Parlando di ecologia, il concetto di resilienza corrisponde alla capacità di un sistema di adattarsi e sopravvivere ad eventi esterni compresi quelli altamente traumatici. Più grande è la resilienza di un sistema e più grande è il trauma che lo stesso sarà in grado di sopportare senza degradarsi.
Parlando di Transizione (ossia del passaggio dalla nostra economia basata sul petrolio a basso costo ad un’economia sostenibile), la resilienza è, per analogia, la capacità di una comunità umana di affrontare le avversità ed i cambiamenti imposti dal Picco del Petrolio senza eccessivi traumi né degenerazioni. Le difficoltà in questione sono essenzialmente quelle derivanti dalla riduzione della disponibilità di energia a basso costo. Questo genere di difficoltà, innescato dal picco del petrolio, si tramuta rapidamente in problemi economici e finanziari su vasta scala (già iniziati), a cui seguono, in mancanza di adeguate contromisure, problemi nei trasporti, problemi di approvvigionamento alimentare e deficit nei servizi fondamentali (non ultimo dei quali quello inerente alla pubblica sicurezza).
Farsi trovare economicamente, culturalmente e materialmente impreparati nell’era post-picco può essere tranquillamente considerato come il peggior errore che l’umanità abbia mai rischiato di commettere. Il tempo non gioca a favore. Non abbiamo secoli, né decenni e forse neppure molti anni prima di incappare in gravi shock. Se non agiamo ora, rischiamo di non poter più essere in grado di farlo. Quello che possiamo fare ora deriva e beneficia della relativa abbondanza energetica con tutto quel che ne consegue. Pensare di partire a reagire alla nuova situazione globale quando gli approvvigionamenti siano già gravemente compromessi è pura follia. Scavare un semplice buco nel terreno con un escavatore non è certo la stessa cosa che farlo con pala, piccone e secchi. Senza approvvigionamenti costanti di carburante la grande distribuzione (cioè i supermercati e i centri commerciali) non possono funzionare e neppure gran parte della attuale logistica. Non serve una carenza totale, basta una scarsità tale da rendere non puntuali i rifornimenti per scatenare il panico e di conseguenza aggravare ulteriormente e molto rapidamente la situazione. L’economia globalizzata ci ha resi fortemente interdipendenti. Senza petrolio a buon mercato un’economia globale non è possibile alla scala attuale, ma le infrastrutture e la logistica mondiale sono state predisposte per decenni (se non secoli) senza tener conto di questo limite. Ora o ci adattiamo rapidamente o saremo coinvolti nel più drammatico collasso di civiltà di tutti i tempi.
Viceversa se iniziamo fin da ora ad aggregarci, organizzarci ed agire in modo razionale e pratico, non solo abbiamo ottime possibilità di successo, ma potremmo perfino godere dei frutti di un nuovo modello culturale ed economico. Frutti legati alla solidarietà, alla felicità, alla tranquillità, alla natura e persino alla tecnologia. Frutti di tale qualità ed importanza da rendere il modello socio-economico lasciato un cattivo ricordo anziché un rimpianto. O impariamo a fare quel che abbiamo sempre sognato (costruire un mondo più equo e giusto) oppure né subiremo tutti le conseguenze, rischiando perfino l’estinzione.
Non vi pare una buona leva motivazionale?
Comunque sia non si può negare che sia un scelta estremamente facile da comprendere, quanto difficile da accettare e realizzare, ma si sa, anche la gloria vuole il suo prezzo. Rinunciare agli sprechi, alle profonde disuguaglianze, alla degradazione ed alle miserie fisiche e mentali di questo “libero mercato”, non è poi questo gran prezzo. In fondo è più la paura di iniziare che altro.
Per iniziare basta parlarne con altri, farli e farsi coinvolgere. Magari si può imparare qualcosina sulla permacultura (non è obbligatorio essere degli esperti di sostenibilità e non lo si può essere veramente finché non ci si mette alla prova). Si può iniziare anche con un piccolo orto o con un piccolo balcone coltivato. Si può condividere passioni, idee e sogni, poiché condividerli non solo sarà il modo migliore per propagarli, ma persino per riscoprirli. Magari si può persino chiedere aiuto a qualcuno. Magari persino a qualcuno da cui non te lo saresti mai aspettato.
Ce un mondo da reinventarsi con tute le infinite possibilità che ciò comporta. I periodi di cambiamento sono quelli che più di tutti fanno paura, ma sono anche quelli in cui più che mai la libertà dona i suoi piaceri. Non servono né nemici, né partiti, né soldi, né esperti. Serve solo un pizzico di socialità ed entusiasmo per ciò che, in fondo, tutti sanno essere la scelta giusta.
Buon futuro a tutti dal Panda.
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