Desertec è un consorzio nato nel 2009 per volontà di grandi gruppi finanziari ed industriali tedeschi con lo scopo di realizzare un mastodontico progetto energetico volto a sfruttare su larghissima scala l’energia solare ed eolica nei deserti dell’Africa settentrionale. L’obbiettivo è quello di rifornire i paesi della regione, ma anche dell’Europa, dell’energia di cui avranno bisogno in un futuro molto prossimo in cui il ruolo dei combustibili fossili sarà necessariamente ridotto a causa del loro progressivo esaurimento.
Un paio di precisazioni prima di proseguire...
...si tenga innanzitutto presente che con “esaurimento” non si sta qui accennando ad un esaurimento fisico imminente di dette risorse, quanto piuttosto ad un loro esaurimento economico, dovuto ad insostenibili rincari dei prezzi e di costi d’estrazione; si consideri poi che con “mastodontico progetto energetico” si intende qualcosa di veramente molto ambizioso. Quanto ambizioso? Abbastanza da voler coprire entro il 2050 il fabbisogno di elettricità del Nord Africa, del vicino Oriente e di oltre il 15% di quello europeo. Desertec, in altri termini, è volto a riscrivere la realtà energetica dell’intero bacino del Mediterraneo e di buona parte del vecchio continente grazie ad un massiccio investimento pari a circa 400 miliardi di euro (in meno di quaranta anni). Desertec è persino più di tutto questo, è un piano in grado di sfregiare irrimediabilmente e per sempre la presunta supremazia dei combustibili fossili sulle cosiddette energie verdi.
In questo scenario il consorzio Desertec Industrial Initiative (Dii) rappresenta l’avanguardia organizzativa del progetto, ossia l’organo che dovrà studiare e creare entro la fine del 2012 le premesse tecniche, giuridiche ed economiche di questo piano temerario. Proprio il Dii, tuttavia, precisa che Desertec non sarebbe in realtà un unico mega-progetto da 400 miliardi di euro, quanto piuttosto la pianificazione concordata di circa 30 grandi piani locali, di cui la prima centrale solare da 500 megawatt in Marocco non è altro che un primo assaggio. Si tenga poi conto che il consorzio, pur essendo nato in ambito tedesco, si è presto espanso a livello internazionale, con la partecipazione di grandi aziende di tutt'europa, Italia compresa (ad esempio Enel, San Paolo e Unicredit solo per fare alcuni nomi noti).
Troppo bello per essere vero? Beh, qualche nuvola scura forse si sarebbe pure scorta all’orizzonte: lo scoppio della rivoluzione tunisina che ha finito col contagiare l’intera area del Maghreb per giungere fino al Medio Oriente. Questo avvenimento, almeno in apparenza, potrebbe aver rimesso tutto in discussione. Il dubbio è presto detto: Desertec era stato progettato e concepito all’epoca dei regimi dittatoriali pre-rivolta, la primavera araba lo ha definitivamente compromesso? A rispondere, ancora una volta, è il Dii, secondo cui i cambiamenti politici avvenuti, pur potendo comportare dei ritardi, non rappresenterebbero tuttavia una minaccia a Desertec. Il progetto, infatti, non perderà di significato ed importanza a prescindere da qualsiasi scenario politico locale. D’altra parte si deve considerare che la popolazione nordafricana aumenterà considerevolmente nei prossimi decenni e ciò comporterà un corrispettivo aumento del fabbisogno energetico. Inoltre Desertec vuol dire anche tantissimi posti di lavoro locali e questo va innegabilmente a favore proprio della fetta più giovane ed economicamente sofferente della popolazione locale, ossia a favore delle esigenze da cui la rivoluzione tunisina è sorta e ha preso piede. Desertec promette un forte sviluppo economico dell’area e questo non può che far gola, indipendentemente dal colore o dal tipo di governi locali.
Se l’appoggio dei governi locali sembra ragionevolmente scontato, l’Europa d’altro canto, con l’abbandono del nucleare da parte della Germania, il referendum abrogativo dell’Italia e più in generale con l’insostenibilità politica del nucleare un po’ ovunque dopo il disastro di Fukushima, ha ancor più necessita di prima che Desertec divenga al più presto una realtà concreta su cui poter contare. Sempre per tacer del picco del petrolio e dei disastri petroliferi causati dalle trivellazioni di profondità oppure dell’insostenibili catastrofe causata dallo sfruttamento delle sabbie bituminose (da cui per altro si estrae petrolio di pessima qualità e a costi decisamente elevati).
Sì, forse qualche nuvola si è levata sopra Desertec, ma si è dissolta piuttosto velocemente, come neve…
…al sole!
Buon futuro a tutti dal vostro affezionato Panda
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