Chi pensasse, leggendone il titolo, che questo post tratti 4 argomenti distinti, si sbaglia. Il Picco del Petrolio (Peak Oil), il riscaldamento globale (Global warming), la crisi economica ed l’inflazione rampante di questi giorni sono strettamente collegati l’uno all’altro. Le connessioni sono tanto strette da far pensare che, in ultima analisi, siano solo diversi aspetti di un unico problema centrale: noi.
Perché allora perdere tempo parlando delle conseguenze invece che delle cause?
“Noi”, da consumisti quali siamo, abbiamo consumato il mondo intero: le sue risorse di idrocarburi, le sue risorse idriche, le sue risorse biologiche, le sue risorse atmosferiche, ecc…
Il problema “Noi” è un problema culturale, politico ed economico ed in quanto tale non ci si può illudere di risolverlo con qualche mirabolante scoperta scientifica. L’aumento di produttività, finora, si è sempre trasformata in aumenti di consumi e non in risparmio di risorse. Aumentare l’efficienza produttiva senza cambiare prima la coltura del consumo, dello spreco e del rifiuto a perdere è non solo inutile, ma persino deleterio. Il problema “Noi” e le sue 4 drastiche conseguenze è piuttosto facile da sintetizzare: abbiamo esagerato fino ad erodere i fondamenti della nostra stessa civiltà senza prima neppure curarci di creare un’alternativa credibile. Nessuna restrizione alla crescita demografica, nessuna reale legge internazionale contro i cambiamenti climatici, nessuna politica per limitare lo sfruttamento eccessivo, l’innalzamento e l’acidificazione degli oceani, ecc… “Noi” abbiamo divorato tutto, compreso il nostro stesso futuro. Una fame insaziabile che non ha portato un briciolo di felicità in più in questo mondo. A chi ha cercato di dare l’allarme è stato riservato oblio e disprezzo. Guai a parlare di “Decrescita Felice”, anche sull’orlo del baratro il PIL è ancora il Re indiscusso per stabilire il bene ed il male. Poco importa se in nome del Re, ossia per mantenere l’espansione “infinita” dell’economia, abbiamo creato e retto un sistema globale che ha sostenuto e favorito la povertà estrema nei paesi del terzo mondo, dittature d’ogni tipo, colpi di stato antidemocratici, multinazionali prive di scrupoli, inquinamento ad oltranza, esaurimento delle scorte d’acqua dolce, disinformazione di massa, armamento massiccio indiscriminato, desertificazione, erosione dei terreni fertili, organizzazioni criminali, ecc…
Questo sistema globale, tanto stupido quanto crudele, è morto. Il Re PIL è già morto e “Noi” facciamo ancora fatica ad accettarlo. Non ci sarà mai più una vera, consistente e duratura ripresa economica. Le crisi economiche del passato dipendevano in ultima analisi da riassetti sulle valutazioni di ciò che c’era. La crisi economica attuale invece dipende in ultima analisi da ciò che non c’è più. La paura di vedere ciò che siamo diventati e la paura per un futuro sgradevole ed incerto, sono state abilmente sfruttate da professionisti della disinformazione per oscurare e soffocare qualsiasi realistica e credibile alternativa politica ed economica. Tutto per continuare a succhiare potere e soldi fino all’ultimo istante possibile, cioè fino ad ora.
A chi ha giovato tutto ciò? Non certo a quei tanti sfortunati che “Noi” abbiamo sfruttato per mantenere uno stile di vita assurdo e disumano. Non certo a “Noi” che di quello stile di vita abbiamo fatto l’unico stile di vita concepibile e quindi una prigione perfetta da cui non siamo più in grado di scappare. Certo tutto ciò non ha giovato neppure al pianeta.
