venerdì 11 novembre 2011

Top Secret

Segreti? Quali segreti? L’immaginario collettivo dovrebbe proprio darsi una svecchiata. E’ rimasto ancorato allo stereotipo creato da 007 negli anni ’60.

Ebbene il vostro affezionato Panda vi rivelerà un segreto: siamo nell’anno 2011, non negli anni ‘60!

Beh, non è poi questo gran segreto, direte voi, ma che volete farci? Viviamo in un epoca dove il “segreto” è ormai inutile. Il “Top Secret”, fatte le dovute eccezioni, è morto e sepolto da un pezzo. Perché?
Perché tenere segreta un’informazione è costoso, rischioso e comporta danni collaterali. Molto meglio distrarre. Se, su 7 miliardi di persone, qualche milione di persone si prendono il disturbo di scovare le informazioni “sensibili” dal diluvio di informazione e disinformazione che quotidianamente inondano il nostro piccolo pianeta, che problema c’è? Il potere non teme le eccezioni, teme le masse e per controllare queste basta controllare la loro attenzione. Che i pochi milioni di “curiosoni” gridino pure al mondo quel che hanno scoperto, nessuno li prenderà in considerazione, poiché la corrente mass-mediatica è ciò che dirige l’attenzione delle masse e non certo la notizia in sé. Il motivo di tutto questo è semplicissimo e non richiede nessun “complotto”: viviamo in un mondo sovraesposto ad un flusso largamente sovraumano di informazioni. Tutti, o quasi, gridano in questo flusso immane per farsi sentire e questo implica un gran chiasso in cui tutto si mischia. In questo caos informativo i disinformatori, i manipolatori ed i diffamatori di professione, messi in posti chiave dai poteri forti, hanno gioco facile a screditare chi infastidisce, qualora, per un qualche strano caso dovesse salire inavvertitamente un po’ troppa attenzione su di lui.

Il caso WikiLeaks , in quest’ottica, è esemplare. Di fatto, nella sua vita, ha rivelato solo segreti che già tutti sapevano. Certo, li ha documentati e provati, ma non ha posto all’attenzione delle masse delle informazioni shock. Non solo, la vicenda legata a Julian Assange e alla “sua” creatura si è presto fatta alquanto opaca e torbida. Questa opacità è cresciuta al punto tale che, ben presto, è divenuto oggettivamente impossibile stabilire se WikiLeaks fosse una realtà genuina oppure fosse stata manipolata, infiltrata o persino creata ad hoc come fonte di disinformazione organizzata. Ma il punto non è questo. Il punto è che WikiLeaks può aver spostato l’opinione pubblica un po’ più vicino alla realtà o alla menzogna, ma non ha rivelato nulla di veramente “ignoto”. Viviamo in una società dell’informazione in cui ogni argomento ed ogni ipotesi viene discusso. Dall’ipotesi più assurda a quella più concreta c’è spazio per tutto e per tutti. In questa realtà, non conta più cosa stai dicendo, ma solo se hai oppure non hai il potere di imporre l’attenzione pubblica su ciò che stai dicendo e se hai o non hai il potere di imporre una particolare chiave interpretativa su ciò di cui si discute.

Ma è proprio vero che non esistono più segreti? No, ovviamente qualche superstite resiste. In particolare resistono quattro tipi di segreti: le indiscrezioni sui politici (ottime per i ricatti incrociati), i segreti tecnologico/industriali (prima o al posto dei brevetti), i misteri economico/finanziari (a tutela dei grandi capitali) ed infine gli immancabili segreti militari (a tutela della guerra). La cosa interessante è che nessuno di questi riguarda direttamente le persone comuni e le loro vite. E gli UFO? E le scie chimiche? E lo sbarco sulla Luna? E gli omicidi dei Kennedy? E le teorie sull’11 settembre?

Eh, no! Quelli proprio non sono più segreti da un pezzo. I fatti sono a disposizione di chiunque. Persino la famigerata CIA divulga al pubblico una gran massa di informazioni. Il punto è: c’è qualcuno interessato ad analizzarle? C’è qualcuno che ha il tempo, l’intelligenza, la moderazione e l’istruzione per farlo in modo equilibrato? E se sì, di quanta gente stiamo parlando? Che mezzi informativi hanno ha disposizione? Sono screditabili? Sono emarginabili?

Benvenuti nel 2011! L‘agente segreto 007 dei giorni nostri non è un affascinate avventuriero al servizio di Sua Maestà, ma un burocrate ultra-specializzato al servizio di immensi apparati dediti al controllo dell’attenzione pubblica. Scopo della sua attività non è la ragion di stato, ma il lucro del suo “occulto” padrone. Le multinazionali bancarie, finanziarie, petrolifere, delle commodities, delle armi e del tabacco, i think-tank, le lobby, i gruppi di pressione… queste sono le uniche agenzie di intelligence realmente operative nel mondo e nel tempo in cui viviamo. L’interesse di stato non è contemplato. L’unico interesse contemplato è quello monetario. Se pensate che questo sia stato un passo avanti (stile “meglio gli affari che le lotte politiche”), guardate attentamente quel che successe in Argentina, Iraq ed Afghanistan, guardate a ciò che ha scampato l’Islanda e a quel sta capitando ora a Grecia, Portogallo ed Irlanda. Se ancora non vi basta, guardate quel che capiterà a breve all’Italia. Più di ogni altra cosa però, fate attenzione a chi lo ha fatto e lo farà capitare. Non fermatevi alle parole, guardate ai fatti: chi, cosa, quando e con quali conseguenze. Se avrete abbastanza tempo, costanza e pazienza, vedrete che non ci sono poi così tanti misteri, né così tanta complessità, né così tanti “sfortunati incidenti” come sembrerebbe guardando un qualsiasi telegiornale.

Se ancora non siete convinti, a titolo meramente esemplificativo, potete date uno sguardo qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui. Questo non è che un microscopico, infinitesimale assaggio, ma basta per farsi un'idea di massima.


Buon futuro a tutti dal Panda

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