E’ uscito un nuovo interessante articolo sulla celebre rivista Science che riguarda uno studio climatico a livello internazionale.
Sono buone notizie o cattive notizie? Dipende.
Dipende?
Beh, sì: dipende da come le si interpreta ovviamente. Partiamo però dalla notizia: secondo il recente studio pubblicato sulla rivista Science, la miglior strategia per contenere l’aumento delle temperature causate dall’effetto serra non dovrebbe coinvolge la mera riduzione delle emissioni di CO2, ma anche quelle di metano (gas con effetto “serra” assai maggiore) ed il particolato carbonioso (ossia la polvere nera generata dalla combustione incompleta di sostanze organiche). La conclusione a cui giunge questa ricerca deriva dall’analisi, simulazione e comparazione di diverse centinaia di possibili strategie di mitigazione climatica (per saperne di più si veda qui oppure direttamente qui).
La notizia può essere vista come positiva, se si considera, ad esempio, che essa implica che abbiamo più strumenti per mitigare i cambiamenti climatici rispetto al solo e ben noto contenimento della CO2. La stessa notizia però può suonare meno allegra se si pensa che, finora, nessuno ha mai seriamente proposto di intervenire in tal senso, nonostante le conclamate difficoltà a giungere ad un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni di CO2. Vale a dire: non solo abbiamo e stiamo lasciando passare anni senza far nulla sulla CO2, ma continuiamo a non far nulla e nemmeno prendiamo in esame altre possibili azioni concrete volte a scongiurare il peggio. La notizia però, se possibile, assume una connotazione ancor più negativa quando si tiene conto della precisazione che gli scienziati ribadiscono ormai sempre più spesso in casi come questo: ''Tutto ciò è tecnicamente possibile, bisogna solo avere la volontà di farlo''. Questa precisazione è divenuta da un po' di tempo a questa parte una sorta di mantra da parte del mondo scientifico, ma dovrebbe essere percepito come un campanello d’allarme che dovrebbe risuonare e sormontare ogni altra discussione politico/economica...
...poiché dimostra che la società globalizzata (in cui noi tutti viviamo e che ha causato il problema) non vuole cambiare rotta anche dinnanzia al rischio di suicidarsi. Non è la scienza o la tecnica a mancare, ma la volontà di agire e solo quella. La retorica e l’ipocrisia con cui, economicamente, politicamente e culturalmente, si è tergiversato negli ultimi 20 anni ne sono la riprova. Il negazionismo climatico, secondo cui non è l’uomo la causa dei cambiamenti climatici, oppure secondo cui non c’è addirittura nessun riscaldamento globale in corso, è l’apoteosi di questa volontà suicida del "non far nulla". In quanto tale la società civile dovrebbe mobilitarsi per stroncare questa pazzia. Non si deve infatti credere che si tratti di estremisti isolati e trascurabili. Il negazionismo climatico ha pervaso per anni i mass-media tradizionali, agendo indisturbato. Man mano che le conseguenze fisiche, economiche ed umane dei mutamenti climatici si sono fatte sempre più evidenti, il negazionismo si è semplicemente adattato: la strategia propagandistica è via via mutata, facendosi più sibillina verso il grande pubblico e più apertamente minacciosa verso gli studiosi del settore. Minacciosa in senso letterale del termine (qui un esempio lampante di quel che il vostro affezionato Panda intende dire). Sono state indette ampie e sguaiate campagne denigratorie verso i climatologi (di cui il caso climagate è sicuramente il caso più eclatante).
