Forse alcuni di voi avranno letto articoli o visto servizi giornalistici che annunciavano la rivolta di alcune località, paesaggisticamente delicate, verso gli impianti fotovoltaici al suolo. Nelle campagne italiane gli impianti di questo genere si stanno moltiplicando. Nessuno ha da ridire sui pannelli fotovoltaici sui tetti, ma quando i pannelli sono dispiegati su apposite strutture ad altezza suolo, le cose cambiano. L'aumento di questi tipi di impianti fotovoltaici in zone paesaggisticamente attraenti allarma (non senza alcune ragioni) i puristi del paesaggio, chi vive di turismo ed ovviamente chi possiede residenze di lusso nei pressi di tali impianti. Tali malumori si riflettono inevitabilmente presso le autorità locali. Quest'ultime, in più di un caso, hanno cominciato a vietare nuove aperture di impianti fotovoltaici al suolo. I giornalisti, nel riportare la notizia, non hanno lesinato enfasi nel rimarcare il paradosso di come gli impianti fotovoltaici, da paladini dell'ambiente, possano divenire, in certe situazioni, dei piccoli "eco-mostri". C'è un aspetto cruciale che tuttavia pare sfuggire...
Molti sembrano non aver colto che il divieto ad approntare nuovi impianti di questo tipo denota un fatto economicamente interessante: sempre più imprenditori sono disposti a sacrificare dell'ottimo terreno agricolo letteralmente "all'ombra dei pannelli fotovoltaici". Se si tralascia questo aspetto e si insaporisce la notizia con un po' di "buona" disinformazione sugli incentivi statali e la validità tecnica stessa del fotovoltaico come fonte energetica, la notizia assumerà un aspetto alquanto avvilente comunque la si pensi.
Chi è a favore di impianti fotovoltaici ad oltranza (come cura a drastici cambiamenti climatici e/o picco del petrolio) ne esce sconsolato per il propagarsi dei divieti a livello locale e per la diversità di trattamento e sensibilità dimostrate rispetto, ad esempio, agli inconvenienti degli impianti a combustibile fossile (nessuno infatti pretende che una centrale tradizionale sia bella da vedere, non faccia ammalare/morire e non inquini).
Chi è contro o indifferente ai problemi energetici ed ambientali, oppure chi si preoccupa dal lato della produzione agricola e del turismo, rimane ugualmente deluso dalla notizia: piange le fette di paeseggio "deturpate" dagli impianti al suolo (già costruiti o in via di costruzione) ed i danni economici, agricoli ed estetici che ne deriveranno.
Il vostro affezionato Panda preferisce (per una lunga serie di motivi che non starà qui ad elencare) gli impianti fotovoltaici architettonicamente integrati rispetto agli impianti al suolo, ma è assai più colpito da un'altro aspetto di questa vicenda: il fenomeno, al di là della diatriba delle diverse opinioni, dovrebbe mette prepotentemente l'accento su un dato di fatto economico. L'aspetto economico che si tralascia è che il fotovoltaico è redditizio al punto da pareggiare o sorpassare la resa agricola dei campi "sacrificati", perchè nessuno investirebbe i milioni di euro necessari per quel tipo di impianti senza valutarne attentamente l'ovvia alternativa agricola. Alla faccia di chi va ancora dicendo che il fotovoltaico non è economicamente sostenibile!
L'Italia è una nazione densamente cementificata e non mancano certo i tetti di abitazioni, palazzi e capannoni su cui poter installare impianti fotovoltaici. Se proprio non si vuole installare centrali fotovoltaiche sui terreni agricoli, non pare un ostacolo irrisolvibile. La notizia giornalisticamente parlando solleva un falso problema.
