Un supercomputer dell'IBM, chiamato Watson, ha sconfitto degli avversari umani in una sfida speciale del quiz televisivo Jeopardy (famosissimo negli USA). L'IBM ha quindi riproposto la sfida tra uomo e macchina, come aveva già fatto negli anni '90 con la storica sfida tra Deep Blue ed il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov. I tempi però sono cambiati e gli esperti dell'IBM, questa volta hanno decisamente spostato l'asticella della sfida un po' più in alto...
Questa volta, infatti, non si tratta di un gioco come gli scacchi, ma di un quiz televisivo che richiede la capacità d'interpretare il linguaggio umano e fornire la risposta esatta nel minor tempo possibile, affrontando un'elevata ambiguità e giochi di parole. Si deve inoltre far notare che, analogamente al suo predecessore, il prode Watson non si è confrontato con avversari umani qualsiasi, ma con dei veri e propri campioni di Jeopardy. Come se ciò non bastasse, Watson non era collegato ad Internet e ha dovuto quindi trovare le informazioni necessarie solo utilizzando le proprie risorse interne.
Il punto più interessante interessante dell'intera vicenda però è che, a differenza della sfida a scacchi degli anni '90, questa volta l'IBM intravede già possibili applicazioni commerciali per la propria creatura. Già si comincia a parlare di un possibile utilizzo di Watson come una sorta di super-assistente medico in grado di fornire un valido supporto diagnostico ai dottori. Insomma, questa volta non si tratta solo di una dimostrazione di abilità fine a se stessa, ma qualcosa di più. Le possibili applicazioni future, una volta apportate le opportune modifiche, sono pressochè infinite e vanno quasi tutte ad intaccare quei compiti che, fino a poco fa, si ritenevano di esclusiva competenza dell'intelletto umano. Non è difficile immaginare versioni di Watson evolute, collegate alle sterminate risorse di Internet e modificate specificatamente per svolgere compiti prestabiliti con un elevato grado di affidabilità.
Se ciò dovesse rivelarsi vero e se in futuro assisteremo ad una competizione commerciale per sfornare operatori non umani per compiti linguisticamente complessi, potremmo essere in grado di saggiare un primo timidissimo boccone tecnologico di quella che potrebbe essere l'era pre-Singolarità. Macchine non ancora senzienti, ma già in grado di interagire in modo naturale con gli esseri umani fino al punto da rivestire un certo ruolo economico: sembra fantascienza, ma potrebbe essere il nostro futuro, a pochi anni da oggi.
Una volta imboccata l'integrazione tra intelligenza artificiale evoluta ed economia, la spinta a spostare ancora più in su l'asta del confronto sarà inevitabile. Forse hanno quindi ragione quelli che prevedono la Singolarità Tecnologica in tempi relativamente brevi (nell'ordine di qualche decennio). Comunque, se ciò dovesse essere vero, di certo la fase che precede la Singolarità vera e propria potrebbe rivelarsi socialmente assai più amara del previsto, ossia piena zeppa di disoccupazione tecnologica. Come se di disoccupazione tecnologica non ce ne fosse già abbastanza oggi.
Questo trend, unito ad un'economia sempre più in affanno (a causa dei danni provocati dall'esaurimento delle risorse naturali più economiche, dalle aberrazioni della speculazione finanziaria e dai cambiamenti climatici), potrebbe avere esiti totalmente imprevedibili.
Gli scenari mostrati in Zeitgeist paiono sempre meno speculativi e sempre più concreti. Forse l'abbandono del sistema monetario non sarà una scelta, una rivoluzione od un'utopico progetto sociale, ma una necessità imposta dagli eventi. L'attuale sistema monetario, basato su Banche Centrali private, sta creando così tanti paradossi (compresi queli di natura tecnologica) che rischia di morire sotto il suo stesso peso.
Intanto, nonostante le rivolte a catena nel mondo arabo, il progetto Desertec (ed altri similari) avanza, non perchè sia aumentata la consapevolezza ambientale, ma perchè l'economia e la geopolitica spingono sempre più verso quel tipo di soluzione. Si potrebbe argomentare che le tecnologie verdi, come le intelligenze artificiali evolute, sono tendenze evolutive inarrestabili: si possono rallentare (e lo si è fatto), ma non si riesce a fermarle completamente. Forse, giunti ad un certo grado di sviluppo, alcune tecnologie tendono ad emergere spontaneamente e non vi è modo di fermarle poichè esse rappresentano le vere necessità ed ambizioni della civiltà che le genera.
Forse, in futuro, il bene trionferà sui tanti difetti umani, così come accadde altre volte nel passato (si pensi all'emergere delle democrazie e della scienza pur se osteggiate furiosamente da teocrazie e monarchie sanguinarie). Come in passato, ciò potrebbe accadere non perchè il bene sia intrinsecamente più forte del male, ma più semplicemente perchè, sul lungo periodo, il bene è più adatto del male a sopravvivere ai suoi stessi limiti.
Buon futuro a tutti dal Panda
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