mercoledì 20 giugno 2012
Picco delle nascite, picco del petrolio e femminismo estremo
Questa ennesima conferenza di Hans Rosling a TED (sottotitolata anche in italiano) è interessante, poiché, contrariamente a quanto si tenderebbe a pensare, mette in luce la scarsa influenza (per non dire nulla) delle religioni sulla tendenza a procreare più o meno figli. Quello che ha attratto l’attenzione del vostro affezionato Panda però è stato l’accenno al picco del petrolio in relazione ad un’atteso picco delle nascite verso i 10 miliardi circa di persone. Il presupposto alla base della congettura di Hans Rosling in merito ad un auspicabile futuro picco delle nascite che salvi il mondo dalla sovrappopolazione è l’attesa di un elevato miglioramento delle condizioni economiche delle popolazioni più povere da qui in avanti. Sembrerebbe un presupposto ragionevole visto l’andamento tenuto fino ad ora. Se però si ritiene che il picco del petrolio continui a tartassare l’economia con violenza ancor maggiore a quanto fatto fino ad ora per secoli, quel presupposto parrà di colpo meno scontato. Al contrario, data l’analisi fatta Rosling, ci si dovrebbe attendere un inasprimento dell’espansione demografica causata dall’impoverimento generale e dall’inevitabile aumento del tasso di mortalità che tale impoverimento comporterà. D’altra parte si potrebbe anche obiettare che comunque sia un mondo con non più di 10 miliardi di persone sarà comunque un mondo disperato visto che siamo appena giunti a 7 e già sono più che evidenti i segni di cedimento del “sistema-Terra”: acidificazione degli oceani, desertificazione, cambiamenti climatici, inquinamento, buco dell’ozono, deforestazione, crollo della biodiversità, ecc…
Comunque sia, se si crede nell’ineluttabilità di una decrescita economica di lungo periodo a causa del picco del petrolio, e se si crede nell’analisi statistica mostrata dal buon Hans (ossia che il numero di figli per donna è strettamente collegato alla pianificazione famigliare, all’istruzione ed emancipazione femminile) si deve giungere ad una conclusione politica piuttosto radicale...
...ossia che la cultura planetaria debba per forza virare bruscamente verso un femminismo estremo che ambisca a ben più che la semplice parità tra i sessi. O il femminismo estremo o saranno guai seri per tutti. Il futuro richiede l’emergere di un sistema matriarcale in cui sia la donna a primeggiare socialmente ed economicamente e non più il maschio. Essendo finito da un pezzo l'epoca della pietra, i muscoli non bastano per giustificare il predominio maschile nella società, nel potere e nell'economia.
Essendo maschio, parrebbe una contraddizione agognare un matriarcato ancor più aspro e sessista del maschilismo attualmente imperante, ma non è così. Il presupposto razionale per sperare e tentare di ottenere un matriarcato diffuso non è un alto senso di giustizia morale (che imporrebbe una parità di diritti e condizioni tra i sessi), né una velleitaria speranza che le donne al potere possano condurre ad un mondo di pace ed armonia per il solo fatto di aver a che fare con un po’ meno testosterone dei signor uomini. La motivazione che spinge a richiedere uno sbilanciamento dei poteri a netto favore delle donne è di ordine brutalmente pragmatico. Qual è questo motivo? Beh, che i sessi, sul piano riproduttivo non sono bilanciati. Un maschio può fecondare 1000 donne ma una donna non può generare 1000 figli. La funzione riproduttiva del maschio è inflazionata per natura ed è quindi illogico e pericoloso che sia il maschio a dettar legge dentro e fuori le pareti di casa, poiché è evidente che la gravidanza pesa in modo spropositato sulla donna e non sull’uomo ed è quindi evidente che le gravidanze sono proporzionali alla debolezza economica, culturale e sociale della donna.