“Noi” siamo stati il problema. Spetta quindi a “Noi” porre rimedio. Non dobbiamo porre rimedio a questo sistema perverso, perché, come si diceva prima, è già morto e non potrà risorgere per essere corretto e mondato dai suoi gravi crimini ed errori del passato. Spetta a “Noi” porre rimedio nell’unico modo possibile: con un cambio di prospettiva radicale, con uno sforzo di comprensione costante, con una concretezza ed una pratica fatta di sostenibilità e moderazione. Spetta a “Noi” inventare ora un’alternativa percorribile, sostenibile e rapidamente attuabile. E’ ora di concepire uno stile di vita molto diverso da quello attuale e di iniziare a viverlo con felicità e curiosità. Non è che si debba convincere o costringere gli “altri” a cambiare. Quello era il vecchio sistema. Si tratta di cambiare “Noi” e cambiare ora, perché non è più tempo di giochi retorici, scuse, giustificazioni e parole. Non abbiamo più tempo per le solite noiose discussioni sulla “rivoluzione”. Quel che serve subito è azione consapevole pura e semplice. La Grecia, l’Argentina, l’Islanda e la Tunisia non rappresentano i rischi che corriamo, ma solo un timido inizio di ciò che realmente rischiamo. Se credete che quel di cui sta parlando il vostro affezionato Panda sia catastrofismo, pensate a quante cose catastrofiche avete sentito dalla rassicurante voce dei tg negli ultimi anni. Uno o due decenni fa sarebbe stata fantascienza, oggi è la realtà in cui viviamo. Si va dalle recenti rivolte per la fame in Tunisia (e forse ora anche in Algeria), passando per disastri ambientali senza precedenti (scioglimento dei ghiacci polari, BP nel Golfo del Messico, uccelli e pesci morti ovunque, moria mondiale delle api, alluvioni del secolo in Australia, Brasile, Pakistan, ecc…), minaccia di guerre nucleari dalla Corea, disfacimento industriale e del mondo del lavoro, incremento senza fine dei prezzi di carburanti, oro e pane, instabilità e confusione politica ovunque, fine dell’università pubblica, forte riduzione dello stato sociale, ecc… ecc… ecc…
Usando un po’ di memoria, quel che hanno detto e dicono i cosiddetti catastrofisti, assomiglia paurosamente alla nostra quotidianità piuttosto che ad un futuro lontano ed inverosimile.
Se “Noi” continuiamo a non far nulla, rischiamo di vedere in prima persona (e senza l’intermediazione di un qualche telegiornale di turno) ciò che non vorremmo mai vedere in vita nostra. Se continuiamo a vedere solo il solito vecchio modo di mandar avanti il mondo, quello che conosciamo, il mondo così come lo abbiamo fatto ci cadrà dritto in testa, la nostra e quella dei nostri cari.
E il nuovo modo di fare le cose dov’è?
E’ nel risparmio energetico, nella “cura del ferro”, nel mini e micro idroelettrico, nell’eolico d’alta quota, nel geotermico, nel solare a concentrazione, nelle case passive, nei tetti verdi, nel vertical-farming, nella fitodepurazione, nella permacultura, nei chilometri-zero, nella frutta e verdura di stagione, nel recupero dell’energia grigia in edilizia, nei pannelli termici e fotovoltaici, nel risparmio idrico, nel telelavoro, nei libri elettronici, nel commercio alla spina (senza contenitori a perdere), nelle materie prime seconde dal riuso e dal riciclo dei prodotti, nell’alimentazione equilibrata (meno carne equina, più frutta e verdura = più salute e meno inquinamento), nell’istruzione femminile (che fa crollare il tasso di natalità e salire le condizioni economiche e sociali dei paesi che l’adottano), nella cultura della Pace (che destina i soldi che vengono stanziati per gli armamenti per altri più utili fini), nella ricerca scientifica di base, nello car sharing, nella cooperazione internazionale, nel microcredito equilibrato, nei gas (gruppi di acquisto solidale), nelle "città in Transizione" (Transition Towns), nel commercio equo-solidale, nelle banche del tempo, negli scambi non-monetari (l’uso della moneta favorisce l’inflazione, la speculazione e la logica del PIL), nelle monete locali (usate per favorire l’economie locali, le realtà a chilometri-zero e magari pure per fare beneficenza contemporaneamente), nel conio di stato (basta con le Banche Centrali private!), nel benessere diffuso, in Internet e in tantissime altre meraviglie.
Buona vita a tutti dal vostro Panda.
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