venerdì 4 ottobre 2013

Arduino, l’hardware open-source dal cuore italiano strega anche l’Intel


Con la sua nuova scheda di sviluppo ‘Galileo', l’Intel si avvicina alla crescente comunità dei 'makers', l’equivalente, in chiave tecnologica, innovativa e moderna, dei “vecchi” artigiani. Il colosso dell’elettronica ha deciso di inserirsi in questo settore in grande crescita tramite una cooperazione strategica con la Arduino LLC di Ivrea, la più conosciuta e diffusa piattaforma open source impiegata e sviluppata dalla comunità dei 'makers'.

Brian Krzanich, l’amministratore delegato di Intel in persona, ha annunciato che la scheda ‘Intel Galileo’ inaugurerà una nuova linea di schede di sviluppo compatibili con il sistema hardware e software Arduino, ma basate su architettura Intel. Il CEO dell’Intel ha inoltre dichiarato che il colosso da lui guidato prossimamente effettuerà una donazione di ben 50.000 schede ‘Intel Galileo’ che verranno distribuite a 1.000 università in tutto il mondo (Italia compresa).

La piattaforma Arduino si contraddistingue per essere semplice da utilizzare, persino per i non professionisti. Tale semplicità d’utilizzo e sviluppo permette di realizzare prototipi interattivi in modo rapido e diffuso. I prototipi sviluppabili possono spaziare da semplicissime automatizzazioni, fino a collegati ai social network, oppure a progetti software più complessi come il controllo di elettrodomestici o robot tramite smartphone. Massimo Banzi, fondatore della community Arduino ha pubblicamente espresso la sua soddisfazione.

Con questa mossa l’Internet delle cose fa un ulteriore passo avanti, avvicinandosi sempre più a divenire non più una illuminata visione, ma una realtà concreta, carica di innovazioni ed opportunità preziose. Con questa notizia la cosiddetta Pop Economy si aggiudica un nuovo e clamoroso successo. L’economia e l’intelligenza collaborativa, nonostante l’indifferenza, l’incuria e la sottovalutazione culturale e politica nei suoi confronti, avanza inesorabile e, dopo aver già contagiato i colossi del software inizia ora a far breccia anche nei colossi del hardware, imponendosi un poco alla volta come nuovo paradigma dello sviluppo tecnologico a livello mondiale.

Come per le energie rinnovabili, anche per l’open source, la sempre maggiore diffusione su scala planetaria non dipende solo dal “buon cuore” e dalla passione (pur evidenti e fruttuosi) dei suoi cultori più affezionati, ma, molto più prosaicamente, dal vantaggio strategico che offrono in termini di efficienza e convenienza economica. Da Windowfarms a Open Source Ecology, da Arduino a Linux, da Wikipedia alle licenze sui diritti d’autore stile Creative Commons e Copyleft, la parte più avanzata e profittevole dell’economia (ricerca e sviluppo inclusi) si muove sempre più sulle gambe e sulle teste di molti anziché all’interno di monopoli ed oligopoli di pochi.

 
Buon futuro a tutti dal Panda

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