In un pianeta che ha raggiunto e superato i 7 miliardi di persone, che è destinato comunque a raggiungere i 10 e che, assai probabilmente, a causa del picco del petrolio, rischia di sorpassare di molto i 10 miliardi, la parità tra i sessi non sono è auspicabile, ma persino insufficiente. Le donne devono dominare la nostra società in modo da far crollare il tasso di crescita della popolazione mondiale senza l’intervento di pestilenze, carestia e guerre di distruzione di massa. A tal proposito andrebbero proposti interventi legislativi a livello nazionale ed internazionale per sospendere la parità di diritti tra uomini e donne per favorire queste ultime con un chiaro favoritismo in ambito lavorativo, economico, politico e sociale. Sarebbe auspicabile modificare oltre alle leggi ordinarie anche le costituzioni nazionali ed i documenti internazionali quali la Dichiarazione universale dei diritti umani, in modo da garantire una disparità che premi le donne, spingendole a realizzarsi maggiormente in ambiti non procreativi. Si potrebbero fare forti pressioni per diffondere film, telenovela, cartoni animati, libri, giochi, videogiochi ed idoli in cui la parte da leone spetti alle donne e non più ai maschietti come avvenuto finora. Si dovrebbe imporre nel mondo del lavoro l’introduzione della paternità obbligatoria superiore a quelle della maternità. Si dovrebbero costringere le case farmaceutiche ad effettuare sperimentazioni innanzitutto su campioni di riferimento prevalentemente di donne e non uomini come fatto finora. Le “quote rosa” dovrebbero essere superiori al 50% ed essere estese non solo in ambito politico, ma in tutti i contesti. Ecc… ecc… ecc…
Può apparire una follia, un’esagerazione o una provocazione, ma non lo è. Si tratta solo di decidere se sia meglio questa strada, oppure quella di una versione più brutale ed estesa della pur crudele politica del figlio unico imposta in Cina. Peggio ancora, pensate cosa comporterebbe il non far nulla, correndo tutti quanti insieme (uomini, donne e figli) incontro al cataclisma mondiale chiamato sovrappopolazione. È difficile sopravvivere al picco del petrolio, ancor più difficile sopravvivere ai cambiamenti climatici. Provate ad immaginare quanto sia difficile sopravvivere contemporaneamente ad entrambi in un mondo oltremodo sovraffollato. Non è uno scenario fantascientifico di chissà quale lontano futuro. Tutte e tre le catastrofi incombono già su di noi, intrecciando cause ed effetti, in una spirale assai pericolosa per la nostra razza e l’intera biosfera. Affrontare in modo soft il picco del petrolio, i cambiamenti climatici e la sovrappopolazione vuol dire non aver capito nulla su cosa essi siano né su cosa rischiano di divenire congiuntamente. La crescita economica in questo scenario è altrettanto probabile di vincere al lotto dieci volte di seguito giocando sempre gli stessi numeri. Bisogna svegliarsi dal letargo culturale, sociale ed economico in cui ci siamo andati a cacciare. Servono azioni concrete, non convenzionali, pragmatiche, decise e coraggiose. Il femminismo estremo è solo un esempio tra i tanti, ma un esempio importante, cruciale se si vuol pensare al futuro con speranza e non con angoscia od ottundimento.
Riuscite ad immaginarvi una situazione più crudele di quella in cui i propri figli siano di fatto causa di sofferenza, sciagura, distruzione e morte, anziché di speranza e rigenerazione?
Il maschilismo è un vero schifo e non credo che il femminismo estremo possa essere molto più simpatico a lungo andare, ma potrebbe rivelarsi indispensabile dal punto di vista della sostenibilità economica e biologica. L’azione morale, per definizione, non può sottrarsi dalla responsabilità di quanto fatto o non fatto, non può fuggire in un castello dorato fondato su soffici nuvole fatte di enunciati perfetti lasciando che fuori il mondo bruci e vada all’inferno.
Viviamo in tempi difficili e vivremo presto tempi assai peggiori. Il femminismo estremo, basato su solide basi biologiche, economiche ed ecologiche deve essere all’altezza delle incredibili sfide che ci si pongono innanzi. Il maschilismo imperante, oltre che ingiusto, è oscenamente e grottescamente fuori luogo al punto in cui siamo.
Viva le donne è il mondo che sapranno costruire!
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Mhhhhhh ... allettante, come donna!! ;-))
RispondiEliminaovviamente scherzo, sebbene l'idea sia quantomeno originale.
Tuttavia non la condivido, o perlomeno non lo la condivido interamente.
Un matriarcato o peggio un femminismo estremo, come da titolo del post, sarebbe come dici tu indigesto, ma non alla lunga, piuttosto alla breve, brevissima. Come del resto è indigesto il maschilismo ormai da sempre imperante.
In merito alla questione demografica in effetti sarebbe fondamentale la cultura, ma non solo delle donne: in altre parole non credo che l'eccessiva crescita demografica dei paesi in via di sviluppo sia attribuibile esclusivamente all'ignoranza femminile, non meno che a quella maschile. E' l'ignoranza e basta. Dovrebbero avere accesso alla cultura tutti, uomini e donne.
Personalmente vedo la soluzione ormai difficilmente raggiungibile.Bisognava agire anni fa. Infatti non vedo meno maschilista la nostra società che urla al femminismo di quanto non lo siano le società dei paesi emergenti. Perchè non credo che la vera liberazione della donna consista nella contraccezione, ennesima maschera da uomo che essa è costretta a portare. Mi spiego meglio: se un tempo - quando ancora si sarebbe fatto a tempo, appunto, ad agire su questo piano - la contraccezione chimica è stata sbandierata come la grande emancipazione (e forse nel contesto di allora poteva anche esserlo, ma mi astengo da giudizi perchè non ero nemmeno nata) oggi io ho conosciuto donne distrutte dal fatto di non poter permettersi un figlio, causa le difficoltà economiche e i ritmi di lavoro incalzanti e maschili.
L'unica soluzione sarebbe una via di mezzo: certo non la coercizione in casa a pulire e a badare a tutto e a tutti, ma nemmeno l'impossibilità di fatto di realizzarsi come femmine. Siamo donne, dobbiamo realizzarci come persone nella nostra interezza, quindi sia su un piano professionale e sociale sia su un piano biologico ed affettivo (e parimenti l'uomo).
