E’ possibile promuovere veramente la creatività e la cultura trascurando la legalità? Il vostro affezionato Panda pensa proprio di no. Non è una questione unicamente di dignità morale, ma anche e soprattutto di efficienza sociale ed economica. Senza il rispetto dei diritti altrui, infatti, non può esistere una vera e stabile collaborazione tra individui. La sfiducia verso il prossimo crea un’ambiente basato sul segreto e sull’esclusione anziché sulla condivisione. Un ambiente che predilige la prudenza all’intraprendenza non può che essere...
...un deserto culturale (ed economico). Un ecosistema fondato sull’illegalità è intrinsecamente non-collaborativo e diffidente e, in quanto tale, fatalmente ostile all’innovazione ed alla creatività. Quest’ultime, infatti, richiedono investimenti e sforzi che devono poter essere almeno in parte tutelati, se si desidera che qualcuno continui a sostenerli. Inoltre innovazione e creatività comportano inevitabilmente una certa assunzione di rischio da parte di chi le abbraccia. Un ambiente a bassa legalità però esaspera i rischi e minimizza i vantaggi di chi crea innovazione, esasperandone l’incertezza ed i timori.
In parole povere, dove vige la legge del più forte o del più “furbo”, in realtà vige la legge del “non mi fido” e del “chi me lo fa fare”, ossia la legge del “non se ne fa nulla”. L’illegalità porta al conservatorismo ottuso e quindi al soffocamento della cultura in ogni sua forma e manifestazione. Senza cultura, né creatività, né fiducia, né legalità, una società diviene semplicemente un posto in cui non vale la pena di vivere. Non è un caso, d’altra parte, che nei paesi con bassi tassi di corruzione ed illegalità si riscontrino alti tassi di sviluppo economico ed altissimi tassi di scolarizzazione, acculturamento ed innovazione.
Come Roberto Saviano ha mostrato all’Italia intera coi suoi libri e la sua vita, cultura e criminalità (grande o piccola non conta) sono contrapposte. La sua vicenda inoltre ci insegna che solidarietà e cultura sono un tutt’uno e che quel tutt’uno anela alla legalità e alla giustizia. Tutte cause per cui vale sempre la pena battersi.
In quest’ottica il vostro affezionato Panda vuol qui ribadire l’importanza dei diritti d’autore. E’ una materia che suscita aspre contrapposizioni ideologiche, eppure pochi in Italia sanno cosa sia e come funzioni. Viviamo in tempi ricchi di opportunità culturali, in cui è possibile per chiunque, ad esempio, scrivere e pubblicare un proprio libro. I costi di produzione e distribuzione, grazie ai computer e ad Internet, sono scesi a tal punto da divenire virtualmente nulli e quindi accessibili a tutti. Se molti hanno il sogno di scrivere un libro, ben pochi però lo realizzano. Uno dei motivi di questa discrepanza è che i più semplicemente ignorano le generose possibilità fornite dalla tecnologia moderna (e-book, pubblicazioni on-line, ecc…) preferendo rivolgersi a canali più tradizionali come gli editori cartacei. Questi sono di fatto un filtro che spesso stronca le speranze dei neofiti e , peggio ancora, li porta in alcuni casi a divenire vittime di veri e propri raggiri. Anche in quei casi dove sussiste una visione positiva delle opportunità offerte da Internet, subito si affaccia un dubbio: se pubblico un libro su Internet, come faccio a tutelare il mio diritto d’autore evitando che qualcun altro si impossessi della mia opera?
Premesso che questa eventualità non è poi così frequente, va subito detto che molti sono erroneamente convinti che il diritto d’autore sia difendibile solo a fronte della registrazione dell’opera in un qualche albo o registro oppure tramite atti notarili o operazioni analoghe. Le prerogative del diritto d’autore invece provengono direttamente dalla legge, la quale per latro le riconosce contestualmente alla creazione dell’opera stessa. L’autore, in caso di contestazioni, dovrà solo poterne dimostrare la paternità, il ché risulta sicuramente problematico, ma non impossibile (auto-invii ante-pubblicazione dell’opera tramite raccomandate o email, affrancatura/ timbratura postale delle pagine, uso di fax, testimonianze, ecc.). L’eventuale deposito dell’opera presso la SIAE o analoghi, in caso di contenziosi, è una prova non obbligatoria né definitiva.
A queste prime considerazioni vanno poi aggiunte quelle del Copyleft, dell’Open Source e delle licenze Creative Commons che permettono di modulare il diritto d’autore, consentendo, ad esempio, ad altri la libera riproduzione dell’opera a determinate condizioni. Sono considerazioni, queste, non di poco conto poiché consentono una grande mobilità e diffusione della cultura senza dover rinunciare ad una giusta tutela della paternità dell’opera e dei desiderata dell’autore.
Questa visione più flessibile del diritto d’autore non deve essere confusa con una rinuncia completa ad un’eventuale sfruttamento commerciale. Per capirlo basti pensare, ad esempio, che il diritto d’autore non è applicabile all’intero settore della moda. Le contraffazioni di cui si sente spesso parlare in tal ambito riguardano solo il marchio apposto, non l’abito, le scarpe o la borsetta in quanto tali. In altre parole è perfettamente legale riprodurre fedelmente e vedere un capo griffato, a patto di non riprodurne anche il marchio commerciale (quello sì tutelato). E’ interessante notare come il settore della moda, pur privato di una tale tutela legale, non ne risenta minimamente (anzi, macina miliardi di euro a palate, ben oltre quanto facciano settori ben più tutelati come l’editoria od il cinema). Il Copyleft, non è, d’altra parte, una rinuncia od una negazione del diritto d’autore, ma solo una sua specificazione, in cui risulti chiaro cosa sia lecito fare e cosa no dell’opera intellettuale tutelata.
Essere consapevoli di queste faccende aiuta ad essere consumatori più responsabili incoraggiando la produzione culturale ed è anche un primo passo, se lo si desidera, per divenire produttori di cultura ed innovazione, anziché solo utilizzatori finali.
Un saluto a tutti dal Panda
P.S. - Ecco di seguito alcuni links interessanti:
http://www.dirittodautore.it/ (per restare in tema)
http://creativecommons.it/Licenze (Per conoscere le licenze Creative Commons in Italia)
http://www.copyleft-italia.it/libri/cc-manuale-operativo (Una guida sulle Creative Commons, concessa essa stessa tramite licenza Creative Commons)
http://www.robertosaviano.it/ (Il sito di Roberto Saviano)
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1 (Libera -Associazioni, nomi e numeri contro le mafie)
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