domenica 29 maggio 2011
Perchè Veronesi non mi garba
Il Panda consiglia a tutti di guardare questo video. Il consiglio è dovuto al fatto che viviamo in un mondo dominato da un'informazione ambigua, basata in parte su menzogne e in parte lasciando che chi ascolta tragga conclusioni errate. La situazione è grave e di vitale importanza: un mondo che non è più in grado di produrre cibo sano, né garantirne la sostenibilità (cioè di poterne produrre anche in futuro) e in cui l'acqua è un bene privato, non è un mondo corrotto è un mondo morente. Il Panda vorrebbe tanto poter dire che quest'ultima frase è solo un gioco retorico o un'esagerazione verbale, ma chiunque, in cuor suo, sa che non è così.
Veronesi non mi garba!
Poche parole in cui c'è dentro tanta amarezza, tanto rispetto e nessun rancore. Che c'entra il buon Umberto Veronesi con l'orto del video? Direttamente nulla, eppure c'entra lo stesso, ma le cose sono un po' complicate da spiegare. C'è tanto da dire...
Quella che una volta si chiamava "morte" e tutti la temevano e la osteggiavano, oggi la chiamiamo "libero mercato" e siamo tutti (o quasi) convinti che sia un male inevitabile, se non addirittura un bene assoluto. In ossequio al libero mercato e alle sue leggi compriamo semenze modificate geneticamente che non si riproducono se non comprandole di nuovo dalla multinazionale che ha brevettato il loro DNA modificato, compriamo fertilizzanti ricavati dal petrolio e dal gas che non sono rinnovabili e che devastano l'ambiente ed i terreni agricoli in cui vengono sparsi, compriamo trattori, erpici ed aratri per sterilizzare inutilmente quello che una volta era humus naturale e fertile, compriamo pesticidi e diserbanti che inquinano e ci fanno venire i tumori, compriamo ciò che cresce con questi sistemi e che a stento può definirsi cibo, ma solo dopo che ha percorso migliaia di chilometri su camion puzzolenti, dopo che è stato refrigerato, trattato, stoccato, imballato e pubblicizzato. Ogni tappa comporta spreco di energia e di risorse e, ovviamente, un aumento sul prezzo finale (quello che ci tocca pagare a noi consumatori). Compriamo questa mostruosità che scambiamo per cibo con soldi anch'essi comprati da società private (le Banche Centrali, per chi non lo sapesse, sono tutte delle S.p.A. private). Stampare una banconota costa approssimativamente trenta centesimi, ma la società civile nel suo complesso la paga indebitandosi con la Banca Centrale (privata) che la emette per il valore scritto sulla banconota più un tasso di interesse fissato dalla Banca Centrale stessa. Se poi come consumatori utilizziamo una qualche forma di credito al consumo, compriamo persino una seconda volta il denaro che non abbiamo (con l'interesse). Se poi acquistiamo in banca dei prodotti finanziari che incamerano quel credito vantato dalle banche verso altri consumatori come noi, allora acquistiamo il denaro una terza, quarta, quinta od ennesima volta (a seconda dei numeri di passaggi finanziari) il denaro che continuiamo ingenuamente a considerare come pubblico.
Dopo aver acquistato il cibo con tutto quel che ne consegue (di solito per altro in centri commerciali iperinquinanti), una volta arrivati a casa con la nostra costosissima auto e la nostra sempre più costosa benzina, buttiamo subito via gli imballaggi (dopo aver comprato il servizio di smaltimento rifiuti con le tasse e sperando di non vivere a Napoli o vicino ad un inceneritore od una discarica). Finalmente mangiamo quel che resta, ma di solito ne sprechiamo lungo questo tortuoso percorso circa un terzo che andrà semplicemente gettato via anziché ingerito da qualcuno. Visto tuttavia che i due terzi del cibo restanti li mangiamo e che si tratta spesso di cibo scarsamente nutriente (quando non di stagione) e comunque altamente inquinato sia da sostanze chimiche volutamente impiegate (fertilizzanti, diserbanti, ecc...) sia da sostanze chimiche presenti nell'ambiente (inquinamento), ovviamente tenderemo ad ammalarci e ci toccherà comprare delle medicine per guarire (più le eventuali spese mediche). Se tuttavia quello di cui ci siamo ammalati è un tumore non ci resta altro che sperare di averlo scovato in tempo e che si tratti di uno di quei tumori in cui le percentuali di guarigione sono elevate (e ovviamente pagare le rispettive cure se non direttamente almeno tramite le tasse).
E ci definiamo una razza intelligente? Forse un'analogia con i polli in batteria sarebbe una definizione più azzeccata, non trovate?
Si, vabbè, direte voi, ma Veronesi che c'entra con tutto ciò?