Quindi sicuramente ben venga l'istruzione nei paesi in via di sviluppo: certamente la cultura permetterebbe alle donne l'accesso a professioni qualificate e quindi ridurrebbe senza violenza - come giustamente hai scritto in un altro post - il numero dei figli.
Però non basta, bisognerebbe controbilanciare questa azione con una analoga e contraria qui: ossia creare un welfare efficace che permetta alle donne di svolgere qualsiasi professione con orari flessibili e part time come un diritto nemmeno da discutere, con maternità lunghe e sostegni all'infanzia.
Insomma, un meta che io vedo irraggiungibile, e pur tuttavia ci spero!
Grazie per la pazienza se arriverai a leggermi fino a qui!
Francesca
Ciao Francesca ,
RispondiEliminanon credo che sia troppo tardi per cambiare in meglio il mondo delle donne ed il mondo tout court di conseguenza (non è mai troppo tardi per questo genere di cose). Le difficoltà non sono mai mancate, ma scoraggiarsi non ha utilità. L’imperante ipocrisia occidentale in merito al femminismo è fuor di dubbio, ma la si può smascherare ed abbattere.
La pillola contraccettiva è stato uno strumento di liberazione delle donne. Di per sé si tratta di un farmaco e nulla più, uno strumento come potrebbe esserlo un martello o qualsiasi altra cosa inventata dagli esseri umani. Come noto, uno strumento non è mai un bene o un male di per sé, ma dipende dalle scelte di chi lo usa. Va però ricordato che ogni strumento creato e reso accessibile conferisce libertà di scelta a chi ne ha effettivo accesso. Se una cosa può essere fatta solo con un particolare strumento, la sua assenza vuol dire inevitabilmente assenza di libertà.
Chiunque non abbia mai lavato i panni sporchi in riva ad un fiume, magari d’inverno, munito di null’altro che una spazzola, un po’ di cenere e un’asse di legno, non può neppure lontanamente immaginare quanta fatica sia stata sgravata e quanto tempo sia stato donato alle donne da quell’umile elettrodomestico che è la lavatrice. Allo stesso tempo, però, usando male le lavatrici le donne (più di altri) hanno contribuito, con noncuranza, ad inquinare gravemente fiumi e mari. La lavatrice ha tuttavia dato la possibilità di fare una scelta alle donne (giusta o sbagliata che fosse). Le ha rese più libere. Le attuali restrizioni sul mondo del lavoro che stanno relegando la donna ad un ruolo sempre più subalterno fino ad imporre loro una rinuncia in toto di gravidanza e maternità, sono evidentemente l’esatto opposto di quello che è stata la pillola contraccettiva o la lavatrice. Mentre queste hanno creato una possibilità di scelta, le restrizioni lavorative di fatto ne sono una distruzione.
Il punto cruciale sembrerebbe però un altro. Per migliaia di anni le donne hanno lavato i panni nei fiumi, senza neppure sospettare che potesse esistere un mondo dove tutta questa sofferenza non fosse necessaria, ossia senza immaginare una banale lavatrice. Dall’alba dei giorni le donne hanno dovuto sopportare il peso ed i rischi delle gravidanze senza immaginare che potesse esistere un mondo in cui spettasse loro la scelta di come usare il proprio corpo, ovvero senza immaginare la pillola contraccettiva. Purtroppo oggi sembra che le donne non siano in grado di immaginare un mondo in cui il lavoro non sia un’alternativa alla propria vita procreativa e famigliare, non riescono ad immaginare un mondo in cui, ad esempio, i padri siano OBBLIGATI a prendersi cura dei propri figli così come lo sono le madri: per legge. Parlo di una paternità obbligatoria da considerare non tanto in alternativa, ma in aggiunta all’attuale maternità. Uno strumento a vantaggio di figli, padri, ma soprattutto delle donne e della loro indipendenza economica. La paternità obbligatoria non è che uno dei possibili strumenti per migliorare le condizioni delle lavoratrici, non la più radicale né la più fantasiosa.
Qualcuno potrebbe definire ipotesi come quella della paternità obbligatoria “solo un sogno”. Chi lo facesse pensi questi due aspetti:
1 - il termine “solo” (così usato) non ha alcun significato, è pura denigrazione priva di qualsiasi idea sottostante;
2- la parola “sogno” potrebbe idealmente sostituire quella di “immaginare” e, come nel caso delle donne che per millenni non sono riuscite ad immaginare lavatrici e pillole, quelle di oggi che non riescono ad “immaginare” un mondo del lavoro più intelligente e in ciò non sono meno autolesioniste delle loro antenate. Anche per le donne di oggi la capacità di sognare un mondo migliore, lungi dall'essere un male, sarebbe anzi indispensabile al cambiamento che esse stesse auspicano, quindi…
…Donne di tutto il mondo, sognate e lottate insieme per i vostri legittimi e bellissimi sogni!
Buon futuro a Francesca e a tutte voi dal Panda