Immaginatevi di essere costretti a stare su una nave in mezzo all’oceano, insieme ad un sacco di persone. Immaginatevi che il vostro mondo sia fatto solo di mare e di quella solitaria e fragile nave. Anche se quel mondo è un unico sconfinato oceano, spostarsi è comunque fondamentale per la nave su cui vivete, per evitare le tempeste peggiori, gli iceberg, i detriti galleggianti e soprattutto per seguire il pesce di cui ci si nutre. Immaginatevi poi che quella nave sia un’enorme nave ottocentesca, completamente in legno, con gli alberi per le vele ed un imponente motore a vapore. Immaginatevi infine che si debba decidere se usare il motore a vapore (che necessita di carburante) oppure le vele (ossia la propulsione fornita dal vento). Il Capitano della nave decide di usare...
...il motore a vapore perché, dice, “non possiamo rimanere in balia del vento che ora c’è e ora non c’è, inoltre con il motore a vapore la nave si muove molto più velocemente”. Gli fanno coro un nutrito gruppo di macchinisti pagati solo ed esclusivamente se le caldaie vanno. Ora il punto interessante è che non c’è carbone a bordo, anche se illustri scienziati tra ciurma ipotizzano che tra 50 anni, forse, lo si potrà sintetizzare a partire dalle alghe che crescono sullo scafo. Mancando il carbone, la caldaia deve essere alimentata a legna, non c’è alternativa. Essendo impossibile fare rifornimento di legna ed essendo impossibile coltivare foreste sulla nave, l’unico legno disponibile è quello che compone la nave stessa. Il capitano di conseguenza concede, dietro compenso, il permesso ai caldaisti (e solo a loro) di sfasciare e bruciare quel che trovano in giro per la nave per far andare il motore a vapore. Inizialmente i macchinisti non devono fare molta fatica, basta prendere un mobile qui e un mobile là. E’ una vera pacchia per loro. Man mano che il tempo passa, però la ricerca diventa via via più difficile ed i mobili via via meno adatti ad essere bruciati, perché quelli più polposi sono stati già bruciati.
...il motore a vapore perché, dice, “non possiamo rimanere in balia del vento che ora c’è e ora non c’è, inoltre con il motore a vapore la nave si muove molto più velocemente”. Gli fanno coro un nutrito gruppo di macchinisti pagati solo ed esclusivamente se le caldaie vanno. Ora il punto interessante è che non c’è carbone a bordo, anche se illustri scienziati tra ciurma ipotizzano che tra 50 anni, forse, lo si potrà sintetizzare a partire dalle alghe che crescono sullo scafo. Mancando il carbone, la caldaia deve essere alimentata a legna, non c’è alternativa. Essendo impossibile fare rifornimento di legna ed essendo impossibile coltivare foreste sulla nave, l’unico legno disponibile è quello che compone la nave stessa. Il capitano di conseguenza concede, dietro compenso, il permesso ai caldaisti (e solo a loro) di sfasciare e bruciare quel che trovano in giro per la nave per far andare il motore a vapore. Inizialmente i macchinisti non devono fare molta fatica, basta prendere un mobile qui e un mobile là. E’ una vera pacchia per loro. Man mano che il tempo passa, però la ricerca diventa via via più difficile ed i mobili via via meno adatti ad essere bruciati, perché quelli più polposi sono stati già bruciati.
Qualcuno dell’equipaggio, come voi, allarmato dall’andazzo chiede al capitano: “Scusi signor Capitano, ma se continuiamo così, presto rischiamo di rimanere senza più nulla da bruciare. Non sarebbe meglio tornare alla navigazione a vela?”. Il Capitano, invece di rispondere di persona, lascia la parola al rappresentante dei macchinisti che inizia subito con l’accusare l’interpellante e tutti coloro che vi sono dietro di lui di essere dei sognatori irresponsabili, degli illusi, dei truffatori, dei comunisti, ecc… Poi aggiunge: “Voglio essere estremamente chiaro: non c’è nessun problema di approvvigionamento di legname. Benché nessuno abbia il permesso di vedere gli inventari di bordo, perché quelli sono documenti riservati a cui non può accedere neppure il Capitano, noi, l’onorata gilda dei macchinisti, che quei documenti li vediamo ogni giorno, vi garantiamo che c’è legname a sufficienza per almeno 50 anni ancora. Non solo. Quand’anche in futuro venisse a mancare momentaneamente la fornitura di mobili e suppellettili in legno, ad esempio a causa di improvvise richieste di mettere il motore a tutto vapore, non vi sarebbero ugualmente problemi. La tecnologia, infatti, ha fatto passi da gigante e ora siamo in grado di estrarre legname anche dalla struttura stessa della nave. Nel frattempo, inoltre, la gilda dei macchinisti stipendia e da mangiare ai nostri migliori scienziati di bordo (che altrimenti sarebbero morti di fame già da anni) ed essi garantiscono che tra 50 anni si dovrebbe riuscire a sintetizzare carbone dalle alghe risolvendo il problema del carburante una volta per tutte. Viva la caldaia! Viva il progresso!”.
