Nessuna nostalgia per le idiozie economiche (e non solo) del periodo fascista, qui si parla semplicemente delle potenzialità inespresse dell'attuale livello tecnologico. Quali potenzialità? Quelle artificialmente frenate dall'attuale sistema economico. Brevetti-cassetto, monopoli, i grandi capitali e i loro piani di ammortamento ed iper-sfruttamento delle loro obsolete capacità produttive, fondi speculativi d'ogni genere e tipo, cartelli collusivi, oligopoli, barriere all'ingresso, lobby e gruppi di pressione politica, corruzione, criminalità organizzate e la lista potrebbe continuare a lungo. Al di là della retorica tecno-ottimista, la realtà è che il consumismo ed il liberismo hanno assassinato e seppellito la potenza innovatrice del capitalismo "vecchio stampo". Tutti questi impedimenti, distorsioni, freni e legacci hanno ormai reso il "libero mercato" libero a senso unico...
...ossia completamente libero per plurimiliardari e multinazionali, ma assolutamente schiavistico, liberticida ed asfissiante per tutti gli altri esseri umani. La produzione industriale ed agricola non sono scappate a questo assurdo sistema. Fenomeni come l'obsolescenza programmata e il marketing evoluto hanno ribaltato l'idea di base dell'economia: non più la ricerca di soluzioni da offrire ai consumatori finali, ma la creazione di cultura e desideri artificiali da inoculare alle masse per adeguare le loro richieste alla convenienza dell'apparato produttivo. Si giunge al paradosso che, pur esistendo lampadine ad incandescenza che funzionano da più di un secolo, si caldeggino ampiamente lampadine a "risparmio energetico" dalla vita assai inferiore e dal contenuto tossico infinitamente maggiore mostrandole come una meraviglia della tecnica moderna (ad oltre un secolo di distanza dalla "obsoleta" lampadina che ancora splende!). Si assiste alla presenza sugli scaffali dei negozi, ad esempio, di arance con etichette che scritto in piccolo, piccolo, piccolo avvertono il consumatore che la buccia delle suddette non è commestibile (poiché trattata con coloranti, lucidanti ed antimuffe). Si assiste alla disperazione di contadini ridotti alla fame e di consumatori ridotti ugualmente alla fame, con assurde ed "inspiegabili" differenze di prezzo tra produzione e consumo. Si assiste ad una selva di prodotti casalinghi assemblati con viti speciali (incompatibili con i comuni cacciatiti), il cui unico ed evidente scopo è impedire qualsiasi riparazione degli stessi. In altre parole il “libero” mercato è invaso di prodotti esplicitamente progettati per rompersi prematuramente ed impossibili (o quasi) da aggiustare (la famigerata obsolescenza programmata o pianificata che dir si voglia). Fine ultimo: costringere il consumatore ad acquisti sempre più ravvicinati di prodotti dalla qualità intrinseca sempre minore.
Tutta questa follia economica, ecologica e masochistica è inevitabile?
Certo che no. Oggi, come noto, ci si può produrre in parte o in toto l'energia che si consuma: con pannelli fotovoltaici, pannelli solari per l'acqua calda, mini impianti eolici, mini e micro impianti idroelettrici, impianti a biomasse, cogenerazione, risparmio energetico, ecc...
Questo è già tanto, ma si può andare anche oltre. E' possibile rendersi parzialmente o totalmente autonomi dal punto di vista alimentare tramite l'agricoltura urbana (e non), l'affitto di orti, l'agricoltura verticale, le windows farm, la permacultura e tanto altro ancora.
E' inoltre possibile ridurre drasticamente l'uso di imballaggi attraverso l'adozione di buste per la spesa resistenti e riutilizzabili, nonché attraverso acquisti di merci sfuse e alla spina e anche attraverso l'uso dell'acqua del rubinetto filtrata o meno al posto di quella in bottiglia. E' inoltre possibile ampliare la gamma di prodotti autocostruiti, non solo grazie alla disponibilità di una vasta gamma di prodotti per il bricolage, ma anche attraverso tutta una nuova serie di prodotti open source non solo nel campo dell'informatica. Il vostro affezionato Panda si riferisce a casi come Arduino, RepRap, Fab Lab, Open Source Ecology e in generale a tecnologie di prototipizzazione rapida. E' poi possibile evitare acquisti inutili attraverso l'affitto o lo scambio alla pari di prodotti sottoutilizzati come i trapani ed altri utensili che normalmente passano la loro intera vita dimenticati in qualche scatola in soffitta, cantina o garage (e questo non è che un possibile esempio di quella che Wired ha definito la Pop Economy).
L'autarchia 2.0, a differenza di quella di stampo fascista, non mira ad isolare, ma al contrario a riconnettere le persone alla realtà concreta che le circonda. E' una forma innovativa persino di socializzazione che, attraverso il Crowdsourcing, permette di arrivare a veri e propri capolavori del pensiero come Wikipedia (della serie l'enciclopedia me la scrivo io, ma non da solo). Rimodula i desideri, riavvicinandoli alle reali esigenze personali, anziché alle manie psico-manipolate da qualche grande studio di marketing. Rimette in contatto le persone e approfondisce gli aspetti tecnici a scapito di quelli edonistici dei prodotti, facendo riassumere un ruolo positivo alla tecnologia. Il vero tecno-ottimismo non è quello di chi aspetta sospirando l'arrivo di astruse ed improbabili tecnologie futuribili (che chissà, fra 30 anni...), ma quello di chi valorizza le conoscenze tecnologiche attuali (e persino quelle passate), attingendo dall'enorme potenziale inespresso e soffocato in modo artificiale dal sistema economico attuale.
Abbiamo molti problemi seri, ma anche molti strumenti potenti a nostra disposizione. Non si tratta di crearne di nuovi, ma di iniziare a desiderare di usare bene quelle tecnologie che già esistono e di iniziare effettivamente a farlo. Adesso.
Buon presente e buon futuro a tutti dal Panda
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