giovedì 22 marzo 2012

Ami la cultura? Scrivi su Wikipedia!

Immagine ricavata dal logo di Wikipedia e
da una foto di Jan van der Crabben
(vedi qui per i diritti Creative Commons collegati)
Wikipedia è l’enciclopedia più vasta mai creata dall’uomo. Si tratta di un patrimonio culturale unico, dal valore intellettuale e pratico incommensurabile. Il fatto che Wikipedia sia multilinguista e completamente libera rappresenta un’opportunità incredibile per diffondere, a costi irrisori, nozioni e saperi utili anche sotto il profilo pragmatico. Si pensi, ad esempio, a ciò che nozioni agricole, sanitarie, costruttive ed industriali possono significare per le popolazioni povere nei paesi del terzo mondo. Oppure si pensi alle incredibili occasioni di valorizzazione culturale di aree geografiche a vocazione turistica o al salvataggio di culture, lingue e tradizioni morenti. Wikipedia inoltre è completamente libera. È libera non solo nel senso che l’accesso alla sua sconfinata mole di informazioni è assolutamente gratuita (così come la possibilità di ampliarla ulteriormente scrivendoci sopra), ma anche nel senso che, nonostante l’incredibile crescita tutt’ora in corso ed il successo in termini di flussi di traffico online, Wikipedia è riuscita a mantenersi autonoma finanziariamente, evitando la tentazione di accettare facili e ricche sponsorizzazioni che però ne avrebbero messo a rischio la preziosa libertà d’espressione. Come se ciò bastasse…



Wikipedia è anche un magnifico e fulgido esempio degli incredibili traguardi che si possono raggiungere (e superare) grazie alla collaborazione. Già, perché, in un mondo apparentemente ossessionato dalla competizione, è significativo che uno strumento collaborativo come Wikipedia abbia scalzato ed anzi stracciato ogni rivale commerciale (elettronico o meno). Le enciclopedie commerciali, infatti, come qualsiasi altro prodotto acquistabile, da sempre hanno fatto della propria capacità di competere sul mercato la loro ragion d’essere, ma paradossalmente sono state cacciate fuori dal mercato non da un prodotto forgiato dalla competizione, ma da uno totalmente collaborativo e, per di più, assolutamente gratuito. La retorica che glorifica il libero mercato come il miglior sistema possibile poiché temprato dal sacro fuoco della competizione ammutolisce difronte a tale batosta e semplicemente fa finta di niente, come se la cosa non fosse mai accaduta.

La collaborazione è il più prezioso insegnamento che si possa apprendere da Wikipedia. La comunità su cui si regge persegue esplicitamente la neutralità ed il fair play come regole base. La collaborazione in Wikipedia ha dimensioni ciclopiche: non solo è letta da milioni di persone, ma è anche scritta, revisionata e corretta (in oltre 280 lingue) da chiunque sia disposto a farlo (i 730.843 utenti registrati, infatti, non sono che una minuscola frazione di coloro che vi operano). Questo aspetto distintivo è stato causa di grandi entusiasmi ed ancor più grandi critiche. L’unica differenza tra chi si è mostrato entusiasta e chi ha mosso aspre critiche sta nel fatto che i primi hanno provato, misurato e verificato la quantità, qualità ed attendibilità media rispetto ad un’enciclopedia tradizionale (scritta cioè da esperti professionisti). I critici invece hanno semplicemente pensato: se chiunque può scriverci quel che vuole, allora è inaffidabile! Pensiero lineare e conciso, ma altrettanto valido di quello di chi, nel medioevo, scartava qualsiasi nuova idea (pur dinnanzi ad evidenze lampanti) per il solo fatto che essa non proveniva da un’auctoritas riconosciuta, come Aristotele od un suo pari. Questo punto di vista oltre che antidemocratico e retrogrado, è terribilmente infantile. Presume infatti, che il lavoro di una manciata di “esperti” sia intrinsecamente migliore e più affidabile di quello svolto da un numero infinitamente maggiore di persone, magari anche molto competenti, ma non “ufficialmente” esperte anche se organizzate per evitare errori e favorire correzioni e controlli incrociati. Questo snobismo culturale, più che un’idea, ha le sembianze di una rassicurazione psicologica di chi rifiuta la realtà di un mondo intrinsecamente più complesso e variegato di quel che si vorrebbe: un mondo nel quale sia gli esperti sia i “profani” possono essere nel giusto oppure no, in buona fede oppure no, accurati oppure no. Wikipedia inoltre non esclude in alcun modo la possibilità per esperti e “professoroni” di far parte degli autori che scrivono, controllano e revisionano le varie voci ed informazioni inserite tramite Wiki. Se chi si mostra scettico fosse intellettualmente onesto, quindi, dovrebbe chiedere una mobilitazione di massa degli “esperti” affinché scrivano su Wikipedia il più possibile. Limitarsi a screditarne la validità, sollevando il sopracciglio con disgusto e bollandola, come inaffidabile (senza provare ciò che si afferma) è una imperdonabile mancanza di cortesia verso i milioni di utilizzatori/autori coinvolti e, al tempo stesso, è una grave e subdola tendenza all’autocompiacimento. Definire la cultura Wiki (in modo esplicito o meno) pseudocultura o cultura spazzatura è autogratificante perché, nel farlo, si può tranquillamente illudersi di guadagnare dei meriti per il solo fatto di essere schierati dalla parte della cultura con la C maiuscola (anche se magari non si è fatto nulla per difenderla e diffonderla). Gli scettici, inoltre rischiano di incappare in una grave inversione semantica: quella che scambia il mezzo con il fine. Dare importanza discriminatoria al mezzo di accumulo dell’informazione (la carta stampata piuttosto che le pagine web) anziché alla reale diffusione della conoscenza di tali informazioni è un errore del tutto analogo a quello di chi pensa che la democrazia risieda negli scritti della Costituzione e delle leggi anziché nella reale condivisione e nel rispetto di tali regole di convivenza da parte delle persone fatte di carne ed ossa.

