro del proprio dominio incontrastato sugli animi umani. Se però la scarsità di risorse si annulla o al contrario cresce a dismisura, il denaro perde subito il suo fascino. Se tutti avessero tutto ciò che desiderano, il denaro sarebbe completamente inutile. Se tutti fossero privi d’ogni cosa, ugualmente il denaro non avrebbe alcun valore (la clava casomai). In fin dei conti, l’ingiustizia sociale e l’insoddisfazione personale sono le vere colonne portanti su cui si regge il Dio Denaro e tutto il mondo da lui costruito.
Beh, direte voi, in quanto ad ingiustizie ed infelicità, andiamo alla grande ultimamente, quindi il Denaro non dovrebbe avere nulla da temere. Il vostro affezionato Panda concorda e, infatti, fin dall’inizio si è detto che il money-teismo ha ormai raggiunto il suo apice di splendore. Quando si raggiunge un apice però, per definizione, non si può far altro che scendere.
L’accumulo di tecnologia e conoscenza ha reso sempre più facile la produzione di beni e servizi, ovvero ha reso fattibile l’abbondanza. La cosa sembrerebbe un bene, ma c’è un difetto. Il difetto si chiama Denaro: il fulcro del money-teismo non può tollerare né abbondanza, né efficienza, né soddisfazione duratura. Se lo facesse sarebbe la sua fine perché la sua unica ragion d’essere è una distribuzione iniqua delle risorse e l’insoddisfazione umana. Ciò non di meno, man mano che le conoscenze si accumulano, la possibilità tecnica di creare abbondanza, efficienza e felicità cresce. Cresce. Cresce. Al tempo stesso l’uso smodato della tecnologia (reso smodato proprio dal denaro) ha portato ad un rapido esaurimento delle risorse a basso costo. Oggi stiamo entrando in un era di conoscenze e tecnologie fantascientifiche accostate ad una estrema scarsità di risorse (petrolio, acqua potabile, suoli fertili, ecc…). Da un lato quindi l’utilità del lavoro umano viene sempre più erosa (e con essa milioni di posti di lavoro) grazie al costante progresso tecnologico, dall’altra gli stipendi perdono sempre più valore d’acquisto a causa di meccanismi monetari (insiti nel denaro stesso), ma anche e soprattutto a causa della crescente scarsità di risorse del pianeta. Questa portentosa stretta sta rapidamente conducendo milioni di persone sempre più vicini ad un baratro. Al di la di esso c’è la morte e/o la povertà nera. Per la classe dominante (i ricchi) si pone un problema: a chi vendo se nessuno è in grado di comprare? Per i più poveri il problema è: come faccio a sopravvivere all’aumento dei costi?
Sembrerebbero due posizioni e domande ben distinte, ma non lo sono: entrambe le questioni si possono ridurre ad un’unica domanda: come faccio a fare soldi?
Il vostro affezionato Panda risponderà a questa cruciale domanda che assilla tutti con una domanda chiarificatrice: e chi lo dice che sarà ancora possibile “fare soldi”?
Quando le risorse divengono troppo scarse e i salari dei lavoratori troppo magri gli investimenti in attività produttive smettono di essere redditizi per il semplicissimo fatto che i costi salgono e gli introiti scendono. E allora come si fa?
I casi sono due: o ci teniamo l’attuale sistema money-teistico e ci estinguiamo con lui, oppure lo abbandoniamo e guardiamo a qualcos’altro. Supponendo che l’estinzione sia per i più un esito sgradito, cosa può far funzionare le cose bene come il denaro? Nulla grazie a Dio! Il denaro, infatti fa funzionare tutto maledettamente male! Ha però l’indubbio vantaggio di essere qualcosa di sufficientemente semplice per le nostre misere zucche umane. E’ comodo. E’ conosciuto. E soprattutto ha la capacità di far sognare anche chi, in realtà, non è in grado di farlo realmente. Volete la prova? Eccovela: quanti di noi hanno sognato di vincere alla lotteria? Ma trattandosi di sogni ad occhi aperti, perché abbiamo sognato di vincere alla lotteria e non direttamente ciò desideriamo?
Pare strano fare sogni cosi indiretti, ma non tanto se si considera l’innata pigrizia umana. Sforzarsi di conoscere ciò che realmente e profondamente desideriamo ci costa molta più fatica rispetto a pensare: se avessi i soldi potrei fare TUTTO ciò che vorrei (qualsiasi cosa essa sia). Una grossa vincita in denaro, nel mondo reale, rende felici per non più di un paio d’anni, poi ci si abitua all’idea e, a parte qualche rara eccezione, dopo si sta PEGGIO di prima. Pare una cosa incredibile, inconcepibile, assurda per dei convinti money-teisti come noi, ma le cose stanno proprio così: il sogno attualmente più diffuso al mondo (fare un sacco di soldi e vivere felici e contenti per questo) non è affatto un sogno, è un’illusione. E la differenza non è poca cosa.
Senza denaro però chi andrà a lavorare per gli altri?
Bellissima domanda. E in famiglia quanto pagate i vostri cari per aiutarvi? Niente?! Eppure la famiglia esiste da moooolto prima del dio denaro. Di fatto la famiglia ha iniziato ad entrare in crisi solo quando il Dio Denaro si è fatto più prepotente (cioè adesso), ma ancora resiste, nonostante tutto e tutti, ossia nonostante il mondo in cui vive sia money-teistico all’ennesima potenza.
Si, vabbè, ma il mio vicino di casa sarà fratello di qualcuno, ma non mio, che proprio non lo sopporto, e quindi chi va a lavorare? io o lui?
E se non ci andasse nessuno dei due? La disoccupazione tecnologica è un mostro orribile nel sistema money-teistico, perché in quel sistema (con poche eccezioni), se non lavori non ottieni soldi e quindi non mangi. Se però si esce dalla logica imposta dal Dio Denaro, se i salari non sono più necessari, allora che male c’è se a fare il mio lavoro è una macchina? E, se si è fuori del sistema money-teistico, che male c’è se a fare un determinato lavoro ci va solo chi desidera farlo e non chi è costretto per mangiare?
Credete che non sia possibile?
Eppure, confessatelo, quante cose vengono fatte inutilmente e perfino dannosamente solo ed esclusivamente per soldi? Un enorme, colossale, super, mega, ultra dispendio di lavoro che non porta nessuna utilità. Se smettessimo di far tutta quella fatica inutile sarebbe assai meglio per noi e per il mondo su cui viviamo. Di testate nucleari, missili, armi, veleni, falsi miti e “ciofate varie” si potrebbe fare a meno e ben volentieri. Vendere roba usa-e-getta, farmaci inutili o dannosi, cibo scadente e contraffatto, dispositivi tossico/nocivi, truffe finanziarie, assicurazioni che non assicurano, ecc… ha senso ed è necessario solo in funzione del vil soldo. Fuori di lì si chiama pazzia.
Il denaro è un mito da cui, un passettino alla volta, ci si può liberare: a partire dalle nostre menti! Finché non uscirà da lì, non lo farà da nessun'altra parte, a meno che il mondo non crolli (il che non è affatto da escludersi continuando a lasciar fare a lui).
Buon futuro a tutti dal Panda
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