A parte Al Gore (con il suo celebre film-documentario “Una scomoda verità”), il mondo politico e mediatico internazionale ha fatto fronte comune, distorcendo pesantemente la realtà dei fatti con una presunta incertezza scientifica del tutto inesistente. Il fatto stesso di porre negazionisti e climatologi sullo stesso piano, come se fossero due opinioni pubbliche parimenti rappresentative, è di per sé un’evidente distorsione della realtà, non solo per l’incredibile sproporzione in termini quantitativi e qualitativi di pubblicazioni e ricerche scientifiche, ma persino per la qualifica stessa dei presunti “ricercatori” negazionisti. Questi ultimi sono spesso reclutati a mo’ di mercenari da ben note lobby energetiche tramite lo schermo di istituti di ricerca finanziariamente legati a loro (quando non veri e propri scatoloni creati ad hoc per nascondere il committente). Lo schema di riferimento di queste istituzioni è sostanzialmente un'evoluzione di quello della "geniale" Tobacco Industry Research Committee (T.I.R.C.) che, negli anni d'oro della lobby del tabacco propinava studi "scientifici" volti unicamente a screditare quelli che mettevano in correlazione il fumo con i danni alla salute. In genere, oggi, si tratta di istituti di ricerca non troppo interessati a cavillare sull’effettiva preparazione accademica e scientifica in campo climatico dei propri “purosangue” da laboratorio. Per scoprire tutto ciò basta un po’ di pazienza e di ricerche in Internet, eppure i giornalisti professionisti continuano da anni a trattare le due posizioni sul riscaldamento globale come due punti di vista parimenti rappresentative (o quasi) del mondo scientifico. Così facendo i mass-media tradizionali, mentre da una parte inneggiano genericamente ed ipocritamente al rispetto della natura, dall’altra instillano consapevolmente il dubbio nelle masse, facendo supporre che vi siano incertezze sull’andamento climatico del tutto sconosciute al mondo accademico. Contemporaneamente si attuano operazioni di disturbo sistematico sulle fonti online che propagandano i rischi legati agli sconvolgimenti climatici e si è creato un clima intimidatorio verso i ricercatori che dichiarano chiaramente ed inequivocabilmente i rischi a cui ci stiamo sottoponendo. Poi si supportano fanatici di tutti i tipi pronti a giurare e spergiurare sull’esistenza di un ridicolo complotto mondiale perpetrato dai climatologi e dalla lobby delle rinnovabili ai danni dell’intero genere umano. Volete mettere quanto è brutta e disgustosa una pala eolica rispetto ad una bella e sana ciminiera di una centrale a carbone! In questo filone si annoverano anche le tante leggende metropolitane derivanti da vere e proprie campagne di disinformazione volte a screditare le energie alternative: le pale eoliche uccidono gli uccelli (vedi qui), le energie verdi non si ripagano e non producono abbastanza energia (vedi qui), le bollette dell’elettricità sono gonfiate dai costi di sovvenzione per le rinnovabili (vedi qui), ecc…
Queste non sono semplici opinioni discutibili, ma vere e proprie menzogne già più e più volte smentite nei corsi degli anni. Eppure, ciò nonostante, ancor oggi tendono a trovare un proprio spazio all’interno della stampa e dei mezzi di comunicazione.
Per chi vuol sapere come stanno le cose in termini di climatologia/negazionismo qui si può vedere uno spendido riassunto obiezione per obiezione delle rispettive posizioni (è un link che merita d'essere visto e diffuso il più possibile).
Tutte queste varie tecniche mistificatorie a favore di un negazionismo climatico più o meno esasperato dovrebbero preoccupare e non poco la gente comune, soprattutto se si da retta alla climatologia accreditata (i cui verdetti sul nostro futuro si sono fatti via via sempre più foschi man mano che i dati accumulati aumentavano). Ciò che dovrebbe provocare maggior preoccupazione però non sono le attuali previsioni sull’andamento del clima, ma quelle passate. Non solo il clima, infatti, ha avuto un trend, ma pure le previsioni sul suo andamento. In altri termini le previsioni scientifiche sull’andamento del clima effettuate negli anni e nei decenni scorsi, incluse le più pessimiste, si sono rivelate sistematicamente viziate da un ottimismo non condiviso da mamma natura. In altre parole, le previsioni scientifiche serie (quelle che i negazionisti hanno e stanno combattendo con disperata e patetica ostinazione), nel corso dei decenni hanno tendenzialmente prefigurato scenari che, alla prova dei fatti, si sono rivelati decisamente meno catastrofici della realtà in cui ci troviamo. Questa tendenza è tanto accentuata che in alcuni aspetti riguardanti il cambiamento climatico (in particolare per lo scioglimento dei ghiacci) si ha avuto a che fare con tassi di aggravamento della situazione ritenuti in precedenza semplicemente impossibili.
Quanto fin qui detto dovrebbe inquietare molto chi oggi pensa che i cambiamenti climatici siano solo una sorta di esagerazione giornalistica. D’altra parte i numeri e le immagini dei danni parlano assai più eloquentemente di quanto possa il vostro affezionato Panda. La realtà è che i tg ed i giornali tendono a minimizzare l’impatto emotivo legato ai disastri ed ai morti già ora legati ai cambiamenti avvenuti nel clima. In fin dei conti non c’è ricerca scientifica che tenga difronte all’indifferenza di chi si sente erratamente sicuro (date un occhio qui e qui alle devastazioni del solo 2011 se vi pare che il Panda stia esagerando). Quel che conta, d’altro canto, non sono le ricerche, le statistiche od i fatti, ma le emozioni delle masse e su questo fronte i negazionisti climatici hanno stravinto la partita. A tal punto che la razza umana e l’intera biosfera rischia di perdere la guerra. L’estinzione non prevede tregue, cessate il fuoco, trattati di pace. E’ una condizione monotona ed immutabile per definizione. Evitarla potrebbe tornar comodo persino ai più ferventi negazionisti, quindi…
…buon futuro a tutti dal Panda
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