domenica 4 settembre 2011

Fotovoltaico, eolico e la nuova Frontiera

C’è chi dice che tra tanti, tanti, tanti anni si potrebbe forse arrivare a coprire perfino il 20% del fabbisogno energetico tramite energie rinnovabili. Queste “illuminate” persone, ovviamente, non sono tedesche. Perché? Beh, per il semplice motivo che in Germania si è già oltrepassato il fatidico 20% (vedi qui). Il tanto criticato fotovoltaico, lì, tanto criticato non lo è per niente. Come si è sempre detto, infatti, la Germania è terra o’sole! Niente a che vedere con la nostra buia, fredda e tetra Italia. No?!



E che dire dell’eolico? Con tutte quelle pale eoliche, ci sarà ancora un qualche volatile vivo in Germania od Olanda? Beh, sì. In effetti forse si è sempre saputo che la storiella sulle pale che ucciderebbero gli amici pennuti era sostanzialmente una bufala (vedi ad esempio qui), ma è così carino far finta di non saperlo, fa tanto, tanto greeeeeeeeen! Al contrario si sa perfettamente che i palazzi con le facciate a specchio effettivamente fanno strage di pennuti (vedi qui) eppure, “stranamente” non si sono montate infinite campagne mediatiche volte a fermarne od ostacolarne la costruzione e a criticarne il dubbio gusto estetico, come accade tutora per l'eolico. Strano?

Non sarà che dietro a tante scemenze, estremismi e contraddizioni pseudo-ambientaliste si nascondano ben precisi interessi economici? Come mai, ad esempio, si sente tanto spesso sostenere che l’incentivazione del fotovoltaico sarebbe un salasso che grava sulle bollette degli utenti? Perché nessuno parla invece dei super-mega-ultra salassi derivanti dalla tanto palese ed estesa quanto ignorata obsolescenza programmata dei prodotti (vedi qui)? Ed è poi vero che il fotovoltaico sia quel salasso per le tasche dei cittadini e non piuttosto una ghiottissima possibilità d’investimento a lungo termine, con tasi di ritorno semplicemente impossibili da ottenere con altrettanta facilità in ambito finanziario? Perché non si chiarisce piuttosto quanti di quei soldi “destinati” alle rinnovabili vengono invece dirottati per sostenere colossi monopolistici ed inquinanti?

Il Panda si batte per ottenere una maggior consapevolezza ecologica (propria ed altrui), ma dinnanzi a uno pseudo-ambientalismo ipocrita che si accanisce contro eolico e fotovoltaico, preferisce apparire un estremista pazzoide, piuttosto che sorvolare. Sorvolare su questi aspetti, infatti, vorrebbe dire assecondare questa cultura, distorta e malata, che sta imperversando indisturbata facendo danni ovunque. Si può avere qualsiasi opinione, ma per stabilire chi ha ragione oppure no, basta guardare ai fatti e i fatti dicono che non sono certamente né le pale eoliche, né i pannelli fotovoltaici il male del mondo, quanto piuttosto la nostra insana predilezione per incenerire petrolio, gas e carbone a qualsiasi costo. Questa insana predilezione ci ha condotti dove siamo ora, cioè al picco del petrolio e a drastici cambiamenti climatici. E siamo totalmente impreparati ad affrontarli. E li dovremo affrontare insieme.

L’uso smodato di combustibili fossili sta rischiando di far divenire noi dei fossili. Questa dovrebbe essere la priorità numero uno. Questo dovrebbe essere il problema nuomero uno da affrontare. Non è più tempo per tentennare e negare l’evidenza. Abbiamo oltrepassato largamente la capacità del pianeta di rigenerarsi. E’ tempo di agire. Parole del Panda? Sì (per adozione), ma anche e soprattutto di premi Nobel, alti funzionari Onu ed esperti internazionali di sostenibilità ambientale. Un punto di vista messo nero su bianco nel Memorandum di Stoccolma (vedi qui) per tacere degli infiniti allarmi e conferenze di geologi e climatologi.

Fa paura? Forse, ma anche il Far West faceva paura, eppure da quell’enorme sfida pioneristica è sorta la più forte superpotenza dei nostri tempi. Le sfide e l’ignoto, oltre ad essere un rischio, sono sempre anche un’opportunità. La fine della monarchia non è stata la fine di qualsiasi forma di governo, ma il passaggio che ha condotto alle democrazie moderne. La fine dell’industria del grasso di balena, non è stata la fine dell’industrializzazione, ma il passaggio al petrolio. La fine del petrolio chissà cosa poterà. C’è un mondo da reinventare.

Non è più tempo per “complottismi”, “attendismi”, “ipocrisie”, “affarismi” o “negazionismi”. Orami, volenti o nolenti, siamo in un epoca che apparterrà ad innovatori e creatori. Per scampare ai guai da noi stessi creati non serviranno la retorica o l’insulto, ma l’ingegno, la fantasia e la voglia di fare e di collaborare. Siamo giunti, quasi senza accorgercene, in una terra di confine, come la frontiera del Far West. Anzi, ancora di più, perchè non dobbiamo “semplicemente” costruire un continente, ma reinventare un mondo intero dalle fondamenta (per tacer delle nostre stesse vite). Nei prossimi anni ci attende un’incredibile avventura. Da come ci comporteremo in questi anni dipenderà se l’avventura sarà un epopea di gloria che conduce a vette insperate oppure un cataclisma senza precedenti che ci farà precipitare in abissi di disperazione.


Buon futuro a tutti dal Panda

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