Il Panda non ha nulla contro Umberto Veronesi e i suoi prestigiosi risultati come oncologo e ricercatore. Il fatto è che la figura stessa dell'oncologo rispetto ai tumori è analoga a quella del carcere verso la criminalità. I carceri svolgono un'importante funzione sociale, tuttavia limitarsi a mettere i criminali in carcere vuol dire che la società "civile" sta intervenendo solo dopo che è già avvenuto un crimine. Considerare i carceri come l'unica arma a disposizione contro la criminalità equivale quindi ad accettare gli attuali livelli di criminalità ed il Panda sfida chiunque a definire accettabili i livelli attuali di criminalità! Se lo scopo è eliminare il crimine, dovrebbe essere preferibile e scontato intervenire soprattutto per evitare che il crimine sia commesso, ossia prevenirlo. Per altro la prevenzione sarebbe una scelta tecnicamente assai più economica ed efficiente rispetto alla soluzione carceraria pura. Il problema purtroppo è che la criminalità ed i carceri girare un sacco di soldi. I carceri, quindi, sono considerati dalla politica come l'unica "soluzione" al crimine da una parte proprio perchè non sono una gran soluzione (preservando la criminalità organizzata che fa guadagnare alla grande chi la usa) e d'altra parte perchè i carceri sono essi stessi un gran business e più sono ipertrofici e meglio è. Questo non vuol dire che i carceri siano inutili, ma che l'abuso che ne fa la società non solo li rende tali, ma li trasforma persino in una delle cause del dilagare della criminalità.
Analogamente è importante che una volta che ci si ammali di tumore vi sia la possibilità di curarsi al meglio, ma puntare tutto sul curarsi dopo che ci si è ammalati sapendo che c'è in corso una vera e propria "epidemia" di tumori che ormai coinvolge anche i neonati, ossia puntare tutto e solo sulla cura ex-post costi quel che costi vuol dire di fatto accettare gli attuali livelli di inquinamento e partire a ragionare da questo triste presupposto. Vuol dire accettare che il funzionamento dell'economia possa generare un livello persistente di inquinamento, tale da far rischiare l'estinzione al genere umano in un futuro sempre più prossimo e comunque tale da compromettere irreversibilmente la qualità del latte materno umano e tale da minacciare la salute di tutti compresi i feti umani. Puntare tutto sulla cura ex-post delle malattie ambientali come molti tumori vuol dire accettare l'inaccettabile.
Ai "Veronesi" di tutto il mondo che da più di trent'anni continuano a prometterci a breve una cura definitiva al cancro, il vostro affezionato Panda dice grazie, ma sarebbe bello e molto ma molto più facile e sensato non ammalarsi affatto. Avendo avuto un padre guarito da un tumore maligno ed aggressivo, i ringraziamenti del Panda agli oncologi (e quindi anche a Veronesi stesso) sono tutto fuorchè ipocriti. Sarebbe tuttavia ipocrita fingere invece di non vedere, ad esempio, che Veronesi, per svolgere le sue ricerche ed i suoi compiti (importantissimi), finisce col percepire lauti compensi proprio da lobby che sono sospettate d'essere tra le possibili cause dell'attuale epidemia di tumori. Questo non può che far sorgere dubbi (fondati o meno che siano) sull'attendibilità e sull'imparzialità della divulgazione che, forte dei traguardi giunti in campo medico, da quella parte giunge a pioggia sull'opinione pubblica.
Quale sarebbe allora l'alternativa? L'alternativa alla visione del problema "alla Veronesi", non è un'alternativa che esclude la ricerca e le cure oncologiche (ci mancherebbe altro), ma piuttosto una strategia complementare ad essa benché predominante rispetto al mero trattamento ex-post. Questa strategia si chiama PREVENZIONE! Una sana ed intensa prevenzione fatta non solo a livello personale, ma anche a livello sociale, culturale, politico e soprattutto economico. Una prevenzione che renda sostenibile l'economia e l'ambiente in cui noi tutti viviamo. Essere attenti all'ecologia non è solo essere d'animo tenero ed altruista, ma preoccuparsi egoisticamente della propria salute e di quella delle generazioni più giovani. Essere attenti all'ecologia è un egoismo fatto di preoccupazioni per il futuro, ma anche e soprattutto di soldi, un sacco di soldi, una quantità astronomica di soldi. Che soldi? Quelli che sprechiamo in OGM, aratri, fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, carburante, trasporti, imballaggi, refrigerazione, intermediazione, cambiamenti climatici, perdità di terreni agricoli, dilavazione dei terreni coltivati, scomparsa degli insetti impollinatori come le api, salute e spese mediche, ecc... ecc... ecc...
Pensate quanti soldi si potrebbero risparmiare solo per cercare di vivere meglio ed in salute e per mangiare cibi più succosi, sostenibili e (per di più) meno costosi di quelli attuali.
Un saluto a tutti dal Panda.
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Caro panda speriamo bene... sono vegetariana dal '94, ho iniziato per motivi etici, quando ancora si sosteneva che la carne era indispensabile alla sopravvivenza umana, e la mia scelta ha scatenato il panico tra amici e parenti!
RispondiEliminaFinalmente dopo 16 anni comincio a sentire voci.. che forse e ribadisco forse.. tutta questa carne non ci fa poi così bene.. che dire ... andiamo avanti e speriamo di avere scelto e potere scegliere sempre di più le verdure giuste! Un enorme grazie per la tua opera di divulgazione!!! Ciao Mara
Cara Mara, il Panda ti ringrazia e condivide con te l'idea che tutta questa carne non fa bene a nessuno: nè a chi ne mangia in eccesso (e sono in tanti), nè a chi soffre la fame (e sono in tanti anche loro) e neppure al pianeta (che è solo uno e dovremmo tenercelo di buono).
RispondiEliminaUn salutone a Mara e a tutti gli altri dal vostro affezionato Panda.