Quella miniera di informazioni che è il blog
Petrolio di
Debora Billi ha colpito ancora. La notizia, non campeggerà mai sulle prime pagine dei quotidiani, ma, nonostante questo, risuonerà sui portafogli degli italiani col fragore di una bomba. Questa è la notizia:
l'Unione Petrolifera Italiana ha ammesso che
il picco della produzione di petrolio convenzionale è ormai alle nostre spalle.
Qui potete leggere l’articolo della Billi, che con brevità ed eleganza non tralascia di chiarire cosa ne consegue per tutti noi in termini di acquisto di benzina. Il futuro non riserva buone sorprese per chi spera in un’attenuazione del
prezzo della benzina. Nei prossimi anni, quindi, ci si deve purtroppo aspettare un’inflazione insolitamente alta, nonostante la pesante recessione economica che, con ogni probabilità, non verrà mai più realmente sorpassata. La dicitura “crisi economica”, in altre parole, non è più adatta ad indicare...
...una fluttuazione temporanea del mercato; d’ora in poi rappresenterà piuttosto una tendenza ribassista di lungo periodo (di tanto in tanto segnata da brevi accenni di ripresa). Se mi passate il gioco di parole, i tempi della crescita economica “infinita” sono finiti. Politici, lobbisti, sindacalisti, opinionisti, liberisti, ultra-liberisti, neo-liberisti e compagnia bella se ne facciano una ragione e smettano di dire sciocchezze. Non c’è più tempo per le loro velleitarie e patetiche strategie volte a rilanciare un’economia impossibilitata fisicamente ad espandersi oltre. Il problema degli italiani (e del resto dei cittadini del mondo) non sono certo questioni come l’articolo 18, la cassaintegrazione straordinaria, le pensioni o il pareggio di bilancio. Queste diatribe volte ad aggredire o difendere i diritti acquisiti sono farsesche e stomachevoli e rappresentano di fatto una reazione isterica, fascista e truffaldina messa in atto da una classe dirigente totalmente incapace di ammettere le pesanti ed irreversibili conseguenze che il
picco del petrolio avrà presto su tutti noi. Il profondo stato di difficoltà in cui ci troviamo ora non è che un pallido assaggio di quel che ci riserva il futuro continuando per questa strada senza sbocchi che ci ostiniamo a chiamare con insopportabile leggerezza “libero mercato”. A voler essere onesti, è persino peggio di così: la classe dirigente in tutto il mondo, infatti, è incapace persino di ammettere che i problemi che ci attanagliano ora provengono direttamente dall’esaurimento progressivo del petrolio a basso prezzo. Una politica cieca, inetta e maldestra sul ciglio del burrone non è una buona premessa. Si creano in continuazione falsi nemici (speculazione finanziaria, immigrazione clandestina, “privilegi” della classe media, abusi dello stato sociale, ecc…) per far durare lo status quo un secondo di più. In pratica, mentre il mondo affonda, questi “capitani coraggiosi” non sanno far altro che appioppare la colpa ai passeggeri di terza classe ossia operai, impiegati e pensionati. Anche dinnanzi alla morte per apoptosi, il sistema economico attuale, iper-liberista, vuole di più, di più e di più ancora. Ma non ce n’è! Il sistema PRETENDE, con fare contemporaneamente minaccioso e paternalistico, lacrime e sangue. Di fatto però si tratta delle “lacrime e sangue” dei più deboli e solo dei più deboli. Ormai la cosa è evidente e ben presto sarà anche accettata, come inevitabile. Cavalcando in modo spregiudicato insicurezze e malumori, l’attuale classe dirigente si sta avventurando pericolosamente su un sentiero volto al ridicolo tentativo di preservare (ed anzi addirittura accrescere) assurdi privilegi che non verranno comunque risparmiati dalla valanga che, così facendo, finirà inevitabilmente col travolgere tutti e tutto. Una valanga enormemente gonfiata dall’inettitudine assoluta e conclamata di una classe politica globale impantanata in interessi economici molto più grandi e potenti di lei stessa. L’unica conseguenza di questa politica miope ed irresponsabile (oltre che corrotta ed avida fino al burlesco) saranno tensioni sociali come non se ne sono mai viste prima e un implosione del tenore di vita su tutto il globo.
Tutto ciò però non è un destino già scritto. E’ evitabile. Con un intenso sforzo culturale volto a mutare fin da subito le coscienze e le azioni quotidiane, scavalcando così tutte le strutture preordinate ed i loro tempi biblici, è ancora possibile fare una grossa differenza. Gli sprechi attuali sono talmente colossali da garantire ampissimi spazi di manovra. Bisogna però agire subito, senza ulteriori sprechi di tempo e risorse. Non la si chiami anti-politica, casomai cultura sociale, consapevolezza economica, realismo pragmatico o persino buon senso. Bisogna cambiare. A tutti i costi. Per farlo non servono né rivoluzioni, né violenze, né scontri, né tragedie, né tantomeno lacrime e sangue”. Serve volerlo. E serve la gioia e la felicità di chi fa la cosa giusta per il gusto di farla. Per farne parte.
Buon futuro a tutti dal Panda
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