Disastrosa è la giusta definizione per la politica energetica che il mondo intero sta seguendo. Disastrosa dal punto di vista sanitario, economico ed ambientale. Disastrosa persino nella oscena sequela di devastazione che ultimamente la contraddistingue. Qualcuno però finirà col dire che sono un catastrofista ed un pessimista che favorisce la crisi economica, se continuo a parlare di ciò che è sotto gli occhi di tutti. Sarà bene quindi fare un'analisi un poco più distaccata.
Vediamo un po'...
Il petrolio è in via d’esaurimento, inquinante e climalterante, così come il carbone e il gas naturale. I combustibili fossili sono inoltre legati a filo doppio con le peggiori dittature del pianeta e persino alla loro instabilità politica, come abbiamo purtroppo avuto modo di vedere con le rivolte del Maghreb. D’altra parte, come ci sta ricordato bruscamente il Giappone, l’energia nucleare ha costi stratosferici pari solo ai correlati rischi per la salute umana, l’ambiente e la sicurezza. I biocombustibili tradizionali (come ad esempio quelli derivati dalla colza) sono insufficienti dal punto di vista energetico, inquinanti e catastrofici dal punto di vista alimentare (nel senso che strappano terreno alle coltivazioni agricole affamando il mondo). Eppure proprio su questi tre pilastri (combustibili fossili, biocarburanti tradizionali e nucleare) si incentra ostinatamente la politica energetica internazionale. Potrebbe parere un’ostinazione pericolosamente vicina alla stupidità. Fra tante possibili alternative energetiche parrebbe incredibile scegliere sempre e solo le peggiori. Un motivo per spiegare questa strana predilezione, in effetti, ci sarebbe, anzi di motivi a ben vedere ce ne sono parecchi. Sfortunatamente nessuno di tali motivi è particolarmente simpatico o pubblicamente e socialmente presentabile. Combustibili fossili, biocarburanti tradizionali e nucleare sono tutti caratterizzati dal fatto di essere limitati e di richiedere altissime concentrazioni di capitali. Sono cioè un “orticello” che si difende facilmente dal tremendo rischio della concorrenza. I tre pilastri energetici citati sono accaparrabili con la violenza (a differenza di sole, vento, onde e geotermia). Inoltre, in quanto risorse limitate, nessuno le può sfruttare e nemmeno stimare realisticamente se non i loro proprietari. Il mercato che ne deriva è pertanto un mercato opaco, alterabile, manipolabile e conoscibile solo da chi detiene la proprietà della risorsa estratta. L’alta intensità di capitale richiesta poi, oltre a rappresentare una formidabile barriera all’ingresso, rappresenta essa stessa un’allettantissima opportunità di far affari. Parliamo in questo caso di affari finanziari, bancari e comunque per lo più di affari che vanno a scapito dei piccoli risparmiatori e dei consumatori finali.
In definitiva, i vantaggi di “petrolio e compagnia bella” sono sostanzialmente quelli di agevolare gli interessi di una ristrettissima elite di potere. Vantaggi illeciti ed iniqui, benché facilmente mascherabili dai mezzi di disinformazione accaparrabili con l’elevata liquidità indotta. Vantaggi intuiti, ma non conosciuti nella loro reale consistenza dai più, data la scarsa propensione dell’opinione pubblica a valutare correttamente i costi nascosti. Pochi, ad esempio, sanno che l’emissione di anidride carbonica per la costruzione di una comune automobile spesso equivale alle emissioni che la stessa genererà lungo tutto il corso della sua esistenza. Questo aspetto rende sostanzialmente vana qualsiasi riduzione di gas serra tramite la sostituzione incentivata statalmente delle vecchie vetture a favore di quelle nuove dai consumi più contenuti. Gli “ecoincentivi”, di fatto, sono solo incentivi alla produzione ed al finanziamento rateale, anche se sapientemente mascherati dietro una fasulla patina di rispettabilità ambientale. Una rispettabilità taroccata creata ad hoc da esperti di marketing travestiti da uomini di stato. Estendete questo piccolo esempio a tutto ciò che ruota direttamente od indirettamente (e persino molto, molto indirettamente) attorno al petrolio e avrete una parziale visione di ciò che i combustibili fossili da soli rappresentano nella nostra società e nelle nostre economie moderne. Lo spreco e lo sperpero, in quest’ottica non è un difetto del sistema, ma il suo unico e fondamentale obiettivo. In un’economia monetaria, lo spreco è ciò che fa girare più soldi di quelli che occorrerebbero date le effettive necessità dell’intera economia. Lo spreco è la cannuccia attraverso cui chi è al potere succhia soldi incessantemente da chi è a lui sottoposto e al tempo stesso è il mezzo con cui si può corrompere ed ottenere facile consenso.
Per questi motivi sentirete parlare sempre più di energia nucleare e centrali a carbone. Forse sentirete parlare persino di energie rinnovabili, man mano che il prezzo del petrolio prende il volo, ma sentirete ben poco di concreto in merito al risparmio energetico e all’efficienza. Non che non se ne parli, ma lo si fa in modo generico, semplificato, stile “buoni propositi” che nessuno riesce mai a mantenere e lo si fa con istillando ipocritamente il sospetto in chi ascolta che il risparmio energetico e l’efficienza siano faticose rinunzie e sacrifici.
Per quanto i dibattiti tra lo schieramento nuclearista ed antinuclearista, picchista ed antipicchista, pro-eolioco ed anti-eolico, pro-fotovoltaico ed anti-fotovoltaico possano appassionare e scaldare il sangue, c’è una fonte energetica che rimarrà sempre ed oggettivamente preferibile sotto tutti i punti di vista. Non c’è, infatti, energia più economica, ecologica ed intrinsecamente sicura dei Negawatt ossia dei watt risparmiati. Ahimè, dato lo sperpero inimmaginabile che facciamo di ogni cosa, il risparmio energetico è pure la fonte più abbondante che ci sia. Tutto il resto è distrazione.
Saluti a tutti dal Panda
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