Si tenga presente che gli incentivi statali sono più bassi per gli impianti al suolo e che la stragrande maggioranza dei fondi che dovrebbero assicurare lo sviluppo delle energie rinnovabili, in Italia, finisce non a favore di fotovoltaico, eolico, geotermico, ecc... , ma a favore delle cosiddette "assimilate", ossia petrolio e carbone. La parte di fondi che lo Stato italiano destina effettivamente alle rinnovabili è poi ulteriormente decurtato tramite alcune falle legislative "ben congegnate", che favoriscono gli importatori di energia dall'estero, ossia i soliti Big dell'energia. A questi ultimi "fortunati" soggetti, infatti è permesso alterare completamente il mercato delle rinnovabili semplicemente dichiarando che l'energia che stanno importando è verde. Nessun controllo o verifica è prevista dal legislatore, quindi i soldi che dovrebbero favorire lo sviluppo delle rinnovabili (e con esse i TANTI posti di lavoro che potrebbero crearsi), in Italia, finiscono in massima parte in tasca, ad esempio, all'industria nucleare francese o a qualche azienda dell'est che produce elettricità con obsolete centrali a carbone.
Ebbene, nonostante tutte queste distorsioni, nonostante tutta l'ipocrita retorica politica, nonostante gli ostacoli che le leggi italiane pongono sul piano pratico e burocratico a chi vuol realizzare ORA quella svolta verde di cui tanti non fanno altro che parlare, parlare, parlare...
...nonostante tutto questo e molto altro ancora, spesso il ricoprire terreni di pannelli fotovoltaici risulta già adesso più conveniente che il coltivare quegli stessi terreni. Questo aspetto, al di là di tante inutili polemiche, dovrebbe far riflettere su quale sia l'effettivo grado di maturazione delle tecnologie verdi. Questo aspetto dovrebbe anche far pensare a come viene gestita l'informazione dai mass-media tradizionali in fatto di Green Economy: elogi plateali venati da subdoli pregiudizi volti a far figurare tecnologie vincenti come se fossero tecnologie cenerentole, marginali e non ancora mature. Intanto le Big del petrolio-carbone-uranio ingrassano (insieme alle colossali speculazioni finanziarie che le accompagnano) ed il pianeta muore. Quelle stesse Big dell'energia e della finanza fanno propaganda a tutto vapore 24 ore su 24 in tutto il mondo e con ogni mezzo. Loro hanno miliardi di euro che le spingono a far ciò e miliardi di euro per continuare a farlo. Fondamentalmente la loro è una propaganda volta ad insinuare dubbi e a deprimere chi l'ascolta. Il motivo è semplice: un depresso non agisce, non si interessa di nulla, si isola ed infine consuma di più, nel vano tentativo di spegnere le angosce che lo tormentano. Per tutti questi motivi è importante cercare e vedere le good news. E' importante vederle per quello che sono, nonostante i titoli dei giornali e dei telegiornali le presentino come bad news o non le presentino affatto. E' importante per il nostro umore, le nostre tasche, la nostra salute ed il futuro del pianeta stesso.
Sempre più risorse fondamentali divengono di giorno in giorno più scarse e preziose (lavoro, petrolio, cibo, acqua dolce, metalli, salgemma, ecc...) , ma nessuna risorsa è più scarsa e preziosa della consapevolezza. Il mondo che noi tutti conosciamo vivrà oppure morrà in base alla consapevolezza che riuscirà o non riuscirà a raggiungere. Il bello è che la via della consapevolezza, per quanto scomoda e tutta in salita, attraversa sempre terre fatte di tesori inaspettati, libertà e bellezza. La via della consapevolezza scalda il cuore e non conduce da nessuna parte (e non serve che lo faccia perchè è essa stessa la felicità!). Al contrario la via dell'assenza di consapevolezza è una via facile ed in discesa, ma attraversa lande di desolato squallore, di conformismo claustrofobico e di degradante deformità. La via dell'assenza di consapevolezza inoltre conduce sempre ad una meta: un dirupo da cui, se vi si cade, non si può far più altro se non sfracellarsi.
Il vostro Panda preferisce la felicità e, nel salutarvi, ve ne augura tantissima a tutti voi.
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