Dal resto dell’equipaggio si alza un mormorio di perplessità e qualcuno osa dire: “Ma se prelevate legname dalla struttura della nave, fra poco la nave cadrà a pezzi e noi tutti moriremo annegati!”. Il rappresentante dei macchinisti, stizzito, avanza con arroganza e, quasi gridando, dice: “Nessuna tecnologia è perfetta, ma l’intera economia della nostra amata nave si regge sui soldi mossi dalla gilda dei macchinisti e quando avremo il carbone sintetizzato dalle alghe potremo iniziare a riparare la nave. Volendo si potrebbe utilizzare una qualche piccola vela secondaria giusto per aiutare il motore a vapore nei momenti di picco di energia, ma assolutamente non si può usare tutta la velatura perché i costi di tessitura sarebbero assolutamente proibitivi”.
A questo punto si fa avanti il rappresentante degli scienziati indipendenti (ossia della sconfinata comunità accademica non stipendiata dalla gilda dei macchinisti) e dice: “Questa è follia! Non c’è nessuna garanzia che tra 50 anni avremo risolto i problemi per la sintesi del carbone, ma soprattutto estraendo legno dalla nave al tasso di crescita attuale tra 10 anni al massimo la nave affonderà. Peggio ancora, forse già fra 5 o 6 anni, i danni strutturali potrebbero risultare irreparabili perché non c’è abbastanza materiale a bordo per porvi rimedio. Se non facciamo qualcosa subito per utilizzare le vele (e intendo tutte le vele) saremo spacciati. Ben venga qualsiasi tecnologia alternativa al motore a legna, siano vele od altro, perché sostenibile nel lungo periodo”.
A questo punto un enorme drappello di strilloni alle dipendenze dei macchinisti si mette ad urlare di tutto contro il malcapitato: “Scienziato fasullo! Taci!”, “Cospiratore al soldo dei costruttori di vele, vergognati!”, “Menzognero! La comunità scientifica non è ancora unanimemente d’accordo sul fatto che, prelevando legno dalle travi, la nave rischi di sbriciolarsi!”, “La teoria che facendo buchi nello scafo la nave affonderà, per quanto plausibile, è solo una teoria ancora tutta da dimostrare e spacciarla per verità scientifica è da irresponsabili!”, ecc… ecc…
Il coro di insulti prezzolati non cessa e continua anzi prima nei giorni e poi negli anni a seguire.
Tutto finisce così ed il risultato è che la nave continua ad andare col motore a vapore. Man mano che la situazione peggiora, quasi tutti iniziano ad ammettere che prima o poi si sarà costretti a passare alle vele, ma, aggiungono subito dopo, quella tecnologia non è ancora matura tecnologicamente né economicamente competitiva rispetto alla locomozione a vapore. La stragrande maggioranza delle persone a bordo hanno un po’ di inquietudine, ma nessuno è terrorizzato perché tutti pensano: “Se le cose si dovessero mettere veramente male il Capitano interverrà con decisione, farà installare le vele d’urgenza e tutto si risolverà”.
Lo stesso scienziato indipendente che era stato aggredito durante il dibattito inizia però a far notare a tutti quelli che incontra che lui e tutti i suoi colleghi sono terrorizzati. Il motivo è che su tutti gli alberi maestri si vedono ormai dei grandi e vistosi fori eseguiti dai caldaisti per l’estrazione del legname “strutturale”. Il rischio principale che preoccupa gli accademici è che, qualora si passasse alle vele, la nave finisca letteralmente per cadere a pezzi. Il problema dicono non è più tecnico ormai da molti anni. Il problema è solo politico perché né il Capitano né i potenti macchinisti e neppure l’equipaggio nel complesso sembrano intenzionati ad abbandonare i tanti vantaggi che la propulsione a vapore a fornito a tutti. Nessuno vuole imparare a legare vele, faticare a salire sugli alberi maestri, studiare l’arte dei nodi, sudare per issare le vele, ecc… Men che meno investire soldi nella conversione dell’intera nave: un’operazione finanziariamente rischiosa. Quel ch’è peggio, sono tutti assuefatti al tenore di vita che i caldaisti con il loro motore a legna hanno donato a tutti sulla nave. L’intera economia, società e cultura della nave è stata adattata all’estrazione del legname. Gli scienziati indipendenti, sono spaventati, ma, pur essendo la stragrande maggioranza degli scienziati a bordo, non sanno come fare per farsi sentire e per convincere l’intera nave del tremendo rischio insito nel partire troppo tardi con la conversione alle vele. Quando ne parlano tutti gli danno dei catastrofisti.
La nave intanto avanza a mezza potenza, perché ormai da qualche tempo “l’avanti tutta” è stata abolita. Si è trattato di un’abolizione inevitabile dato che la nave non si può più permettere “l’avanti tutta” a causa del costo del legname ormai schizzato alle stelle (c’è chi dice a causa degli speculatori).