La cultura “classica”, quella aggrappata alla tradizione, agli ambienti accademici, alle istituzioni culturali riconosciute e certificate nei corsi degli anni, dei decenni e dei secoli, deve rassegnarsi. Nonostante i suoi innegabili sforzi, meriti e successi sarà degradata. “Degradata” non va intesa però nel senso di corrotta e deformata, ma in quello di “abbassata” nel grado di importanza rispetto al contesto complessivo. La cultura “classica” dovrà cioè rassegnarsi ad essere ridimensionata di ruolo: non più la cultura con la C maiuscola, ma solo un piccolo frammento della cultura complessiva, ormai incommensurabilmente più estesa ed attiva. Così come la carta stampata a caratteri mobili ha permesso la diffusione degli scritti e del sapere oltre ogni possibile immaginazione (persino di quella del più fantasioso tra tutti gli amanuensi mai esistiti) e così come la scienza ha permesso l’accumulo di nozioni, teorie e progressi maggiore di qualsiasi filosofia elitaria abbia mai potuto sognarsi di promettere ai propri accoliti, Internet e i suoi figli migliori (Wikipedia in testa) stravolgerà ancora una volta lo scenario culturale planetario, facendogli fare un balzo ancor maggiore di quelli precedentemente sperimentati dal genere umano. Qualcuno potrebbe definire questa una speranza più che un dato di fatto, ma si tratta di una speranza ragionevole, basata su tassi di espansione non solo di Wikipedia, ma più in generale dell’accessibilità al web (da rete fissa e mobile), su tassi di crescita (inimmaginabili) dei contenuti in rete, sulla sempre maggiore facilità ed economicità di utilizzo delle più disparate tecnologie di lavorazione, immagazzinamento e trasmissione dei dati, ecc.

Un futuro senza cultura è un futuro senza speranza. Un’esplosione di cultura è quanto di meglio possiamo augurarci. Anzi no! Esiste qualcosa di meglio: far parte di quell’esplosione. La meraviglia dei giorni nostri è che ciò è effettivamente possibile per chiunque. In Wikipedia basta cliccare su “Modifica” (in alto a destra) per poter dare il proprio contributo (e poi salvarlo cliccando su “salva pagina”). Se vi piacerebbe dare il vostro piccolo (o grande) contributo, ma avete paura di fare qualcosa di sbagliato, sappiate che le regole base di Wikipedia sono appena 5 (le puoi vedere qui). Se invece le vostre perplessità sono legate alla privacy o alla scocciatura legate a password e codici di identificazione, sappiate che non c’è bisogno di registrarsi per effettuare inserimenti o modifiche. Infine, se le vostre perplessità riguardassero gli aspetti tecnici, allora sappiate che in Wikipedia si trova una comoda guida che spiega bene ogni aspetto (qui per iniziare).

Tutti possono contribuire: inserendo nuove voci, correggendo errori grammaticali o di sintassi, inesattezze o imprecisioni, aggiungendo riferimenti, inserendo collegamenti o immagini, traducendo voci presenti solo in una qualche lingua straniera, ecc.

Chi non ha nemmeno una passione, un argomento, una materia di cui è, se non esperto, quantomeno ben informato?

Scrivere su Wikipedia è un gesto d’amore verso la cultura, la curiosità e l’ingegno umano, ma anche verso il passato, il presente ed il futuro ed ovviamente verso tutte le persone: quelle del passato perché rimanga traccia di loro, quelle del presente perché possano aver accesso a tutto il sapere che desiderano e quelle del futuro perché non siano solo macerie e disastri i frutti che erediteranno da noi. Finché c’è cultura c’è speranza, quindi…


…buon futuro a tutti dal vostro affezionato Panda!

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