La situazione in Libia è drammatica dal punto di vista umanitario. Inoltre, come molti fanno notare, la Libia è un esportatore di petrolio e gas e gli scontri armati di questi giorni possono sicuramente rallentare il flusso di greggio in uscita dai confini libici. Certo, c'è di che preoccuparsi, soprattutto per un paese tanto esposto energeticamente, economicamente e politicamente come l'Italia.
Tuttavia questa situazione non giustifica, da sola, ciò che sta accadendo sui mercati internazionali. Bisogna avere chiare le dimensioni delle forze coinvolte per poter capire. La Libia probabilmente esporta circa 1.6/1.7 milioni di barili di petrolio al giorno (mbg) su un consumo totale a livello mondiale di quasi 90 mbg… il contributo della Libia, in altre parole, è di un misero 2% del totale del petrolio consumato!!
E allora perché? Perché il prezzo del barile è schizzato a 100 dollari ed oltre?
Vediamo un po'...
I motivi che spiegano questa “anomalia” economica sono sostanzialmente due.
Prima di tutto, a dispetto delle solite e numerose dichiarazioni tranquillizzanti di rito, probabilmente non c’è tutta quella capacità dell’OPEC di aumentare la produzione di petrolio, nemmeno per rimpiazzare un contributo così modesto.
Inoltre, la paura vera del mondo è che le rivolte che stanno interessando il nordafrica possano presto coinvolgere l’Arabia Saudita. Se ciò dovesse accadere la nostra vita agiata e tranquilla non sarebbe più la stessa. Stiamo parlando, infatti di un Paese che esporta più di 10 mbg. Se dovessero venire a mancare ci sarebbero delle conseguenze serie per tutti.
Immaginate di andare a fare benzina e che il problema non sia di doverla pagare qualche euro in più… ma di non trovarne proprio! Rimarreste comunque calmi? Beh, probabilmente non quelli intorno a voi… L'invito non è quello di correre a fare rifornimento, ma di non dare per scontato il privilegio unico di cui godiamo: l'incredibile livello di lusso e benessere insito nel nostro attuale stile di vita. Un lusso che non si è mai visto in tutta la storia dell’umanità (almeno fino a quando non si è scoperto il petrolio!).
Se il nostro stesso benessere e quello di tutte le persone che conosciamo ci sta davvero a cuore, è ora di comprendere cosa sia il Picco del Petrolio. Bisogna comprenderlo ed affrontarlo seriamente. Comprendere veramente cosa significhi il Picco del Petrolio per le nostre vite, vuol dire informarsi, riunirsi, parlarne, agire e programmare un nuovo stile di vita ed iniziare fin da ora. Bisogna divulgare presso chi non sa o non è convinto. Bisogna pretendere una politica che ne discuta costruttivamente, ma soprattutto ne discuta. Serve serietà e unione. L'unione fa la forza ed è decisamente venuto il momento di essere forti, fortissimi. L’individualismo egoista e disperato (che tanto è andato e tuttora va di moda nel ricco occidente) dovrà finire e, piacenti o spiacenti, finirà. E’ ora di essere uniti e di agire con giudizio e tempestività. E' ora di fare tutto il possibile e tentare anche l'impossibile.
Dinnanzi a noi c’è un futuro che comporta un inevitabile ed irreversibile declino del PIL, ma non è certo il dramma che molti credono, come ebbe modo di dire chiaramente Robert Kennedy prima che qualcuno decise di farlo assassinare (vedi qui). Ci aspettano decenni di decrescita, se sarà una lunga Decrescita Felice oppure un inferno economico, ecologico ed umanitario dipende solo da noi e da ciò che faremo ora. Assai più del petrolio scarseggia il tempo.
Per rispondere infine alla domanda posta nel titolo, ossia "chi diventerà il più povero?", semplice: colui che continuerà ad ignorare il futuro ed il presente, affidandosi a speranze, illusioni e pigrizia.
Buon futuro a tutti dal vostro affezionato Panda.
Bell'articolo, davvero. Non è sempre facile mantenere uno sguardo positivo verso il futuro... soprattutto quando si comprende appieno il concetto di "Picco del petrolio" e dunque c'è assolutamente bisogno di chi riesce a farlo.
RispondiEliminaGrazie Panda, sei un esempio per tutti noi.
Il Panda ringrazia sentitamente per i complimenti e si augura che sempre più persone si accostino all’argomento del Picco del Petrolio. L’unione fa la forza, ma da anche tanto coraggio. Quando c’è tanto da fare e ancor più quando c’è tanto da cambiare, il coraggio è indispensabile. Nel nostro caso, più persone si interesseranno al concetto di Picco e più persone scopriranno poco dopo l’incredibile e stupefacente valore di conoscenze quali quelle espresse dalla Permacultura, da studi come quelli sui Limiti dello Sviluppo o come quelli sui Cambiamenti Climatici, da realtà quali le Transition Towns e dai movimenti come quello per la Decrescita Felice. Interessarsi al Picco spinge ad interessarsi anche a progetti come Desertec, Kite gen, Sahara Forest project e tanti altri. Paradossalmente il Picco spinge persino ad apprezzare aspetti di tematiche solo apparentemente distanti e contrapposte quali la Singolarità Tecnologica e la creazione della moneta.
RispondiEliminaTutta questa curiosità non è spesa invano, perché regala una visione molto più ampia di quella fornita dalla claustrofobica politica contemporanea. Se si vuole dare una svolta anche politica in senso picchista e si vuole che sia una svolta rapida e decisa, ovviamente i numeri contano.
Bisogna considerare che finché le voci che parlano del Picco saranno poche, per parlarne occorrerà una buona dose di coraggio e lo sconforto di chi lo farà sarà inevitabile. Più persone si interesseranno e più facile sarà parlarne, quindi più facile sarà operare per chiunque sta già ora adoperandosi e preparandosi a questo cambiamento epocale. Insomma più ci si appassiona all’inquietante incombere del Picco e più si possono ricercare, trovare e soprattutto realizzare soluzioni efficaci. Più si è e meglio è. In fondo i grandi cambiamenti hanno sempre fatto molta paura alle persone, ma sono sempre stati anche una grande opportunità di miglioramento. La solitudine, le sterili recriminazioni e la paura stessa che mantengono lo status quo dovrebbero far paura più del Picco.
Buona e felice decrescita a voi tutti dal Panda