Ognuno a bordo continua a sbrigare le proprie faccende e, anche se tutti hanno notato un netto peggioramento, non sembra poi la fine del mondo. Qualche mamma si sveglia nel cuore della notte per gli incubi al pensiero della vita di bordo che “forse” toccherà ai suoi figli, ma poi si gira su un fianco e si riaddormenta. Ogni tanto una notizia incoraggiante sul fronte della ricerca scientifica risolleva gli animi sempre più depressi. Ora giunge notizia dagli strilloni di progressi sull’ottimizzazione della propulsione a remi, ora su nuovi sviluppi sulla propulsione che sfrutta il moto ondoso, poi si viene a sapere che si è addirittura costruito qualche piccolo prototipo su una propulsione a vapore integrata con energia solare, ecc…
Bisogna essere ottimisti e, almeno per ora, lasciare che la nave vada a vapore. Poi si vedrà. Chissà quali sorprese riserverà il futuro? Con tutti i soldi che i macchinisti hanno fatto in questi decenni di “vacche grasse” chissà quali e quanti mirabolanti brevetti avranno nel cassetto! Al momento giusto sono tutti certi che i macchinisti li tireranno fuori dal cassetto quei prodigi tecnologici e allora se ne vedranno delle belle…
Sì, è vero, a bordo la vita s’è fatta dura. A volte ci sono perfino delle piccole rivolte popolari nei livelli più bassi della stiva, una volta piena di legno ed oggi di pezzenti affamati e topi. E’ evidente che qualche problema c’è, ma in fondo, in passato, la nave ha sempre superato tutti gli ostacoli, tutte le tempeste ed è ha sempre trovato il modo di procedere a velocità sempre maggiori. Sicuramente si uscirà anche da questo pasticcio.
Prima o poi qualcuno avrà un’idea geniale…
…o forse è ora di iniziare a far qualcosa, qualsiasi cosa, senza aspettare il resto della ciurma?
Un dilemma non tanto difficile da risolvere, non trovate?
Benvenuti a bordo dal Panda.
Hahaha! Bella la similitudine della nave... rende bene l'idea! Altri, con altrettanto acume, hanno paragonato il nostro mondo alla continua ricerca di maggiori profitti ad un treno lanciato a tutta velocità verso il baratro. Nessuno lo ferma perchè i macchinisti sono troppo impegnati a rapinare i passeggeri!!
RispondiEliminaA me personalmente, fa sempre venire un sorriso amaro...
Il Panda è pienamente d’accordo con Pier: sicuramente i “macchinisti” della nave, del treno e di questo pianeta sono troppo indaffarati a derubare per aver voglia di cambiare qualcosa. Questa amara constatazione, tuttavia, non deve illudere sul fatto che il resto della massa dei passeggeri, nonostante le apparenze, possa essere migliore.
RispondiEliminaIl freno d’emergenza, sia che si parli di navi, treni o pianeti, va tirato ora, non fra 5, 10 oppure 20 anni. Perché siamo così restii?
Vediamo: l’operato dei “macchinisti”, se non giustificabile, per lo meno è comprensibili proprio a causa dei favolosi bottini che genera. Dalla propria noncuranza, invece, i passeggeri comuni non ci guadagnano nulla, anzi sono costantemente rapinati!
Purtroppo, la loro riluttanza a tirare il freno d’emergenza, non deriva quindi dall’essere completamente ignari dei problemi o delle ruberie in atto. La loro inerzia è figlia soprattutto della pigrizia. Pigrizia che in buona parte spiega anche l’ignoranza stessa che, in effetti, in buona parte li pervade attenuandone i sensi di colpa. In quest’ottica, in fondo, ai passeggeri comuni fa persino comodo che ci siano a bordo dei macchinisti “cattivi” verso cui poter rivolgere le proprie lagnanze ed improperi. Questo, infatti, li fa sentire le “povere vittime” (o per lo meno parti lese) e non la maggioranza “pecorona” e responsabile.
Se i nazisti qualsiasi del secolo scorso accettarono supinamente di bruciare gli ebrei, non fu perché fossero più mostruosi o sadici della media delle persone, ma perchè qualcuno ritenuto all’epoca “autorevole” gli diceva di farlo e soprattutto perché loro ci guadagnavano qualcosa nel mentre. Rifiutarsi non era impossibile. Un po’ rischioso forse, ma soprattutto molto, molto faticoso. A guerra persa poi, la maggior parte di loro ha scaricato tutta la colpa su Hitler (il capo dei macchinisti d’allora).
I macchinisti non sono buoni, i loro passeggeri neppure. Non si tratta però di mostri, si tratta di persone comuni che sbagliano, in alcuni casi gravemente, ma chi è perfetto? Non è sufficiente puntare l’indice verso i difetti per risolvere i problemi. Per evitare follie quali quelle del nazismo o quelle più recenti del consumismo, bisogna sforzarsi da un lato di capire la situazione e dall’altro lato di evitare la tentazione autoassolutoria di crearsi facili capi espiatori. Quel che serve veramente, quindi, è tanta voglia di far bene. In altri termini, serve un pizzico di comprensione unita all’orgoglio di fare la cosa giusta, seguita dalla gioia di averla fatta.
Cose meraviglise a voi tutti dal Panda