Ebbene il vostro affezionato Panda vi rivelerà un segreto: siamo nell’anno 2011, non negli anni ‘60!
Beh, non è poi questo gran segreto, direte voi, ma che volete farci? Viviamo in un epoca dove il “segreto” è ormai inutile. Il “Top Secret”, fatte le dovute eccezioni, è morto e sepolto da un pezzo. Perché?
Perché tenere segreta un’informazione è costoso, rischioso e comporta danni collaterali. Molto meglio distrarre. Se, su 7 miliardi di persone, qualche milione di persone si prendono il disturbo di scovare le informazioni “sensibili” dal diluvio di informazione e disinformazione che quotidianamente inondano il nostro piccolo pianeta, che problema c’è? Il potere non teme le eccezioni, teme le masse e per controllare queste basta controllare la loro attenzione. Che i pochi milioni di “curiosoni” gridino pure al mondo quel che hanno scoperto, nessuno li prenderà in considerazione, poiché la corrente mass-mediatica è ciò che dirige l’attenzione delle masse e non certo la notizia in sé. Il motivo di tutto questo è semplicissimo e non richiede nessun “complotto”: viviamo in un mondo sovraesposto ad un flusso largamente sovraumano di informazioni. Tutti, o quasi, gridano in questo flusso immane per farsi sentire e questo implica un gran chiasso in cui tutto si mischia. In questo caos informativo i disinformatori, i manipolatori ed i diffamatori di professione, messi in posti chiave dai poteri forti, hanno gioco facile a screditare chi infastidisce, qualora, per un qualche strano caso dovesse salire inavvertitamente un po’ troppa attenzione su di lui.
Il caso WikiLeaks , in quest’ottica, è esemplare. Di fatto, nella sua vita, ha rivelato solo segreti che già tutti sapevano. Certo, li ha documentati e provati, ma non ha posto all’attenzione delle masse delle informazioni shock. Non solo, la vicenda legata a Julian Assange e alla “sua” creatura si è presto fatta alquanto opaca e torbida. Questa opacità è cresciuta al punto tale che, ben presto, è divenuto oggettivamente impossibile stabilire se WikiLeaks fosse una realtà genuina oppure fosse stata manipolata, infiltrata o persino creata ad hoc come fonte di disinformazione organizzata. Ma il punto non è questo. Il punto è che WikiLeaks può aver spostato l’opinione pubblica un po’ più vicino alla realtà o alla menzogna, ma non ha rivelato nulla di veramente “ignoto”. Viviamo in una società dell’informazione in cui ogni argomento ed ogni ipotesi viene discusso. Dall’ipotesi più assurda a quella più concreta c’è spazio per tutto e per tutti. In questa realtà, non conta più cosa stai dicendo, ma solo se hai oppure non hai il potere di imporre l’attenzione pubblica su ciò che stai dicendo e se hai o non hai il potere di imporre una particolare chiave interpretativa su ciò di cui si discute.
Ma è proprio vero che non esistono più segreti? No, ovviamente qualche superstite resiste. In particolare resistono quattro tipi di segreti: le indiscrezioni sui politici (ottime per i ricatti incrociati), i segreti tecnologico/industriali (prima o al posto dei brevetti), i misteri economico/finanziari (a tutela dei grandi capitali) ed infine gli immancabili segreti militari (a tutela della guerra). La cosa interessante è che nessuno di questi riguarda direttamente le persone comuni e le loro vite. E gli UFO? E le scie chimiche? E lo sbarco sulla Luna? E gli omicidi dei Kennedy? E le teorie sull’11 settembre?
Eh, no! Quelli proprio non sono più segreti da un pezzo. I fatti sono a disposizione di chiunque. Persino la famigerata CIA divulga al pubblico una gran massa di informazioni. Il punto è: c’è qualcuno interessato ad analizzarle? C’è qualcuno che ha il tempo, l’intelligenza, la moderazione e l’istruzione per farlo in modo equilibrato? E se sì, di quanta gente stiamo parlando? Che mezzi informativi hanno ha disposizione? Sono screditabili? Sono emarginabili?
Benvenuti nel 2011! L‘agente segreto 007 dei giorni nostri non è un affascinate avventuriero al servizio di Sua Maestà, ma un burocrate ultra-specializzato al servizio di immensi apparati dediti al controllo dell’attenzione pubblica. Scopo della sua attività non è la ragion di stato, ma il lucro del suo “occulto” padrone. Le multinazionali bancarie, finanziarie, petrolifere, delle commodities, delle armi e del tabacco, i think-tank, le lobby, i gruppi di pressione… queste sono le uniche agenzie di intelligence realmente operative nel mondo e nel tempo in cui viviamo. L’interesse di stato non è contemplato. L’unico interesse contemplato è quello monetario. Se pensate che questo sia stato un passo avanti (stile “meglio gli affari che le lotte politiche”), guardate attentamente quel che successe in Argentina, Iraq ed Afghanistan, guardate a ciò che ha scampato l’Islanda e a quel sta capitando ora a Grecia, Portogallo ed Irlanda. Se ancora non vi basta, guardate quel che capiterà a breve all’Italia. Più di ogni altra cosa però, fate attenzione a chi lo ha fatto e lo farà capitare. Non fermatevi alle parole, guardate ai fatti: chi, cosa, quando e con quali conseguenze. Se avrete abbastanza tempo, costanza e pazienza, vedrete che non ci sono poi così tanti misteri, né così tanta complessità, né così tanti “sfortunati incidenti” come sembrerebbe guardando un qualsiasi telegiornale.
Se ancora non siete convinti, a titolo meramente esemplificativo, potete date uno sguardo qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui o qui. Questo non è che un microscopico, infinitesimale assaggio, ma basta per farsi un'idea di massima.
Buon futuro a tutti dal Panda
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