Le continue scoperte e notizie su materiali come il grafene e i nanotubi sembrano inesauribili. Non a caso gli scopritori del grafene sono stati premiati col premio Nobel. Le notizie su questo straordinario materiale si susseguono senza sosta, ma l’ultima che il vostro affezionato Panda ha letto in proposito, se venisse convalidata, avrebbe risvolti entusiasmanti. Sembra (il condizionale è d’obbligo in questi casi) che alcuni ricercatori della Monash University siano riusciti ad ottenere il Santo Graal delle batterie elettriche. La soluzione escogitata sarebbe, per l’appunto, una batteria a gel di grafene: in pratica una serie di strati di grafene separati da strati d’acqua. I materiali costitutivi di questa presunta “super-batteria”, come si può facilmente intuire, sono quanto di più economico si possa concepire (acqua e carbonio). La diffusione di dispositivi di accumulo di energia elettrica efficaci, ma economici avrebbe potenzialmente considerevoli ricadute sulla diffusione di Internet (facilitando la diffusione e l’accesso tramite economici dispositivi mobile, ossia cellulari evoluti) e altrettanto importanti ricadutesulla auspicabile diffusione di auto elettriche. Entrambi questi aspetti non sono poca cosa nell’ottica di affrontare il picco del petrolio ed i cambiamenti climatici. Un’ottima notizia quindi! Non è però finita qui...
...la batteria al gel di grafene avrebbe altri colossali vantaggi. Un primo fondamentale aspetto è che la possibilità di passare ad una produzione di massa del dispositivo non porrebbe problemi (una tecnologia perfetta, ma non riproducibile in scala industriale sarebbe inutile sul piano pratico ed economico).
Un altro punto di forza del dispositivo sarebbe che, sfruttando le caratteristiche del grafene, il dispositivo riuscirebbe a stoccare grandi quantità di energia (in modo analogo alla tecnologia al litio). Questo vantaggio è evidente se si parla di accumulatori, ma la super-batteria in questione avrebbe in più la prerogativa d’essere in grado di ricaricarsi in pochi secondi o al massimo minuti. In pratica se venissero prodotte auto elettriche fornite di queste batterie, la ricarica durerebbe al massimo qualche minuto (analogamente al metano) e non ore ed ore come avviene con le tecnologie attuali. La super-batteria avrebbe poi l’invidiabile pregio di avere la capacità di sostenere un numero di cicli di ricarica indefinito. In altri termini, sarebbe estremamente longeva e questo è un punto fondamentale se si desidera far affermare le auto elettriche. Trovare tecnologie che consentano di avere batterie fantastiche su tutti i punti di vista, ma che debbano essere sostituite di continuo a causa della rapida obsolescenza (come avviene per le celle a combustibile), rende tali tecnologie economicamente e praticamente inutilizzabili.
La super-batteria elettrica della Monash University è in definitiva una di quelle notizie che paiono “troppo belle per essere vere”. Bisognerà pazientare per vedere se è vera e bella come sembrerebbe ed ancora di più per sapere se le verrà concessa la possibilità di affermarsi da parte dei poteri consolidati. Se tuttavia venisse confermata in ogni sua aspettativa, l’era delle auto elettriche di massa potrebbe spalancarsi improvvisamente e proprio nel momento in cui più ce ne sarebbe bisogno.
Buon futuro a tutti dal Panda
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